Nasce un piano americano contro le crisi petrolifere di Ennio Caretto

Nasce un piano americano contro le crisi petrolifere Carter deciso a evitare altri sconvolgimenti Nasce un piano americano contro le crisi petrolifere DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — La visita del presidente Carter in Messico, che incomincia domani, quella del ministro della Difesa Brown in Arabia Saudita, finita ieri, e in qualche misura anche la visita del ministro del Tesoro Blumenthal in Cina a marzo segnano la nascita del piano americano di difesa dalla crisi del petrolio, di sostegno del dollaro e di ampliamento delle basi dell'economia occidentale. Il piano, dovuto all'interruzione della produzione del greggio e alla rivoluzione in Iran, e suggerito dalla amara esperienza del "73-'74, quando l'Opec fece esplodere i prezzi, comporta molto più che non la semplice ricerca di fornitori alternativi d'energia. Ne costituiscono parte integrante, infatti, anche gli interventi sui mercati internazionali dei cambi preannunciati dal governatore della riserva federale Miller, l'accordo tariffario commerciale concluso con la Cee e col Giappone e attualmente all'esame del Congresso, e gli sforzi dei Paesi industrializzati di coordinare ì propri tassi di crescita e riequilibrare le proprie bilance dei pagamenti. Nella conferenza stampa dell'altro ieri, Carter ha sottolineato che l'America deve anzitutto impedire che si ripeta la congiuntura del '73-'74, da cui scaturì la più grave recessione dalla fine della seconda guerra mondiale. A questo scopo occorre che gli approvvigionamenti petroliferi non diminuiscano, o se diminuiscono che i consumi vengano ridotti in modo tale da non colpire l'industria. Cinque o sei anni fa l'America fu travolta dalla scarsità di petrolio, cadde nella stagflation, la spirale inflazionistica e recessiva, e coinvolse nella crisi l'intero Occidente. Di colpo si deprezzò il dollaro, crebbe la disoccupazione, e alcuni paesi presero misure protezionistiche. In Messico il presidente cerca, con maggiore urgenza, quello che Brown ha cercato e Blumenthal cercherà in Cina, cioè un'arteria petrolifera stabile e continua. A differenza dell'Arabia Saudita, e come la Cina, il Messico non fa parte dell'Opec: al pari delle due altre nazioni, possiede risorse di greggio incalcolabili. Carter ha detto che -la deci¬ sione sul loro sfruttamento dipende interamente dal governo del presidente Portillo». Ma il ministro dell'Energia Schlesinger è stato più esplicito, sostenendo l'opportunità di formare un'associazione dei produttori non appartenenti al cartello. Tale associazione, per la natura degli Stati che la comporrebbero, sarebbe meno esposta dell'Opec a sconvolgimenti politici, e avrebbe una linea più moderata. La riduzione dei consumi interni americani è riassunta nel progetto di legge presentato dallo stesso Schlesinger al Congresso, e su cui i parlamentari si pronunceranno il 26 prossimo. Esso prevede, in caso di emergenza, la chiusura dei distributori di benzina il sabato e la domenica, l'obbligo per gli statali di recarsi al lavoro con mezzi pubblici e non con auto private, il bando delle insegne pubblicitarie elettriche e al neon, e un limite di 18 gradi nel riscaldamento. In certi Stati, come quello di New York, o il New Jersey, o il Connecticut, i governatori contemplano anche il razio-, namento della benzina. Schlesinger non ha escluso l'aumento del dieci per cento del prezzo del carburante, e multe fortissime per chi supera le 55 miglia orarie. A più lunga scadenza il ministro dell'Energia ha annunciato la conversione dell'industria al carbone, quella delle auto di grossa cilindrata al diesel, e lo sviluppo dei settori atomico e solare. «/ Paesi dell'Opec — ha ammonito —producono più petrolio da quando l'Iran s'è fermato. Ma non lo vendono a 13, 40 dollari al barile come stabilito dal cartello, bensì a 20, sul merco to Ennio Caretto (Continua a pagina 2 in settima colonna)

Persone citate: Blumenthal, Brown, Miller, Portillo, Schlesinger