Bazargan tenta la ricostruzione

Bazargan tenta la ricostruzione Bazargan tenta la ricostruzione NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEHERAN — Il potere islamico fa i primi passi dopo le folli giornate che hanno permesso alla rivoluzione iraniana di spazzar via la moribonda monarchia. Mehdi Bazargan ha occupato lunedi pomeriggio l'ufficio di primo ministro che era stato di Bakhtiar. Il governo provvisorio — del quale sono stati nominati pochi membri — e il movimento religioso affermano d'avere in mano la situazione politica. Ancora sotto l'effetto dei recenti avvenimenti, la folla è agitata e inquieta: si domanda quali siano le intenzioni reali dell'esercito e se la sua caduta non sia invece un espediente di guerra. Di fatto il personale presente nelle caserme cadute domenica era relativamente poco numeroso. Lo stesso s'è visto lunedì mattina, quando gli insorti hanno attaccato le caserme di Saltana Abad e di Lavisan, dove avrebbero dovuto trovarsi diecimila uomini della Guardia imperiale e i tremila • immortali-. Inoltre, se i coscritti erano chiaramente felici di quanto accadeva, lo stesso non si può dire per gli ufficiali e per la maggior parte dei javidan, che si sono arresi con la morte in cuore, piangendo di rabbia e d'amarezza. Infine circa 250 elicotteri sono scomparsi dalla base e per il momento non si sa dove siano. Di qui a pensare che gruppi di •duri- si nascondano e preparino un contrattacco, il passo è breve. Negli ambienti vicini all'a.yatollah Khomeini ci si mostra più sereni Anzitutto i religiosi escludono il pericolo di una guerra civile in quanto occorrerebbe che una parte consistente della popolazione si ribellasse al nuovo regime, il che è inconcepibile. Ritengono infine, alla luce degli ultimi eventi, che un gruppo di desperados non avrebbe alcuna possibilità di riuscita perché sarebbe completamente isolato. Ciò nonostante il nuovo potere ha preferito adottare alcune precauzioni, epurando i quadri militari. I religiosi si rendono ugualmente conto che la popolazione può essere tentata, scoprendo le prigioni della Savoie, di fare giustizia sommaria. Sia per necessità (il movimento religioso non ha abbastanza dirigenti, soprattutto in campo economico), sia per convinzione (è un democratico sincero), Bazargan ha fatto un'apertura verso nntellighentzia (ateo, a rischio di scontentare numerosi ulema. Allo stesso modo ha sottolineato la necessità di garantire la libertà d'espressione, e cioè la critica. Combattendo i religiosi più intransigenti sul loro stesso terreno, senza dirlo esplicitamente, ha ricordato che la critica «fa parte dell'essenza dell'Islam» Le giornate folli di Teheran hanno fatto dimenticare questo linguaggio rigoroso da uomo di Stato responsabile. Bazargan vorrebbe tornare alla carica, con l'obiettivo di rimettere in marcia il Paese. Ma sarà anche necessario che molto rapidamente équipes serie e competenti si mettano al lavoro per definire la nuova strategia di sviluppo, il che non sarà facile tenendo conto dell'eredità lasciata dallo Scià — un'economia che dipende molto dall'estero — e della situazione creata da un anno di disordini e da quattro mesi di sciopero generale. Paul Balta Copyright «Li* Mu idc» e per ricaliti « 1 - j Stampa»

Persone citate: Abad, Bakhtiar, Khomeini, Mehdi Bazargan, Paul Balta, Savoie

Luoghi citati: Teheran