Compromesso storico in alcune Regioni? Napolitano: «È un discorso costruttivo» di Luca Giurato

Compromesso storico in alcune Regioni? Napolitano: «È un discorso costruttivo» PER FORMARE UH OOVERHO COR L'APPOGGIO DEI COMUNISTI Compromesso storico in alcune Regioni? Napolitano: «È un discorso costruttivo» ROMA — Onorevole Napolitano, sta per cominciare il secondo giro di consultazioni. Quante sono le probabilità di riuscita? «Mi pare molto difficile quantificarle — dice l'autorevole esponente del pei —. Sono esclusivamente legate ai margini che la de ha lasciato ad Andreotti nella ricerca di risposte non generiche e marginali, ma consistenti e valide alle esigenze poste dal pei e da altri partiti». Che idea vi siete fatti, qui alle «Botteghe Oscure», dei «margini» de? «AìTi sembra che la democrazia cristiana tenda maliziosamente a concentrare l'attenzione sul problema della composizione del governo». Ma è il punto-chiave della vicenda. «Noi siamo partiti ponendo tre problemi, ovvero giudicando la situazione insostenibile sotto tre profili». Quali? «Primo: lo scarto crescente tra l'acutezza di alcune questioni fondamentali della vita nazionale e la linea o l'azione del governo. Secondo: il deterioramento dei rapporti tra i partiti della maggioranza per prevalente responsabilità della de. Terzo: l'inadeguatezza della struttura e della composizione del governo. Ci sembra che la de abbia lasciato ad Andreotti margini assai ristretti su tutti e tre questi problemi». Ristretti sino a una chiusura totale o ritenete ci sia quello spiraglio di cui parla Zaccagnini? «La de — spiega Napolitano — sembra disponibile ad apportare correttivi al programma o alla linea di politica interna ed economica del governo. Tali correttivi, però, non sembrano né sostanziali né garantiti da segni tangibili di rilancio della solidarietà tra i partiti della disciolta maggioranza e da mutamenti qualitativi nell'assetto del governo». La de si dice disposta a discutere su tutto, dal programma alla struttura. Dice «no» solo a ministri comunisti nel governo. Ma voi lo sapevate. Che vi aspettate, che la de dica, all'improvviso, «Prego, accomodatevi»? «Noi non abbiamo messo al centro della nostra iniziativa la previsione di risposte positive da parte della de». E allora? Napolitano: «Ci siamo mossi perché convinti che il nostro partito non potesse lasciar deteriorare ulteriormente il clima politico e sociale del Paese senza reagire. Non potevamo tollerare che crescessero pressioni e manovre in senso anticomunista, sotto l'ombrello di una maggioranza comprendente il pei. Non abbiamo escluso, però, che la de, messa di fronte alle sue responsabilità, potesse compiere una riflessione seria, operando le necessarie correzioni, compiendo delle aperture coraggiose. Fino ad ora le risposte non sono andate in questo senso». I leaders de dicono d'aver aperto tutto quello che era possibile. Perché il pei insiste per entrare al governo pur sapendo benissimo che la de dirà di no? C'è chi dice che voi avete fatto la crisi per arrivare alle elezioni anticipate. «Noi non abbiamo mai voluto le elezioni anticipate. Abbiamo cercato di evitarle nel '76. quando vi si arrivò per colpa esclusiva della de, che allora rifiutò anche soltanto un ac¬ cordo parlamentare di fine legislatura». Anche la de dice di non volere le elezioni. Sino ad oggi, è l'unica cosa che de e pei hanno detto in comune. «Lo democrazia cristiana sembra attestata su quello che definisce un limite invalicabile e addirittura ripropone, con le sortite di troppi suoi autorevoli esponenti, vecchie, inammissibili pregiudiziali nei confronti del pei». «I dirigenti democristiani — vuol precisare Napolitano — mostrano di non comprendere che la vera risposta che essi sono tenuti a dare è questa: come garantire l'impegno pieno e quotidiano di solidarietà tra i partiti democratici di cui ha bisogno il Paese per affrontare situazioni drammatic/he e come garantire una maggiore autorità politica e morale del governo, mantenendo una pregiudiziale contro l'ingresso dei comunisti nel governo nazionale e perfino nelle giunte di governo delle regioni meridionali?». Se la de dicesse: io porto il pei al governo con noi in trequattro grosse regioni d'Italia in cambio dell'appoggio dei comunisti ad un governo nazionale senza ministri comunisti. Questo sarebbe un discorso costruttivo. Servirebbe a sbloccare la situazione? «Potrebbe essere parte di un discorso costruttivo». E l'altra parte quale sarebbe, on. Napolitano? «Le altre parti sarebbero quelle relative ai provvedimenti più qualificanti di riforma nel campo economico-sociale e nel campo politico, che sono stati sinora ostacolati; quelle relative a nuovi impegni contro il terro¬ rismo; quelle, infine, relative ad una sostanziale rielaborazione del piano triennale e allo scioglimento di nodi rimasti troppo a lungo irrisolti, specie per il Mezzogiorno. Ma con quale governo si può garantire tutto ciò, evitando il riprodursi delle insufficienze, delle ambiguità e dei guasti del recente passato? A questo problema non si sfugge. Noi abbiamo fatto la proposta che tutti conoscono. Non abbiamo mai nascosto la nostra disponibilità a valutare proposte diverse dalla nostra. Proposte alternative valide che possono da noi essere obiettivamente valutate ancora non ce ne sono state formalmente folte». ' E i tecnici, vi stanno bene? «Non è dal pei che può venire una proposta di governo con i tecnici. Se verrà da altri, vedremo di che cosa esattamente si tratti ed esprimeremo un nostro giudizio». E il governo paritario? «E'la de, anzitutto, che deve pronunciarsi. Non ha senso chiedere a noi di pronunciarci in questa fase. Oltretutto, la proposta non è stata formalizzata. Infine, richiederebbe numerosi chiarimenti, perché non è stato precisato da nessuno, neppure da Craxi, come la metà dei ministri non de dovrebbe essere scelta. Con quali criteri, in quali aree. In queste condizioni, mi pare del tutto prematuro chiederci una nostra valutazione». Crede più alle elezioni anticipate o all'accordo? «Io credo alla necessità dell'accordo. Non posso non essere dubbioso sulla possibilità di realizzarlo viste le attuali posizioni della de». Luca Giurato

Persone citate: Andreotti, Craxi, Napolitano, Zaccagnini

Luoghi citati: Italia, Roma