I «manigot» tutti d'oro
I «manigot» tutti d'oro Frutta e verdura: prodotto scarso e scadente, prezzi alle stelle I «manigot» tutti d'oro II caso più clamoroso è quello della lattuga trocadero: quella importata dalla Francia costa fino a 4 mila lire il chilo; la nostrana, 1200-1500 - Le arance arrivano a 800 lire il chilo all'ingrosso (al dettaglio, aumento deir80 per cento) - Stabile il prezzo delle patate Ancora giorni difficili per le massaie che vogliono mettere in tavola un po' di frutta e di verdura: il prodotto è scarso, la qualità scadente, i prezzi sono allarmanti. Quattromila lire il chilo la lattuga trocadero, duemila i finocchi. Non era mai [successo. Tutta colpa di un inverno particolarmente rigido. Gelo e neve, soprattutto in gennaio, hanno flagellato l'intera penisola, danneggiando gravemente gli «orti, a cui attinge per tradizione il mercato torinese: Liguria. Marche, Sardegna, Puglia e Sicilia. I rifornimenti hanno subito un brusco rallentamento. Ci sono stati giorni in cui s'è temuto perfino un black-out negli approvvigionamenti. Da contare sulle dita i camion che scaricavano merce in via Giordano Bruno. Spesso intere partite di merce venivano scartate perché il prodotto era stato bruciato dal freddo intenso durante il trasporto. In febbraio la situazione è migliorata: -In media arrivano 15-16 mila quintali di marce al giorno con punte tino a 20-25 mila quintali il lunedi e il venerdì', informa il direttore del mercato all'ingrosso Giuseppe Godino. Sono quantitativi di poco inferiori a quelli giunti nello 'stesso periodo in questi ultimi 'anni. Una parte della verdura è colti- vata in serre: il resto è frutto dei raccolti che ancora si possono fare nelle zone investite dal gelo. -Si è salvato spesso soltanto il 20-25 per cento del prodotto-, informa un importatore. E anche quel poco che risulta danneggiato è deperibilissimo. -La qualità è scadente, sovente i compratori rifiutano insalata, spinaci e cime di rapa perché hanno un aspetto poco invitante e cosi ci tocca buttare via la roba-, dice Francesco Fiandra, responsabile del sindacato verdurieri. Per contro, i prezzi salgono alle stelle. A novembre, il prezzo medio della verdura all'ingrosso era di 253 lire il chilo: in dicembre è salito a 305; oggi supera le 500 lire. Allo stesso modo si è comportata anche la frutta: da 591 lire il chilo, prezzo medio all'ingrosso di novembre, si è giunti tra gennaio e febbraio a 700 lire. Proiettate al consumo queste cifre si triplicano e testimoniano la difficoltà per molte famiglie di portare sulla tavola cibi altre volte consueti. Il caso forse più clamoroso è rappresentato dalla lattuga trocadero, il «manigot.. torinese: quella importata dalla Francia si paga all'ingrosso fino a 2 mila lire il chilo e tocca le 4 mila lire al dettaglio. La trocadero nostrana, che viene soprattutto dal Sud, porta i segni del maltempo e le possibilità di conservarla sono limitate: il suo prezzo, all'ingrosso, si aggira intorno alle 600-700 lire il chilo (1200-1500 al dettaglio), «ma nessuno la vuole-, afferma un negoziante, spiegando: «// consumatore à un po' viziato, pretende solo prodotti di qualità e si spaventa davanti a qualche foglia bruciata dal freddo-. Care anche le costine della Riviera: si pagano, al dettaglio, 1500-2000 lire"il chilo, -tre-quattro volte tanto il prezzo di un mese fa-. Quasi altrettanto (1400-1600 il chilo) costano al dettaglio le cime di rapa: 1400-1800 (anche 2000) i finocchi (mille lire il chilo all'ingrosso). «Per due casse di finocchi, 26 chili di ro<- ì, ho speso 30 mila lire — racconta Fiandra —. In negozio ho scoperto tre chili di tara; tre chili di legno inutile che ho pagato tremila lire: tenendo conto dello scarto, quale prezzo devo praticare al pubbblico per non lavorare in perdita?-. Se i negozianti denunciano difficoltà, i compratori restano perplessi davanti ai cartellini dei prezzi. Tra dicembre e gennaio i cavoli costavano 450 lire il chilo; oggi si pagano il doppio. Stabile il prezzo delle patate: 250-300 lire il chilo al dettaglio. -Forse ci sarà una riduzione-, pronosticano al mercato. Una notizia buona fra tante poco allegre, una promessa contro la realtà d'ogni giorno. Non basta a riequilibrare bilanci in bilico perenne. Sul fronte della frutta le brutte notizie vengono dalle arance: il prezzo è in ascesa. Quindici giorni fa all'ingrosso i tarocchi si pagavano 600-650 lire; ieri hanno sfiorato le 800 lire. Al dettaglio si arriva a un ulteriore rincaro del 70-80 per cento che, in sostanza, quadruplica il prezzo alla pianta (450 lire). Di fronte a questi prezzi che preoccupano un po' tutti, stanno quelli delle primizie, che trovano più cultori di quanto si possa immaginare sebbene il sapore e la qualità del prodotto non corrispondano al prezzo. Cosi, per esempio, i pomodori di serra: all'ingrosso costano 1500-1700 lire il chilo. Un paio di settimane fa si potevano comperare a 500-600 lire. La richiesta ha portato il prezzo alle stelle. Lo stesso vale per i peperoni fuori stagione: 1500-2000 lire il chilo all'ingrosso. E al dettaglio? Basti un esempio: mille lire per una pesca grossa come una noce e non altrettanto ricca di gusto. Ma viene dal Brasile e c'è chi per il piacere dell'esotico è pronto a far pazzie. Renato Romanelli
Persone citate: Fiandra, Francesco Fiandra, Giuseppe Godino, Renato Romanelli
Luoghi citati: Brasile, Francia, Liguria, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia
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