Caso Moro di Gianfranco Franci

Caso Moro Caso Moro (Segue dalla 1 ' pagina) glione e del senatore Cervone con un presunto brigatista di cui, sia pure in termini vaghi, riferì anche alla Camera il ministro dell'Interno Rognoni nel dibattito sul «caso Moro». «Tutto il resto — si legge nella dichiarazione congiunta — è privo di ogni fondamento ed è gravissimo il fatto che si insinuino sospetti di responsabilità cosi atroci a carico di organi dello Stato». Dal canto suo. il ministro Rognoni ha detto: «Ricevuta notizia da Cervone che egli era venuto a sapere dell'eventualità di una riunione dei principali esponenti delle Brigate rosse in un giorno, ora, luogo che riteneva di poter tempestivamente comunicare, d'accordo con il collega Ruffini si allertò per qualsiasi evenienza il reparto operativo tecnicamente più idoneo per la possibile operazione. Qualche giorno dopo Cervone fece sapere che la supposta riunione non avrebbe più avuto luogo. Il generale Dalla Chiesa fu da me invitato a prendere contatto con Cervone per accertare l'attendibilità e la serietà delle indicazioni da lui ricevute; cosa che fece e di cui informò l'autorità giudiziaria'. I commenti a Montecitorio sulle presunte «rivelazioni» del settimanale sono stati per lo più ispirati a incredulità. I socialdemocratici hanno attribuito l'accaduto ad un tentativo di rendere più difficile l'attuale crisi di governo nel momento in cui si tenta di ricomporre il quadro di solidarietà nazionale. Gianfranco Franci (Il servizio a pagina 9)

Persone citate: Cervone, Dalla Chiesa, Rognoni, Ruffini