Il fallito accordo con la Norvegia aumenta le difficoltà della Volvo
Il fallito accordo con la Norvegia aumenta le difficoltà della Volvo La casa automobilistica di Goteborg resta interamente svedese Il fallito accordo con la Norvegia aumenta le difficoltà della Volvo Il mancato arrivo dei capitali del governo di Oslo obbligherà a rinviare il lancio di nuovi modelli - Determinante per il «no» alla vendita parziale l'atteggiamento dei piccoli azionisti STOCCOLMA — Davide ha battuto Golia. Cosi si può forse riassumere la sensazionale svolta nella conclusione dell'accordo tra la Volvo e il governo norvegese. I piccoli azionisti della società di GOte borg. infatti, opponendosi a ogni progetto di estensione della ditta al di là dei confini hanno impedito che l'accordo stesso venisse ratificato. Ecco come sono andati i fatti. In Svezia esistono due Case automobilistiche: la Volvo e la Saab. Si tratta di aziende relativamente modeste (180 mila e 75 mila vetture all'anno rispettivamente) con produzione di alta qualità, differenziata, ma non complementare. Dopo anni che si parlava di fonderle in una sola, finalmente nel maggio 1977 venne presentato un piano concreto che prevedeva, tra l'altro, una predominanza Volvo nella fabbricazione e nel marketing. Tre mesi dopo la Saab faceva marcia indietro. La Volvo informò allora che per non perdere il potere di penetrazione sul mercato in Svezia e nel mondo doveva sviluppare un nuovo modello, ma. mancandole i capitali, chiese al governo svedese un prestito a lungo termine e senza interessi di un miliardo di corone, pari a circa 200 miliardi di lire. Il governo rifiutò, più che altro per ragioni di principio: la Volvo è una società privata con un bilancio almeno in pareggio e deve cercarsi in proprio i finanziamenti. La Volvo, però, è in cattive acque: il valore delle azioni passa da 225 a 48 corone, tra l'altro per il fiasco colossale nell'operazione Daf. Alla fine del maggio 1978 la Volvo, che ha agito in gran segreto, presenta un accordo preliminare con il governo norvegese: verrà costituita una holding e il 40 per cento della proprietà Volvo passerà alla Norvegia. Il nuovo modello verrà studiato e costruito a Oslo, ove si trasferiranno tra l'altro anche il reparto motori marini (Penta) e diversi uffici direttivi del complesso. La Norvegia fornirà alla Volvo abbondantissimi capitali (si parla di una somma pari a 500 miliardi di lire) alle condizioni richieste più una concessione di ricerca nel Mare del Nord. Le operazioni finanziarie saranno condotte dalla Handelsbanken. Il 19 dicembre la Volvo invia agli azionisti il testo di tutti gli accordi ed una analisi sugli sviluppi previsti per l'80 e convoca un'assemblea straordinaria per il 30 gennaio 1979 che dovrà ratificare, con almeno il 66,66 per cento dei voti, come prevede lo statuto, la creazione della holding. La Saab e la Se-Bank dichiarano, che la Svezia ha tutto da perdere nell'affare Volvo-Norvegia e propongono una alternativa svedese per i finanziamenti. L'associazione dei piccoli azionisti (25 mila privati' con un massimo di dieci azioni ognuno guidati da un commerciante in stoffe molto combattivo) invita i suoi aderenti a respingere l'accordo: asserendo che con la costituzione della holding l'unica a guadagnarci sarà la Norve¬ gia, mentre molti operai Volvo (si parla di 10-15 mila persone) rimarranno disoccupati. Mano mano che il giorno dell'assemblea si avvicina; cresce l'attività attorno all'af-' fare Volvo: il primo ministro norvegese si reca a Goteborg e tiene comizi agli operai in favore del si. i sindacati si spaccano in due. la Handelsbanken invita i grandi azionisti a votare a favore, la Se-Bank invita a votare contro. Le critiche all'accordo salgono intanto di tono: la Volvo, dicono ormai molti esponenti politici ed economici, non deve diventare norvegese. Alcuni grandi azionisti (come il Fondo pensioni, un ente di carte di credito e banche minori) decidono per prudenza di astenersi dal voto di assemblea il che equivale, nel caso specifico, a un no alla proposta del consiglio d'amministrazione di ratificare l'accordo. Il 26 gennaio scorso Gyllenhammar. dopo aver ottenuto il blocco delle azioni in Borsa, constatato che i no sicuri raccolgono già il 40 per cento delle azioni, decide di annullare la convocazione dell'assemblea straordinaria. La Volvo intanto continua con le sue difficoltà e se non interverranno presto fattori nuovi dovrà rassegnarsi a perdere sempre più mercato a favore della concorrente' Saab che, ben conoscendo i propri limiti, ha preferito un »più semplice accordo commerciale ad un assai più gravoso accordo industriale. Una cosa è certa: di nuovi modelli Volvo non si parlerà per molto tempo a venire. Walter Rosboch
Persone citate: Golia, Gyllenhammar, Penta, Walter Rosboch
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