L'uomo che inventò la cambiale

L'uomo che inventò la cambiale Francesco Patini, mercante medioevale, tumulato a Prato, L'uomo che inventò la cambiale PRATO — A Prato sono stati tumulati nella monumentale chiesa di San Francesco i resti delle spoglie mortali del mercante medioevale Francesco Datini, meglio conosciuto come l'inventore della cambiale e del prototipo della •carta di credito». Nel novembre scorso, durante I lavori di restauro nella stessa chiesa, vennero alla luce i resti di Datini; ieri nel corso di una cerimonia alla presenza delle autorità cittadine, è avvenuta la definitiva tumulazione ai piedi del presbiterio sotto una grande lapide tombale. C'è forse qualcosa di simbolico nel fatto che, mentre il capitalismo moderno si sta interrogando ansiosamente sul proprio futuro, siano venute alla luce (e siano state successivamente tumulate), le ossa di un grande capitalista di più di cinquecento anni fa. Infatti, anche se i libri di storia delle scuole generalmente lo ignorano. Francesco di Marco Datini fu uno degli uomini più potenti del suo tempo: una sorta di impasto di Rothschild e Krupp nell'Europa del Trecento. Iscritto all'.arfe del cambio» (un «club di grandi finanzieri-) ed all'.arte della lana» (una specie di Federtessile dell'epoca), possedeva e gestiva imprese e compagnie in ogni parte d'Europa. Si può dire che la sua fosse una grande multinazionale." con alcune caratteristiche finanziarie non troppo distanti dalle multinazionali di oggi, ivi compresa quella di esser controllata da una sorta di «holding company.. Come i capi di molte multinazionali moderne. Francesco Datini era insensibile alle vicende spicciole della politica, anteponendo loro la logica del commercio. Quando il Papa, ad Avignone, espropriò ed incarcerò i mercanti toscani suoi 'compatrioti, Datini continuò ugualmente a fare affari con la Santa Sede. Come molti grandi industriali e finanzieri di oggi. Datini si spostava instancabilmente da un Paese all'altro, con i mezzi più veloci che la tecnologia dell'epoca mettesse a disposizione. Molti storici lo hanno dipinto come uomo privo di scrupoli, intento solo a far soldi. In realtà. Datini fu tra i primi a collezionare antichità: perfezionò strumenti finanziari, come la cambiale, e la lettera di cambio. In un'epoca in cui i ricchi mercanti tenevano un conto intestato a •messer Domineddio» dove scrivevano la beneficenza, li superò tutti, lasciando tutte le sue ricchezze ad una sorta di Fondazione, che esiste ancora oggi e che si occupa dei poveri di Prato. In questa città, a Palazzo Datini. sono raccolti i suoi libri contabili e la sua corrispondenza, preziosa testimonianza dei suoi fatti, ed eventuali misfatti, che ha avuto il coraggio di lasciare ai posteri. Nelle chiese di Prato si celebra ancora oggi, in base ad un preciso lascito, una Messa al giorno per la sua anima. Il ritrovamento dei suoi resti è l'occasione per porsi una domanda inquietante: perché mai l'epoca dei Datini e dei grandi imprenditori multinazionali è tramontata rapidamente, mezzo millennio fa? Perché quest'organizzazione efficiente è stata abbandonata e si è avuta una crisi economica di durata secolare? Non ci sarà per caso il pericolo che il capitalismo del Ventesimo secolo faccia la fine di quello del Quattordicesimo? m. d.

Luoghi citati: Avignone, Europa, Prato