Sanremo: hanno portato via dall'ospedale la salma della loro parente morta di tifo

Sanremo: hanno portato via dall'ospedale la salma della loro parente morta di tifo Famiglia di immigrati che vive a Vallecrosia, in provincia di Imperia Sanremo: hanno portato via dall'ospedale la salma della loro parente morta di tifo Non sapevano di violare precise disposizioni di legge - Sono stati denunciati alla procura della Repubblica - Quasi un giallo per una notte: la polizia non trovava l'automobile dei parenti SANREMO — Una giovane donna, Maria Seva Soccorsa in Schipilliti, 28 anni, da Vallecrosia, madre di due bambini, è morta di tifo la notte scorsa all'ospedale di Sanremo. Il fatto sconcertante, che potrà avere conseguenze di natura penale in seguito a una denuncia presentata alla procura della Repubblica, è che i congiunti della donna, malgrado l'opposizione del personale medico e paramedico di guardia all'ospedale, subito dopo che era stato accertato il decesso, si sono portati via il cadavere caricandolo su un'autovettura di loro proprietà, sottraendo in questo modo la salma ai riscontri stabiliti da precise norme legislative. In un primo tempo l'episodio si era tinto di giallo perché una pattuglia di agenti del locale commissariato, subito avvisata dal medico di guardia, non era riuscita a rintracciare l'auto degli Schipilliti, neppure davanti la loro abitazione di via Roma 35 a Vallecrosia. Ieri mattina, invece, tutto si è chiarito: i famigliari della giovane donna (immigrati meridionali), ritenendo di esercitare un loro di- d'abito, come solìtamenta avviene, in un lenzuolo preventivamente disinfettato. E conferisce all'ufficiale sanitario altre prerogative come, ad' esempio, quella di disporre^ (non è il caso specifico) il seppellimento urgente-. «Per fortuna fatti come questo non sono molto frequenti — dice ancora il direttore sanitario dell'ospedale —, ma comunque, quando avvengono, il personale medico non può farci nulla. Una più decisa opposizione potrebbe scatenare nei parenti disperati gesti inconsulti. Bisogna capirli: sono sconvolti per la morte del famigliare e non sentono nulla e nessuno. In questi casi invece potrebbero intervenire gli agenti di polizia in servizio presso gli ospedali, che a Sanremo però non ci sono-. Mentre i famigliari della poveretta, responsabili di quanto accaduto, dovranno rispondere all'autorità giudiziaria, l'ufficiale sanitario di Vallecrosia, adottati i provvedimenti del caso, dovrà accertare anche le cause che han¬ no fatto ammalare di tifo Maria Seva Soccorsa Schipilliti. Maria Soccorsa Seva era la più giovane di 4 fratelli. Questi ultimi, assieme al marito Nicola Schipilliti, 30 anni, ora formulano alcune accuse: «Quando Maria si è sentita male — dicono — la febbre le era salita a 40 gradi; l'abbiamo fatta ricoverare all'ospedale di Ventimiglia. L'hanno tenuta dieci giorni in osservazione, senza capire cosa avesse. Poi, quando lunedi scorso è caduta in uno stato di pre-coma, senza avvisarci l'hanno fatta trasportare all'ospedale di Sanremo». I tre fratelli ed il marito non sanno come Maria Soccorsa abbia contratto la malattia e non sanno neppure di essere stati denunciati per aver sottratto il cadavere alle autorità sanitarie. «Dopo l'incredibile esperienza passata all'ospedale di Ventimiglia, siamo andati a Sanremo e ci siamo portati via Maria. Era ancora viva, — affermano — ma purtroppo è morta mentre stavamo tornando a casa». Renato Olivieri Maria Soccorsa Seva ritto, erano tornati a casa, dopo aver radunato altri parenti che abitano nella zona. Per tutta la notte hanno vegliato la salma, ignari di aver violato le norme in materia di decessi per malattie infettive. La polizia di Sanremo ha provveduto a denunciare i responsabili e a investire del caso l'ufficiale sanitario di Vallecrosia per provvedimenti igienico-sanitari che ora si renderanno necessari. Maria Seva Soccorsa era stata ricoverata nel reparto malattie infettive dell'ospedale di Sanremo lunedi scorso perché affetta da febbre tifoide. L'altra notte, verso le 3 e trenta, le sue condizioni si sono improvvisamente aggravate (è sopraggiunta la broncopolmonite) e la poveretta è deceduta per conseguente collasso cardiocircolatorio. I famigliari ai quali, come sempre accade in casi del genere, era stato vietato l'ingresso nel reparto di isolamento, appena informati del decesso non hanno voluto, ascoltare nessuno, hanno strappato la congiunta dal letto di morte e l'hanno trasportata su un'auto, parcheggiata fuori dell'ospedale. Alcune ore dopo il direttore sanitario, Giuseppe Rovere, appresa la notizia, ha avvisato l'ufficiale sanitario e subito dopo la procura della Repubblica per l'accertamento delle responsabilità. «La salma deve rimanere al-, meno 24 ore nel posto dove è avvenuto il decesso e messa a disposizione delle autorità competenti — dice Rovere —. Sono disposizioni di legge ben precise alle quali non si può derogare-. «Specie quando, come in questo caso — aggiunge l'ufficiale sanitario del comune di Sanremo, prof. Alessandro Grappiolo —, il decesso è sopravvenuto a causa di una malattia infettiva. L'articolo 16 del regolamento di polizia mortuaria dispone infatti che in casi del genere si avvolga con cautela la salma così come si trova senza cambiarla