Non si scherza con i fantasmi

Non si scherza con i fantasmi STORIA DI UNA BURLA «INFERNALE» Non si scherza con i fantasmi DA quando era stato de-; tronizzato dal ruolo di banditore Antonio, strappava la vita facendo il servitore nella casa del far-j macista. Veramente nei ranghi della servitù vera e! propria non era mai stato ammesso: gli erano state ri-! conosciute semplicemente le funzioni di persona addetta ad aiutare le serve nei lavori di fatica.. Che. per la verità, erano tanti ed estenuanti in quel paese tutto saliscendi: il carico dell'acqua dalla fonte alla cisterna della casa, il trasporto delle lunghe tele tessute a mano fino al fiume dove le donnei le sbiancavano, l'assistenza' che prestava alle lavatrici di grano quando la metà del raccolto, dovuto al padrone farmacista per gli affitti, veniva steso sulla piazza dopo la lavatura. In tutte queste operazioni, magro e minuscolo co-* m'era. Antonio sembrava che fosse lì lì per vacillare, sia che avesse il carico sulle spalle sia che si trascinasse fra le stanghe del carretto. E poiché tutti sapevano che aveva cinque figli, lungo la via e soprattutto in prossimità dei crocicchi dove la strada si faceva più ripida, lo inseguivano lazzi e parole salaci o volutamente misteriose. Ma la sua maledizione; erano le burle che le serve perpetravano e consumavano ai suoi danni quando riuscivano ad attirarlo nel fondaco, nella cucina e soprattutto nella dispensa, do-' ve gli angoli bui consentivano lunghi sghignazzi e roventi appelli all'uomo a dar prova della sua virilità. Un giorno che le folate" dello scirocco proveniente dal mare vicino erano come tante carezze di fuoco per le ragazze della servitù, fu proprio Fiorinda a pensarne una infernale. Le altre donne, pronte a farle da complici, suggerirono ad Antonio di passare dalla stalla per servire un po' di biada al cavallo, i cui nitriti, a causa del vento, si stavano facendo lamentosi. «Non vorrai rischiare chei si svegli Donna Virginia»' gli dissero. «La signora, lo' sai. ci tiene al sonno perché mantiene belle. Se si sve-, iglierà per causa tua. in quen sta casa. Antonio, non ci metterai più piede». E Antonio volò nella stalla, che era anche un po' rimessa. .Qui stese bene il telone, per evitarle la polvere, sulla, «509» rossa del padrone e mise a stanghe alte il calesse che ingombrava per meglio lavorare. Poi incominciò a prendere a grandi bracciate! la biada dal greppione ricolmo. Ne sparse un bel mucchio sotto il muso del cavallo, che di mangiare non aveva voglia. Pensò di attingere allora altra biada; per fare più alto il mucchio. Ma mentre affondava di nuovo le braccia nel greppione rimase paralizzato. Poi si scosse e guardò meglio. Avendo gli occhi cisposi fin dalla nascita non era mai sicuro di vedere be* ne. Allargò allora il più possibile le due fessure fra le palpebre e vide una gamba di donna. Non credette ai suoi occhi: se li stropicciò: la gamba, semisepolta dalla biada, c'era ed era immobile. Ancora incredulo, la sollevò con una mano, ma quella cadde, inerte e pesante come di morta. Frugò e trovò l'altra gamba, la sollevò con maggiore forza e quella cadde più pesantemente sparendo di nuovo nella biada. E allora Antonio, con le palme schiacciate sul viso, corse fuori porstandosi dietro i suoi gemiti.. «Non richiudi la stalla.' Antonio?» fecero calme le due donne della servitù che avevano preso parte alla, congiura e che erano venute a godersi lo spettacolo. «Ti vuole donna Virginia. Vaiti a mettere uno straccio di vestito. Ma fai presto, forse è il tuo giorno». E non appena Antonio! sparì fra le bianche case oltre la curva del vicolo, le due donne si gettarono denaro la stalla per mescolare subito le loro risate con quelle di Fiorinda. che proprio allora stava sfilandosi dal greppione ma già eoa una mano si reggeva il ventre, punto d'arrivo di un riso irrefrenabile che le dilagava per tutto il corpo. «Vi dico io che nella bia¬ da c'era una donna morta» insistette a lungo Antonio più tardi quando le tre donne, ancora ebbre per il successo, riportarono Antonio tnella stalla perché lui stesso, constatasse che s'era trattato d'una allucinazione o d'un sogno. «Si vede che! credi ancora nei fantasmi o che dormi in piedi» conclusero. E lo guardarono tutt'é jtre abbracciate, forse per giurarsi l'un l'altra, con quell'abbraccio, che avrebbero mantenuto per sempre il loro segreto. Ma quel segreto non lo mantennero quando scoprirono che in Antonio la paura dei fantasmi si era fatta ossessiva. Una volta che lo mandarono nel solaio per stendere le patate perché non germogliassero, Antonio, che era dovuto passare' per la stanza dov'era vissuto! e morto lo zio prete, aveva, mostrato un viso bianco e' duro come il gesso. Aveva-i no allora confessato tuttoj alla padrona. Che le aveva: tuttavia incitate a maggiori glorie. Donna Virginia, una toscana che il farmacista ave-, va conosciuto negli anni dell'università, aveva impa-r rato da tempo a cogliere lepoche cose stuzzicanti che: quel povero paese del Sud le poteva offrire. Col salotto del vecchio palazzo nobile che accoglieva di solito solo il medico e il parroco e talvolta, con qualche longanimità, anche l'ufficiale postale, non sapeva proprio come trascorrere il giorno e la sera, trasferendosi il marito direttamente dalla farmacia al circolo. Un po' di cipria la domenica per la Messa, in attesa delle rughe: qualche salto fino al frantoio tanto per salire sulla «509»,, guidata da un vetturale fattosi chaffeur più attento alla polvere che alle parole: una visita l'anno alla vecchissima madre lontana, anche per mettersi il cappellino con la veletta. E nient'altro. , Insomma per la moglie del farmacista anche qualche burla da consumare nei recessi della grande casa poteva rappresentare uno! svago. Tanto più che la cu-' citrice dei suoi merletti le, aveva confidato che Antonio, quando era posseduto dal terrore dei fantasmi, era uso confessare tutti i suoi peccati, compresi quelli commessi con impeto. Volle dunque architettare anche lei un magico scherzo e prendervi personalmente parte. Come luogo della consumazione fu scelta proprio la stanza dello zio prete, rimasta tale e quale, con l'armadio a un'unica anta tutta specchio, un'ottomana .non perfettamente giustifiicabile e il letto a una piazza e mezzo, di ferro, coi due pomelli d'ottone nel fondo e al centro della spalliera una pittura ovale raffigurante un grappolo di angioletti e una figura femminile più ninfa che madonna. " T3o7fna Virginia preparò' tutto a puntino: il tricorno sul guanciale, la tonaca lunga distesa sul letto, un solo cero acceso da un lato. Fiorinda e un'altra serva, con la camicia da notte indosso, avrebbero fatto danzare, nel fondo della stanza, un lenzuolo e lo spolverino bianco del padrone issandoli con le lunghe forcelle di legno usate nella dispensa per smistare i prosciutti. Lei. Donna Virginia, avrebbe dato il colpo di grazia alla vittima da sotto il letto, muovendolo e facendolo scricchiolare quanto bastava perché Antonio conoscesse un vero e proprio mancamento. L'impresa fu decisa una sera particolarmente propizia. C'era una pioggia da piena nel fiume, con tuoni cosi numerosi che si sovrapponevano. Ad Antonio, mentre al piano di sopra tutto era già in ordine, una serva ordinò di portare nel solaio un paio di corbelli pieni di mele. L'ordine fu dato a nome della padrona. Antonio chinò il capo e salì le scale scarsamente illuminate già in pieno smarrimento. Poi si fece coraggio e spalancò l'uscio della stanza del prete. Vi entrò a occhi chiusi e quando li aprì non trovò più la forza di muoversi. Le donne stavano già facendo la loro parte. Subito dopo incominciò il dondolio del letto, non senza sinistri stridori. Antonio rinculò fino alla finestra, che tentò inutilmente di aprire per cercare una qualunque via di uscita. Fu in quel momento che Donna Virginia, resasi conto che Antonio ormai più non capiva e non vedeva,| volle dare il tocco finale. E,; mentre le donne si allontanavano ormai paghe, lei si, trasferì in un baleno da sotto a sopra il letto, coprendosi con la tonaca. Tonaca che prese a muovere con le braccia e con le gambe sempre più in fretta, un po' peri infliggere ad Antonio l'ultimo colpo, un po' perché il riso ormai la scuoteva tutta.. Ma un fulmine la tradì perché il lampo ne illuminò, dando loro come uno, smalto, le gambe gettate in alto, oltre la tonaca. Allora' Antonio si avvicinò pian piano. Girò il fondo del letto prendendo come punto di riferimento un pomello d'ottone. E prima si sedette, poi si stese anche lui sul letto, gettando via con una mano la tonaca e impegnando altrimenti l'altra. Né si può dire che si comportò da fantasma. Nerlno Rossi

Persone citate: Donna Virginia

Luoghi citati: Antonio, Virginia