Una ricetta di fiducia per l'economia di Mario Salvatorelli

Una ricetta di fiducia per l'economia Il piano triennale 1979-'81 oggi presentato ai partiti di maggioranza Una ricetta di fiducia per l'economia Nell'ultimo trimestre del 1978 la produzione industriale si c trovata al primo posto nel mondo per crescita percentuale - Restano il crescente tassò d'inflazione, il disavanzo pubblico, il costo del lavoro che cresce - Chi ha redatto il documento? Pandolfi o Morlino? ROMA — Il piano triennale 1979-'81, fino a ieri ancora un Ufo. un oggetto non identificato volante nel drammatico cielo di Roma, oggi viene presentato ai partiti della maggioranza. Ci si può chiedere quale maggioranza, quella precedente o quella successiva ai contrasti sulla adesione italiana al Sistema monetario europeo e sulle nomine ai grandi enti pubblici, ma l'importante è che il piano sia stato finalmente messo a punto. Siamo, forse, ancora in tempo per non far slittare di un anno l'impatto delle sue misure, e per non cancellare anche il 1979 dai programmi ufficiali, com'è avvenuto, invece, per il 1978 (che molti vorrebbero cancellare anche da altri calendari). Ignorato dalle autorità di governo, le quali, dopo la crisi politica del suo primo trimestre, e quella del terrore che l'ha seguita, si erano concentrate sulla sfera di cristallo dei futurologi, il 1978 è uscito cosi, in punta di piedi, dalla scena economica. Tuttavia, gli spetta il riconoscimento di alcuni primati. Si è già detto che l'anno si è chiuso con il miglior attivo nei conti con l'estero della nostra storia, un primato riconosciuto anche da chi si era affrettato a smentirci, quando, già il 1 luglio, da queste colonne, prevedevamo un attivo record. Non si è detto ancora, invece, che nell'ultimo trimestre la produzione industriale, italiana si è trovata, almeno per un momento, al primo posto nel mondo per crescita percentuale, rispetto allo stesso periodo del 1977. Infatti, in ottobre, il suo indice ha registrato un aumento del 9.9 per cento sull'ottobre 1977. contro aumenti del 7.8 in Giappone, del 4,9 in Francia, del 3.5 nella Germania Federale e in Gran Bretagna, e del 7 per cento negli Stati Uniti (dato di novembre). Una rondine fa sempre 'piacere, anche se non fa primavera. Questo compito spetta, ora. al piano triennale, che può giovarsi, pertanto, d'una situazione di partenza positiva. Ma il punto è proprio questo: il piano ha giudicato, dal volo delle rondini, che 6i va verso il bello, e occorre smorzare il caldo dell'estate? Oppure, già prevedendo che dopò il bello viene il brutto, si preoccupa di fornire combustibile contro il freddo? E' tanta l'incertezza su questo piano, che c'è confusione anche sulla sua paternità, attribuita a Filippo Maria Pandolfi, ministro del Tesoro ed autore del famoso «documento» presentato il 31 agosto ai partiti, anziché a Tommaso Morlino, ministro del Bilancio e della Programmazione economica, cui spetta di diritto, anche se di fatto si tratta di un parto di gruppo. Dal primo tentativo di programmazione, avviato nel 1954 da Ezio Vanoni, sono passati venticinque anni, un quarto di secolo, durante il quale il prodotto interno lordo italiano si è più che triplicato, in termini reali, cioè al netto dell'inflazione; quindi il nostro tenor di vita .medio, tenuto conto dell'aumento della popolazione (da poco più di 48 a quasi 57 milioni di abitanti), si è più che raddoppiato. Ma a muovere l'economia è stata una energia a corrente alternata, e purtroppo con un prevalere di segni negativi nell'ultimo decennio. Il tasso d'inflazione si è accentuato, il disavanzo pubblico ha superato tutti i livelli di guardia, pur spostati gradatamente sempre più in alto. E il costo del lavoro perunità di prodotto nell'industria — come emerge dal «Primo rapporto» del Centro studi Confindustria — è passato da un aumento medio annuo del 2,7 per cento nel periodo 1954-1968 (con punte minime dello 0.8-0,0 in alcuni anni), ad incrementi dell'8.6 per cento nel quadriennio 1969-'72 e di ben il 19,3 per cento nel quinquennio 1973-T7. Se a questo forte aumento del costo del lavoro per unità di prodotto si aggiunge il fatto che gli oneri sociali in Italia sono, in proporzione ai salari, i più alti della Comunità europea—circa il 30 per cento, contro poco più del 24 in Francia, meno del 18 in Germania e meno del 12 in Gran Bretagna — ci si rende conto in quali condizioni le nostre imprese industriali si battano, sui mercati internazionali, compreso quello italiano. Tanto più che il rapporto tra l'indice dei prezzi delle nostre esportazioni e quello delle nostre importazioni (le cosiddette «ragioni di scambio») si è deteriorato a un punto tale che oggi una data quantità di esportazione copre meno dell'80 per cento della stessa quantità d'importazioni che copriva nel 1970. Il sistema, quindi, è sottoposto a uno sforzo eccezionale per procurarsi quanto è necessario al suo funzionamento e ad assicurare i posti di lavoro. Per invertire queste tendenze il piano triennale 1979-81 dovrà contenere misure che traducano, sul piano esecutivo, i novanta punti del documento Pandolfi. calcolando che molte decisioni, e proprio quelle «decisive», non dipendono dal governo, ma dalle parti sociali. Riteniamo, però, che una cosa, altrettanto decisiva, il piano possa fare: dare al Paese certezze, finanziarie, economiche, soprattutto psicologiche, che rendano solido il terreno sul quale le imprese e i lavoratori sono chiamati ad operare. Mario Salvatorelli

Persone citate: Ezio Vanoni, Filippo Maria Pandolfi, Morlino, Pandolfi, Tommaso Morlino