Dissenso all'Est: contrasti nessun documento unitario
Dissenso all'Est: contrasti nessun documento unitario Si è concluso il convegno del "Manifesto,, Dissenso all'Est: contrasti nessun documento unitario DAL NOSTRO INVIATO MILANO — E'finito come era prevedibile, con l'auspicio di un nuovo convegno. Con sette mozioni, anche queste quasi scontate, in favore della liberazione dei detenuti politici nei Paesi dell'Est e a Cuba, della fine del conflitto tra Vietnam e Cambogia, del ritiro delle truppe sovieticlie dalla Cecoslovacchia. E' finito, soprattutto, con la consapevolezza che esistono posizioni estremamente diverse (anche contrapposte) e che mancano perfino i dati essenziali per una corretta analisi del problema. La conclusione, forse, è un po'amara dopo quattro giorni di convegno indetto dal «Manifesto»- sul tema: «Le società post-rivoluzionarie, l'altro volto della crisi mondiale». Ma certamente, non è negativa. Almeno in rapporto alle aspettative. «Nel convegno che avevamo organizzato a Venezia nel '77 — ha detto Rossana Rossanda a conclusione dei lavori — avevamo portato le testimonianze di quanto avveniva nei Paesi dell'Est. Per la prima volta, la sinistra aveva deciso di prender re coscienza dello scheletro che aveva nell'armadio. Rispetto ad allora, abbiamo fatto alcuni passi avanti. Ma questo convegno attuale ha denotato anche alcuni limiti e una maggiore pesantezza». Insomma, lo «scheletro» ora è sul bancone dell'autopsia, ma non c'è concordanza sulle cause del decesso. Non si è neppure certi sull'identità della vittima. Qualcuno dubita perfino che sia davvero morta. Fuor di metafora, le posizioni emerse sulle società post-rivoluzionarie (o «socialismo reale», anche qui non vi è concordanza) sono sostansialmente tre. La prima, secondo la quale le società in questione non sono altro che una versione estrema del capitalismo, con una persistenza della divisione in classi, dove alla borghesia si è sostituita la burocrazia. La seconda, che interpreta questi Paesi come «in via di transizione» verso il socialismo. La terza, secondo la quale si tratta di qualcosa di nuovo e di assolutamente originale rispetto agli schemi classici: né socialismo, né capitalismo. come è facile immaginare, analisi così radicalmenfe diverse hanno portato anche a '■ conclusioni diverse, rendendo impossibile (ma era previsto da tutti) -una risposta concreta, anche larvatamente unitaria, al problema inquestione. «Pesano su di noi — ha detto Rossana Rossandanella sua conclusione — l'ampiezza e la vastità dei passi da compiere, la cattiva coscienza e i ritardi del passato, l'impossibilità di mettere in atto qualcosa di immediatamente utile. Oscilliamo fra posizioni minimallstiche (di semplice solidarietà) e massimalistiche (di speranze di grandi cambiamenti).' La difficoltà vera consiste nel creare anche il primo barlume di unificazione tra sinistra europea e sinistra nei Paesi post-rivoluzionari: non sappiamo neppure chi è l'interlocutore. Questa difficoltà ha pesato e pesa e non potevamo fare molti passi avanti. Qui, ne abbiamo preso coscienza». E', d'altra parte, la prima volta che rappresentanti della sinistra occidentale e della sinistra del dissenso nell'Est si riuniscono in un convegno di queste dimensioni e portata. Oltre agli organizzatori del Manifesto sono intervenuti esponenti del pei, del psi, delle confederazioni sindacali, studiosi, politici e sindacalisti francesi, spagnòli, tedeschi, danesi, svedesi, jugoslavi, sovietici, polacchi'; cecoslovacchi, ungheresi, cubani. Una tribuna nutrita, quindi. Forse un po' troppo «teorica», stando alle critiche di alcuni dei rappresentanti dei consigli di fabbrica che erano stati invitati al convegno. Non a caso il punto che si è dimostrato più carente è stato la discussione sulla condizione operaia nei Paesi dell'Est. Poche analisi concrete, pochi contributi (salvo, parzialmente, per la Germania Orientale), poche testimonianze. Eppure, la «classe operaia» era il fulcro attorno al quale ruotavano tutte le discussioni teoriche. Lacuna, grave, quindi. E qualcuno se n'è accorto, se è vero che il cecoslovacco Jtri Pelikan, il direttore del «Listy», fta» chiesto che questo sia il tema di un prossimo convegno. Silvano Costanzo
Persone citate: Lacuna, Rossana Rossanda, Rossana Rossandanella, Silvano Costanzo
Luoghi citati: Cambogia, Cecoslovacchia, Cuba, Germania Orientale, Milano, Venezia, Vietnam
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