Il Milan si è fermato, la caccia è più aperta

Il Milan si è fermato, la caccia è più aperta I pali a favore La sfortuna di Pulici e Vannini ha dato una mano ai rossoneri sconfitti Dobbiamo ripeterci: quando si parlava di vento favorevole nelle vele del Milan (un vento anche giusto) non eravamo certo in torto. Proprio la sconfitta subita dai rossoneri ad Avellino sta a dimostrarlo: I primari concorrenti non sono andati ai di là d'un punticino malamente rosicchiato. Un palo di Pulici, una traversa del perugino Vannini, varie prodezze dei portieri (da Galli vicentino a Piotti avellinese a Zinetti «pupillo» di Perani) hanno consentito a Liedholm di giudicare la batosta in Irplnia con la consueta «nonchalance». «El nost Milan», pare dica lo svedese in panni rossoneri, continua ad andar benissimo, anzi un pochino di umiltà potrà servire per il futuro, quindi grazie Avellino. Siamo abituati da anni, forse incalliti addirittura, a certi linguaggi specifici in calcio: il «mister» che deve proteggere i «ragazzi», soprattutto quando rivelano piedi che sono di ricotta o di vetro; «ragazzi» che trovano alibi dialettici straordinari e degni di un ministro dimissionario; presidenti che ora sfoderano la scimitarra ora ululano negli spogliatoi (magari con «do di petto» femminili, come Lady Fraizzoli, a cui non c'è arbitro che vada bene, anche se le testimonianze televisive le danno torto) e infine ripiegano in «silenzi stampa» da cui poi si sciolgono da soli (Giussy Farina a proposito di Paolo Rossi, tanto per cambiare). Diciamo la verità: non è accaduto molto, alla «prima di ritorno». Sì, quel punticino, sì i due punti della Madama bianconera, ma le uniche verità palpabili abitano nel fondo della classifica, dove le situazioni sono tragicamente quantificate per Verona, Atalanta, 10 stesso Bologna, le cui speranzielle teoriche sembrano proibite dalla brutalità delle cifre. Fa piangere la qualità del gioco. E dove c'è gioco manca 11 goleador che realizzi. Valcareggi ha ragione a uscir dalle bretelle per la gioia, se scopre un Ugolotti che segna un paio di «griglie». Alla Juve, ad esempio, se non tirano in porta i centrocampisti, non v'è «punterò» che basti. Al Torino (la gara dei granatieri a Firenze ha fatto arricciare moltissimo il naso a Bearzot, sempre sensibilissimo di fronte alle involuzioni tattiche, ancorché casuali) si è ricaduti in quelle fasi di «sperindio-a testa-bassa» che quasi mai riescono a produrre il topolino d'una rete. Nell'Inter l'altalena del bene e del male continua: a me personalmente pare che nessuno abbia ancora sottolineato le caratteristiche di questa nuova edizione nerazzurra, che offre una squadra giovanissima ma ancorata a moduli antichi. Forse si tratta degli ultimi «ragazzi della via Paal» contropiedistica e potrebbero far soffrire, grazie a questa dote, il Perugia domenica, in casa di Castagner (che ha tentato il colpo a Vicenza e certo non si diverte a un pareggio che gli stringe il nodo della cravatta). Il campionato ricomincia? Forse. Ma su quali piani? Con quanta convinzione — vera, solida, consistente —da parte degli inseguitori? Tutto qui sta l'interrogativo all'avvio del «ritorno». Intanto sorgono e confabulano tra di loro le tribù sistemista dei giocatori del Toto: hanno scoperto che nella colonna dei vari «uno - due - x», vi sono ritardi di un «uno» o di un «due» in determinate caselle. Per questo sarebbe caduto il Milan ad Avellino: era precipitato, secondo l'allineamento della schedina, in una casella «ritardataria». Insomma: la cabala e la scienza pallonai cercano di andar sottobraccio, e forse forniranno nuove formule ai «maghi» del nostro sistema fiscale. A proposito, gli stessi cabalisti giurano che la casella di MilanRoma, in programma domenica prossima, è pure essa fatale ai rossoneri. Boh: se il calcio fosse «anche» questo, perché non dirottarci tutti sul «catch» femminile? Giovanni Alpino Anche se chi insegue non ha saputo approfittare a fondo dello stop alla capolista Il Milan si è fermato, la caccia è più aperta

Luoghi citati: Atalanta, Avellino, Bologna, Firenze, Verona, Vicenza