La crisi blocca i provvedimenti su precari e riforma scolastica di Marco Tosatti

La crisi blocca i provvedimenti su precari e riforma scolastica Mentre stavano per essere risolti annosi problemi La crisi blocca i provvedimenti su precari e riforma scolastica Nel caso di una fine anticipata della legislatura, con nuove elezioni, la discussione delle due leggi ripartirebbe da zero - Benadusi, psi: "Discuteremo dell'Università nei colloqui per il governo,, ROMA — Numerose sono le vittime della crisi di governo, ma la più sfortunata è forse la scuola. Il terremoto politico ha colto questo settore in un momento particolarmente delicato, sia per motivi strutturali sia per fatti contingenti. In questo periodo sembravano avviate all'approvazione, sia pure fra mille ritardi e difficoltà, due riforme basilari: quella della scuola secondaria superiore e quella dell'Università, promessa da decenni e mai attuata. Inoltre la posizione traballante dell'esecutivo, dalle ore contate, rende problematica la soluzione della vertenza che interessa oltre un milione di lavoratori, docenti e non docenti. Le altre categorie del pubblico impiego, statali, dipendenti degli enti locali e ospedalieri, hanno fatto in tempo a contrattare e chiudere, dopo l'accordo di novembre col governo, le «code» dei loro contratti. La scuola è rimasta fuori: sindacati, confederali e autonomi, accusano il governo di averli discriminati, a causa del grande numero di persone impiegate in questo settore, e che rende ogni intervento costoso, e si avviano con preoccupazione e perplessità all'incontro di questa mattina, che dovrebbe, nelle intenzioni, risultare conclusivo. Il nodo principale, decreto «Pedini due» a parte, e di cui parleremo più avanti, rimane quello delle due riforme. Se la crisi si compone senza uno scioglimento delle Camere il danno è relativo. I disegni di legge restano «congelati», in attesa che Montecitorio e Palazzo Madama riprendano la normale attività. Se invece si arriva ad una fine anticipata della legislatura, con nuove elezioni, entrambi i progetti sono costretti a ripartire da zero. E non è detto che, in circostanze politiche differenti, a qualcuno non venga la voglia di rimettere in discussione anche quanto è già stato approvato. La riforma della media superiore era stata approvata, dall'assemblea di Montecitorio, il 29 settembre 1978, ed è attualmente in lista di attesa al Senato. Fra i suoi punti qualificanti si può ricordare l'innalzamento a quindici anni di età dell'obbligo scolare. Finita la media inferiore, i giovani dovranno frequentare il primo anno della superiore, definito di orientamento. I cinque anni della secondaria avranno un andamento «a piramide», con un progressivo approfondimento della scelta di specializzazione. Fra le altre caratteristiche, volute dal riformatore, c'è un più stretto legame con il mondo del lavoro. La crisi ha colto a metà del suo iter il provvedimento. A ottobre si calcolava, dando il disegno di legge per approvato in primavera, che il varo operativo non potesse aver luogo prima dell'anno scolastico 1980-1981. Un eventuale «azzeramento», con l'obbligo di ricominciare tutto da capo, a quando farebbe slittare la riforma? Più problematica ancora la situazione per l'università. Il tentativo compiuto dal ministro Pedini di dare un assetto allo status giuridico dei docenti, con il suo primo decreto sui precari, è finito come è finito, vittima dell'ostruzionismo di missini, demoproletari e radicali. Il Senato ha incominciato a votare i primi articoli del testo di riforma Cervone lunedi e martedì scorsi prima che il congresso pli obbligasse le Camere ad una pausa. Immediatamente si sono manifestate contrapposizioni all'interno della maggioranza, e in fondo non si è ancora arrivati ai punti «scottanti» della sistemazione dei' docenti e dell'incompatibilità fra insegnamento universitario e altri incarichi. «Discuteremo dell'università nei colloqui per il governo» ha dichiarato Luciano Benadusi, responsabile scuola del psi. Ma l'approvazione della legge, la sua copertura finanziaria e la messa in opera costituiscono ancora un interrogativo. Come è tradizione. Camera e Senato, in tempi di crisi lavorano solo per i cosiddetti «adempimenti costituzionali»: vale a dire sui decreti che devono essere convertiti in legge entro sessanta giorni dall'emanazione, pena la sca denza. E' il caso del «Pedini due», che congela i rapporti di lavoro dei precari nelle uni versità. Approvato ed emen dato in commissione, deve ot tenere il visto dell'assemblea di Montecitorio e di Palazzo Madama prima del 21 feb braio. E' probabile che ce la faccia, ma resta da vedere se le parti politiche, prese da altro genere di problemi, abbiano la volontà di considerare quanto fatto in commissione a proposito degli «incaricati non stabilizzati». Questi sono ottomila inse¬ rcsarrm gnanti, un terzo circa del corpo docente, che da anni lavorano negli atenei, tenendo corsi, partecipando alle sessioni di laurea e cosi via. Ogni anno però sono costretti a dare un esame per ottenere il reincarico, a differenza dei loro colleglli «stabilizzati» che una legge del '73 ha confermato nel posto. L'autore del provvedimento pensava che la riforma sarebbe giunta presto, e di conseguenza si è occupato solo dei docenti da stabilizzare allora. Da allora di anni ne sono passati sei, e la schiera dei non stabilizzati si è progressivamente ampliata. II «Pedini1 due», compiendo un atto di giustizia, d'altronde confermato da numerose sentenze di tribunali amministrativi, li «stabilizzava», ma la commissione P.I. di Montecitorio ha abolito il comma relativo. Per reintegrarlo sarebbe necessario un emendamento, in aula. E' da vedere però se esiste la volontà politica di vincere quelle che i «non stabilizzati» giudicano influenze, dei baroni e di ridare al testo la sua forma originaria. Marco Tosatti

Persone citate: Benadusi, Luciano Benadusi

Luoghi citati: Roma