Sei terroristi sono presi a Torino due accusati della strage a Patrica

Sei terroristi sono presi a Torino due accusati della strage a Patrica Mentre a Genova si svolgevano i funerali dell'operaio ucciso dalle Br Sei terroristi sono presi a Torino due accusati della strage a Patrica Quattro uomini e due donne (una inglese o tedesca) - L'arresto in due covi - Trovati documenti delle Br, armi, elenchi di industriali, magistrati, carabinieri, radio per captare le comunicazioni della polizia - E' una delle più massicce operazioni anti-terrorismo: vi hanno partecipato 160 carabinieri (di cui 40 del reparto di Dalla Chiesa) TORINO —Uno dei più duri colpi al terrorismo. Sei persone, quattro donne e due uomini, sono state arrestate a Torino. Due di esse, un uomo ed una donna, secondo gli inquirenti, hanno fatto parte del commando che nel novembre scorso ha compiuto la strage di Patrica, uccidendo a raffiche di mitra il procuratore capo di Frosinone, Fedele Calvosa, e le due guardie della scorta, Luciano Rossi e Giuseppe Pagliei. I loro nomi dovrebbero essere Nicola Valentino e Maria Rosaria Biondi. I sei terroristi (per tutti il mandato di cattura parla per ora soltanto di partecipazione a banda armata), sono stati sorpresi dai carabinieri e dagli agenti del nucleo speciale del gen. Dalla Chiesa in due covi, mimetizzati in appartamenti del centro cittadino, colmi di materiale: opuscoli, elenchi di industriali, dirigenti, poliziotti; pistole, macchine da scrivere, apparecchiature radio per intercettare e decodificare i messaggi in codice della questura e oltre 3 milioni. Per questa massiccia ope¬ razione antiterrorismo si è ricorso ad un eccezionale spiegamento di forze. Da giovedì fino a ieri 160 uomini (40 del reparto speciale e 120 del gruppo carabinieri di Torino) in assetto di guerra hanno setacciato la città alla ricerca dei covi paralizzando in alcuni quartieri il traffico e suscitando sorpresa e stupore tra i cittadini. Sono state compiute perquisizioni in 34 alloggi e controllate centinaia di persone. L'identità degli arrestati è tenuta segreta, cosi pure l'esatta ubicazione dei covi. «Lei indagini — ha detto il dott. Toninelli, procuratore aggiunto —possono avere ancora grossi sviluppi, non possiamo darvi i nomi». Uniche eccezioni al riserbo: una delle donne è straniera (forse inglese, più probabilmente tedesca), i suoi compagni, almeno tre, non sono torinesi ma vengono dal Sud. Sui due assassini di Frosinone però non dovrebbero esserci più dubbi: è quasi sicuro che si tratti di Rosaria Biondi e Nicola Valentino. La fidanzata, cioè, e l'amico più stretto di Roberto Capone, il killer che nell'eccidio di Patrica ha trovato la morte. Contro la Biondi e il Valentino erano stati spiccati mandati di cattura quattro giorni dopo la strage, alla Camera il ministro Rognoni aveva garantito che sui due erano stati acquisiti 'Concreti e gravi elementi di colpevolezza». Del commando che tese 11 criminale agguato alla vettura del magistrato Calvosa, Biondi e Valentino erano gli unici due (ammesso che siano proprio loro gli arrestati), che mancavano all'appello della giustizia. Il complice Stefano iSebregondi, 26 anni, è in carcere dal 12 novembre, quando rimase gravemente ferito in un conflitto a fuoco coi carabinieri alla stazione di Latina. - Come si è giunti a questa grossa operazione, definita dagli inquirenti una delle più importanti degli ultimi anni? Secondo gli uomini del gen. i Dalla Chiesa erano tre mesi che si seguiva una pista torinese. La fase conclusiva delle ricerche, però, è scattata nella, notte di giovedì. Che cosa avevano saputo gli investigatori di cosi definitivo per mobilitare centinaia di uomini all'assalto dei covi? Si fanno ipotesi: forse è giunta un'informazione determinante. Qualcuno, che sapeva o sospettava, taceva per paura: poi si è deciso e ha parlato anche con una telefonata anonima. La strage di Patrica è una delle • pagine più efferate scritte dal terrorismo nel 1978. Giovedì 9 novembre, ore 8,25. Fedele Calvosa sale sulla «128» della Procura per andare in ufficio. Al volante l'agente Luciano Rossi, da soli due mesi addetto a questo servizio, e il collega Giuseppe Pagliei. Calvosa sta conducendo l'inchiesta sui gruppi eversivi attivi nel Lazio, sa di poter essere nel mirino dei terroristi. La «128» percorre la stradina tortuosa che si immette sulla provinciale, proprio al bivio c'è il commando in attesa: quattro giovani, tra i quali una ragazza, fermi su una «125». Appena compare la vettura del magistrato i terroristi cominciano a sparare. Raffiche di mitra crivellano la «128». Per Calvosa e le due guardie non c'è scampo. Il magistrato muore all'istante, anche Giuseppe Pagliei è fulminato da una scarica di pallottole. Soltanto l'autista rie sce a uscire dall'abitacolo: fa pochi passi, crolla agonizzante. Spietati, i terroristi lo finiscono con un colpo alla nuca. Ma hanno commesso un errore che li perderà. Uno dei quattro si è messo sulla linea del fuoco ed è trapassato da alcuni proiettili. La «125» si allontana veloce, ma non va distante. Si infila in un viottolo che si perde tra i boschi, il commando scompare abbandonando il complice alla morte. «Forse —ipotizzeranno poi gli investigatori — l'hanno addirittura freddato per evitare che parlasse». Gli Inquirenti non impiegano molto a dare un nome al morto: Roberto Capone, 24 anni, milanese d'origine e abitante a Avellino. Studente di sociologia, ex aderente a «Potere operaio», da oltre un anno era scomparso nella clandestinità. Dal Capone si risale alla sua ragazza, la Biondi, ed al suo amico, il Valentino. Manca ancora un terrorista: è Stefano Sebregondi, secondo il ministro Rognoni, fratello di Paolo, latitante da mesi e sospettato di aver preso parte al sequestro Moro. Claudio Giacchino Nino Pietropinto