Scrivere di storia di Luigi Salvatorelli

Scrivere di storia RUGGIERO ROMANO AI «VENERDÌ' » Scrivere di storia TORINO — Una volta si diceva histoire-bataille e si intendeva una bella elencazione di re e di princìpi, di intrighi dinastici e dì combatti? menti per un feudo o un ducato, con qua e là qualche incursione straniera o qualche jacquerie di contadini. E si credeva di aver scritto la storia. Non è così, evidentemente, e già da molto tempo le idee sono mutate; ora una vasta parte dell'impegno degli studiosi è rivolta al «come» scrivere la storia, quali gli obiettivi: semplice ricostruzione dei fatti, fin dove possibile, o analisi degli stessi proiettati sul presente? Quali i criteri metodologici? Quale l'interpretazione di fondo? Quale la visione unitaria? Ruggiero Romano, direttore del Centre des Recherches historiques di Parigi e promotore con Corrado Vivanti della «Storia d'Italia, Einaudi» (che prosegue con la pubblicazione degli «Annali») ha parlato di questi problemi al pubblico dei Venerdì Letterari nel Teatro Carignano di Torino. Tema della conferenza: «Dentro la storia del Paese Italia». Ruggiero Romano (56 anni, diritto e robusto, gran conversatore alla francese, una sottile vena di umorismo) è stato alla scuola di Chabod e di Croce, ed ha lavorato con Febvre, Braudel e il gruppo delle «annales», dal quale si è staccato negli ultimi tempi, perché, ha precisato, chi è all'avanguardia, e si ferma, finisce per trovarsi in coda. I suoi interessi si sono sviluppati nel senso di approfondire i rapporti fra la storia e le altre discipline, non soltanto tra storia e filosofia, tra storia ed economia, tra storia e demografia, come nelle vecchie scuole, ma fra storia e biologia (l'oratore sta conducendo ricerche personali su talune popolazioni indigene del lago Popò in Sudamerica), fra storia e tecnologia. In particolare, ha detto Ro mano, la funzione dello storico presenta due aspetti, la formazione professionale del ricercatore, intesa come lavoro di scavo che ha le sue tecniche, i suoi metodi e i suoi mezzi ausiliari (ogni giorno più vasti, dall'antropologia alla fotografia alla sociologia animale alla psicologia individuale e di massa) e un secondo che concerne la posizione dello storico nella società. Al di là del lavoro erudito, della indagine delle fonti e così via sussiste sempre un elemento interpretativo proiettato sul presente. Al limite, lo storico contribuisce egli stesso a «fare la storia»: basti pensare all'influenza che ha ■ avuto la Storia d'Italia di Luigi Salvatorelli. • -

Persone citate: Braudel, Chabod, Corrado Vivanti, Einaudi, Febvre, Ruggiero Romano

Luoghi citati: Italia, Parigi, Sudamerica, Torino