Vaticano: 2 inchieste per il "case" Capucci

Vaticano: 2 inchieste per il "case" Capucci Il vescovo schierato con l'Olp a Damasco Vaticano: 2 inchieste per il "case" Capucci CITTA' DEL VATICANO — Alto, gioviale e impetuoso mons. Hilarion Capucci, ex vicario patriarcale di rito melkita di Gerusalemme, rischia di diventare, a 57 anni, un «caso Lefebvre» alla rovescia, cioè sul piano politico religioso dì sinistra. La sua imprevista decisione di tornare in Siria per partecipare con infuocati appelli antisraeliani alle riunioni dell'Olp. ha provocato vivo disappunto in Vaticano, dopo l'iniziale sorpresa. Malgrado l'assoluto riserbo, sempre osservato quando è in gioco un vescovo, si sa che la segreteria di Stato, per ordine di Papa Wojtyla, ha disposto due inchieste. La prima condotta dal nunzio apostolico in Venezuela, mons. Giovanni Mariani, per sapere le circostanze in cui Capucci ha lasciato il Paese dove era tenuto a risiedere. La seconda affidata al nunzio di Damasco,) mons. Angelo Pedroni, per stabilire se il battagliero prelato ubbidirà all'ordine di rientrare subito nel Sud America. La Santa Sede si trova, suo malgrado implicata in un caso che ha risvolti disciplinari e politici. Prima di tutto, Capucci ha disubbidito all'obbligo di risiedere in Sud America come «visitatore apostolico» dei 250.000 greco-melkiti. carica datagli da Paolo VI. In secondo luogo, ha violato un impegno, tacito o esplicito, che Paolo VI prese con il presidente di Israele, Ephraim Katzir, quando nel novembre del '77 ottenne la «grazia» a favore di Capucci condannato, nel dicembre 1974, a dodici anni di reclusione perché sorpreso, nell'agosto precedente, con un carico di esplosivi e di armi sulla propria automobile, targata Corpo Diplomatico, mentre entrava dal Libano in Israele. La repentina iniziativa di mons. Capucci, fra l'altro pone la Santa Sede in imbarazzo anche verso i cristiani maroniti libanesi che sono protagonisti della sanguinosa guerra civile con i palestinesi. Hilarion Capucci è nato da' famiglia di origine turca, (in questa lingua Hilarion significa «custode»), il 2 marzo 1922, ad Aleppo (Siria). Prese gli ordini sacri il 20 luglio 1947. nell'ordine greco-melkita dei Brasiliani Aleppini. Dopo essersi messo in luce per la sua attività pastorale e come fervido patrono della causa palestinese, il 30 luglio 1965 fu nominato vescovo e quindi vicario per Gerusalemme del patriarca greco-melkita che ha sede a Beyrut. Dopo la conquista israeliana della città, la situazione di mons. Capucci divenne sempre più difficile sino a quell'agosto del '74 in cui, secondo l'accusa, fu colto in flagrante con i rifornimenti per i terrò risti palestinesi. Capucci non ha mai ammesso il reato, anzi si è sempre dichiarato innocente. Il retroscena delle trattative che portarono alla liberazione di Capucci non è ancora del tutto noto. Ai primi dell'estate '77 Paolo VI ricevette in udienza privata l'ambasciatore di Israele in Italia, Moshe Sasson (non vi sono rapporti fra Israele e Santa Sede). A quanto pare il diplomatico domandò al Papa quale gesto avrebbe gradito da parte del governo Begin. «Liberare mons. Capucci», fu la risposta. Israele non restò insensibile, mentre il delegato apostolico a Gerusalemme, l'americano mons. William Carrew, riceveva disposizioni per accelerare le cose. In pratica. Israele propose e ottenne da Paolo VI una lettera autografa al presidente Katzir, in cui -il Pontefice sollecitava un at to di «clemenza a favore di mons. Capucci», il cui rilascio «per motivi di salute» sarebbe stato considerato dalla Santa' Sede «un gesto di buona volontà». Si affermò allora che corsero anche impegni riservati: il Papa garantiva che Capucci non sarebbe tornato in Medio Oriente, avrebbe abbandonato la carica di vescovo melkita di Gerusalemme, non si sarebbe occupato di politica. Cosi, Capucci il 6 novembre '77 giunse a Roma, benché non intendesse accettare la grazia a quelle condizioni. Era dimagrito di 35 chili, per gli scioperi della fame e sembrava uno spettro con barba e fluenti capelli corvini. Solo dopo un mese — il 16 dicembre '77 — Capucci e il patriarca Maximos Hakim, furono ricevuti dal Papa, che ingiunse all'ex vescovo di andare nell'America Latina come «visitatore apostolico». «Resto arcivescovo di Gerusalemme in esilio — ribatté lui, dopo l'udienza — ma l'inazione mi pesa. Non voglio diventare un morto vivente, lontano dai miei figli». Malgrado le sue resistenze, però, dovette partire per l'America Latina dove per circa un anno è vissuto fra Argentina. Brasile, Colombia e, da ultimo, nel Venezuela. Da Caracas, con un colpo di testa, è tornato a Damasco, aprendo l'imbarazzante caso. Lamberto Fumo