Per essere ricevute da Khomeini Teherani sconfessa il Consiglio di Paolo Patrono
Per essere ricevute da Khomeini Teherani sconfessa il Consiglio Un breve incontro fra rinviato del premier Bakhtiar e l'ayatollah Per essere ricevute da Khomeini Teherani sconfessa il Consiglio DAL. NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — L'ayatollah Khomeini ha vinto un'altra battaglia, costringendo il presidente del Consiglio di reggenza al potere in Iran dopo la partenza dello Scià, Sayed Jalal Teherani, prima a dimettersi dal suo incarico, poi a riconoscere per iscritto V«illegalità» dell'organo. Poi ha acconsentito ad un breve incontro con l'uomo politico, giunto improvvisamente giovedì sera a Parigi, incaricato di una missione di mediazione dal primo ministro Bakhtiar. Teherani non era riuscito neppure ad avvicinarsi alla ^capitale provvisoria» della repubblica islamica d'Iran, la villetta di Neauphle-Le-Chàteau dove da cento giorni Khomeini dirige la sua crociata contro la Scià. Layatollah aveva posto a Teherani come condizione all'incontro le dimissioni dal suo incarico di capo del Consiglio di reggenza. Teherani ha resistito alle pressioni per due giorni, nessuno è a conoscenza dei suoi reiterati tentativi per incontrare egualmente Khomeini senza sotto stare al suo ultimatum. Ha tentato di stornare l'attenzione affermando che si sarebbe spostato per il weekend a Bruxelles, e che sarebbe rientrato a Parigi soltanto ieri. In realtà era rimasto in Francia, a far anticamera davanti all'anti-scià. Domenica notte ha ceduto, annunciando ufficialmente che si dimetteva In una dichiarazione trasmessa a Khomeini da un intermediario, Teherani ha spiegato di aver accettato l'incarico dello Scià di presiedere il Consiglio di reggenza per «proteggere gli interessi nazionali e tentare di calmare la situazione in Iran». Visti inutili i suoi sforzi, ha deciso di dimettersi a causa delle «difficoltà che l'Iran conosce dopo le ultime manifestazioni» e per «rispettare la volon tà del popolo iraniano». Ma questa spiegazione non è bastata ancora a placare Khomeini. che ha rifiutato di ricevere Teherani se questo non avesse denunciato per iscritto «l'illegalità» del Con siglio di reggenza. Dopo un ulteriore patteggiamento, Teherani ha ceduto, e ieri sera è stato finalmente ammesso alla presenza dell'ayatollah. L'incontro è durato soltanto dieci minuti, una parte dei quali è stata dedicata alla lettura della «sconfessione» di Teherani. Non si hanno altri particolari sul colloquio. Il capo dell'opposizione religiosa ha ricevuto ieri nell'«anti-reggia» della banlieue parigina anche l'ex ministro della Giustizia americano, Ramsey Clark. Ufficialmente, Clark ha negato di essere latore d'un messaggio della Casa Bianca All'ayatollah o di essere incaricato di un'opera di mediazione.. Ma questa versione ufficiale non ha convinto nessuno, e l'incontro di Clark con l'ayatollah a pochi giorni dal rientro del leader religioso nella capitale iraniana, accentua l'impressione che Khomeini rappresenti il vero fulcro della crisi iraniana. In questa gigantesca partita che si svolge nel triangolo Parigi - Teheran - Washington, all'ayatollah Khomeini restano ancora tre giorni per indebolire ulteriormente il fronte dei suoi avversari coagulatosi attorno ai due poli del governo Bakhtiar e dell'esercito. Intransigente nei confronti di Bakhtiar, al quale chiede di dimettersi come ha fatto Teherani, Khomeini è invece più prudente con le forze armate. Ma Khomeini teme l'eventualità d'un colpo di Stato militare. E ancora ieri sera uno dei suol più stretti collaboratori, Sadeck Ghob Zadeh, ha sostenuto sulla base di non meglio definite informazioni in suo possesso, che «gli americani stanno preparando qualcosa». Paolo Patrono
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