Droga e scuola di Guido Ceronetti

Droga e scuola TERRORE D'UN DOMANI POSSIBILE Droga e scuola — Ho un figlio che, a scuola, verso i sedici anni, ha cominciato a fumare l'hashish. Lo fuma abitualmente. Si droga anche con farmaci, insieme ad altri. E' svogliato, pochissimo vivace, ma intestardito. Che cosa posso fare? La farfalla destinata a bruciarsi le ali. se le brucia. Ma se vuoi tentare qualcosa allontanalo dalla scuola, fagli imparare un mestiere che impegni la testa e le mani. Oppure cerca una famiglia di naufraghi della terra, di superstiti della vigna e dell'uliveto, qualche intellettuale trasferito in campagna che faccia l'agricoltura biodinamica, piccoli proprietari che abbiano terre in abbandono, e mettilo a lavorare con loro, in compagnia di testi classici ben curati. Niente giornali; libertà poca. — Ma si ribellerebbe! Lui vuole laurearsi, non lavorare! Partecipare, non isolarsi. Allora lascialo drogarsi. La droga è laurea e socialità. — Quando ha fumato molto, mostra interesse per la medicina... Bene. Mettilo alla prova. Che impari la medicina da solo. Che cominci subito, lasciando quell'inutile liceo dove peggio dell'erba fumata è l'aria di demenza ideologica che circola Il prossimo futuro vedrà moltissimi studiosi e praticanti di medicine eretiche. Scopriremo che gli indtos del Paranà ne sanno sul cancro più di Veronesi. Un giovane che non sia. miope si prepara in vista di strani avvenimenti... L'avventura medica nel corpo dell'uomo non avrà mai fine. Avventurarsi là dentro, se non lo si fa in branco, libera dalle droghe, eccetto che dal tè. — Ma come si fa senza l'anatomia? Come si prepara un giovane senza lo studio del Cadavere? Ad eccezione dei veri e grandi anatomisti, di cadaveri il comune medico ne ha sempre assaggiati pochi. Ieri usavano i modelli in cera, oggi suppliscono atlanti e manuali. Proprio adesso Zanichelli ha ristampato il testo noto nei paesi anglosassoni come ;/ Gray, scrupolosamente aggiornato, che può servire allo studio dell'anatomia essenziale, senza scavi tra i morti, e non ha odore. Ma il giovane coscienzioso può sempre procurarsi qualche cadavere e sezionarlo nella sua cameretta. L'esempio di Leonardo 10 sosterrà. Se mancherà la corrente, lavorerà a lume di candela e questo gli fornirà materia di bellissimi ricordi: «Quando studiavo da solo l'anatomia...». Ma qui bisogna fa-1 re molta attenzione: mettere le mani nella morte può essere estremamente filosofico, come superiormente corruttore. — Mio figlio non ha spirito avventuroso. Questo è il punto fondamentale! La mancanza di spirito d'avventura è un vuoto triste, dove insinua la sua testa di serpente lo spacciatore di droga. Anche per questo ti dico: se vuoi bene a tuo figlio strappalo dalle mani molli e malaticce della scuola, specialmente della media superiore e dell'Università, dove l'avventura della conoscenza è in coma, o sta rannicchiata in cella, aspettando l'ora dell'esecuzione, e l'estremismo politico ne è l'innominabile surrogato. La droga - assente, proibita l'avventura - si presenta come un modo per dimenticare quell'assenza, quel divieto. Finita la grande avventura, per l'America è cominciato il tempo della droga. 11 rischio individuale è restato, è scritto nella costituzione, ma il grande gioco nello spazio americano è ridotto a una serie di finzioni. All'America è anche proibita l'avventura imperiale. Allora Disneyland, eroina... Dobbiamo riinventare l'avventura: aiutandoci con Stevenson, Melville. Defoe, Conrad. Borges, ricreare intorno a noi l'isola robinsoniana. evocare la Balena Bianca, vedendole in tutto quel che è difficile. Bisogna volere amori impossibili, lavorare senza guadagno, ringraziando le porte che non si aprono, anelando al rifiuto, all'incomprensione... Buttare via le tavole spruzzate di colore invece di correre a coprirsi di vergogna alla Biennale. Dare ai raccoglitori di carta tutti i tentativi letterari invece di approfittare della debolezza inqualificabile degli Editori per pubblicarli. La droga non ama il difficile. Tuttavia, oltre un certo limite di difficoltà, di pena e di sforzo inutile, può diventare indispensabile e rigorosamente, costi anche la vita disperata di chi ne fa uso. ammissibile. Ma bisogna essere entrati nel club ristretto di quelii che hanno prima affrontato i mostri. Non negherei certo la droga al povero e grande veggente Antonin Artaud! Non negherei la mescalina ad Aldous Huxley, che ha sempre ragionato benissimo! Quando la vita si fa invivibile, o la conoscenza esiga uspmgmslddFo una vittima, e il difficile non sia stato eluso con trucchi, puoi dire al tossico che è immorale? Lo giustifico, come giustifico il suicidio. Però il mare deve essere stato attraversato. Drogarsi quando si è all'alfabeto greco o alla prima disavventura sessuale, questo è da miserabili. Flagellato dal Facile, il giovanissimo drogato, o drogaturo, cerca subito nello stupore artificiale un rifugio appena gli si presentino quaranta gradini da fare a piedi, una donna un po' complicata, una lettura che obblighi l'organo del pensiero a svegliarsi, un frammento, un frammento minimo, di visione del dolore infinito e necessario del mondo, o l'idea nebbiosa e bruciante di Dio. Circolava, qualche anno fa. un film giapponese che mi pare avesse il titolo italiano di Isola nuda. Una storia tremenda! Una coppia umana compiva uno sforzo quotidiano enorme per sopravvivere, specialmente per rifornirsi d'acqua, tra rocce e precipizi asciutti. Alla sera, sfiniti e calmi, rassegnati alla loro parte, si scaldavano quell'acqua pagata in moneta di sangue. Tuo figlio piglia l'ascensore per arrivare al primo piano e spreca un paio di litri d'acqua per pulirsi i denti corrosi dal troppo zucchero; alla sera, oppresso dall'aver imparato che Cimabue non è un bue, fuma l'erba ascoltando dischi lerci! Farei vedere L'isola nuda nelle scuole, con una persuasione subliminale che inculcasse questo terrore di un domani possibile: «Faticherete così per un po' d'acqua». Forse, non ci sarebbero troppi sghignazzamenti. Simbolica Isola Nuda, metafora di Realtà Umana. La Terra Deliziosa promessa a Mose è una Terra Facile? Sembrerebbe. La Scrittura promette una terra dove scorre il latte e il miele, dove si sguazzerà coi piedi nel burro, dove l'acqua esce dalle pietre a toccarle col bastone, dove le mura delle città nemiche crollano al parapapà di alcuni trombetti; mentiva? No. E' la superiore ironia del sacro. La Terra Deliziosa è in realtà Isola Nuda, con in più il ferro e il fuoco, le epidemie, i serpenti, le mosche. Ma i Piedi nel Burro sono i piedi nei ceppi e nel gelo feroci della Prova. Piedi nel Burro è il nostro sforzo infinito. Piedi nel Burro il brandello di luce mentale che inaudito ci ricompensa dopo sbattimenti senza numero nel labirinto cieco. Dove è l'erba più amara, lì è la Terra Deliziosa. Qual è invece la Terra Orribile, l'inferno minerale e metallico di Bosch;, la terra realmente maledetta?Quella che il Facile calamita. Senza epidemie, senza mosche, tre ore di nuvole candite da Parigi a New York, un secondo per far sapere da Berlino a tutto il mondo che nella clinica Scarabeo d'Oro la signora Cesareo ha dato alla luce quattro gemelli del marito Von Spermen, di cui è vedova da un paio d'anni. E la sete di facilità sempre più grande, del Facile Irraggiungibile, ci incupisce e tormenta tutti. Ma il Difficile è un dio benefico che si è allontanato da noi. La liberazione di un drogato (s'intende giovane; dopo i trenta, tentare è inutile) può partire solo da questo: purgarlo drasticamente del facile che lo costipa. Ma chi può farlo, e come? Tu stesso, padre di un liceale drogofago, sei così affascinato dal facile, da non poter pensare che a soluzioni di questo tipo: «Bisogna che la vita gli sia resa più facile». Sancta sintplicitasl Così aggiungi le¬ gna al suo rogo. Purga vera è piuttosto la correzione giusta e tempestiva. Vendigli quella iperbolica moto, compragli buone scarpe; guadagna di meno perché lui abbia di meno. Ecco, dai Proverbi (19.18): «Raddrizza tuo figlio finche c'è speranza; non trascurarlo fino a farlo morire». Questa massima scritturale significa che il figlio non raddrizzato a tempo (non ripreso, non punito) è come immolato, fatto da suo padre morire. Il rifiuto di castigarlo ne uccide il soffio; questo dice il testo. La vita è un groviglio oscuro. La natura dà il normale in pasto al mostruoso. Per poter raddrizzare e punire bisogna essere illuminati, e anche buoni. Ma sovente il padre è volgare e mediocre, a volte un irascibile, un bruto. Ci sono correzioni paterne tanto insensate da rendere lecito il parricidio bianco; ci sono persecutori che chiamano sopra di sé la sangui nosa vendetta di un figlio. Ma ecco un altro grave male: c'è chi ha il lume e non ha la forza, la forza di correggere «finché c'è speranza». La forza è un dono interiore: esce dallo sguardo, dalla voce; si acquista lottando col difficile. In mancanza della forza, si può adoperare l'astuzia. Negare il facile ai figli, questa è una delle difficoltà più acri, una prova amara. Anche perché occorre fare il bravo ufficiale: per portare uomini sulla linea del fuoco, precederli. Un vero padre dovrebbe essere nauseato di apprendere che suo figlio — ignorante come un tamburo — ha ottenuto la promozione; dovrebbe punirlo per questo, vendicando la verità oggettiva contro la vigliaccheria dello scrutinio finale, il cedimento degli insegnanti «che fa morire».Anche per questo ti dico: sottrai tuo figlio, alla scuola, perché l'insegnante non disposto ad uccidere tuo figlio, capace di raddrizzarlo se è storto, non lo puoi più trovare: trovi impiegati del Facile, servitori del Facile al soldo di un ministero confuso, occupati di sindacato. L'insegnante facile, oltre che noioso, è il migliore alleato dello spacciatore in agguato all'angolo della via dentro Volkswagen nera. Quasi sempre è l'altoparlante di un razionalismo distruttore, che promuovendo visioni di formicaio al posto di superiori armonie, tagliando con bestiali forbiri il filo che dal cielo mantiene in piedi la traballante marionetta umana caccia la sua piccola tribù di urlanti, di arrabbiati, di orfani d'avventura, di timidi, di sconcertati e squartati dal facile nell'anticamera della siringa. Una tetra educazione al facile, è fin dall'infanzia, il consumo ingordo di dolciumi, di zucchero. A quindici anni, ragazzi che hanno assorbito tanto zucchero sono poco difendibili dalle droghe. Anche l'acqua fredda è un discreto profilattico. Ma dove trovare, alla Crocetta di Torino, a Milano San Felice, ai Parioli di Roma, al Salario, al Nomentano. negli stessi sobborghi metropolitani, l'Isola Nuda? Detto quanto si potrebbe tentare di fare, resta una verità fondamentale: cavarsela da soli è parte del destino umano. Quel frutto della famiglia, quel figlio che va a scuola e ritorna a casa, è anche un altro, un essere umano necessariamente solo, e la sua disperazione per il facile è forse l'esca del suo difficile. Deve arrivare a capire da solo, a poco a poco, che cosa significa Terra Deliziosa, andare da solo, snebbiandosi dalle droghe, verso l'Isola Nuda. Guido Ceronetti

Luoghi citati: America, Berlino, Milano, New York, Parigi, Roma, San Felice, Torino