Dopo la partenza dello Scià le polemiche si riversano sul premier Bakhtiar di Igor Man

Dopo la partenza dello Scià le polemiche si riversano sul premier Bakhtiar Dopo la partenza dello Scià le polemiche si riversano sul premier Bakhtiar Teheran non ha ancora trovato la pace Si attende il «governo ombra» di Khomeini - Scontri fra soldati e dimostranti a Ahwaz: decine di morti DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE TEHERAN — «E'più facile abbattere un regime che edificarne un altro», dice il primo ministro Bakhtiar ai suoi sconsolati collaboratori. La frase rivela frustrazione ma, al tempo stesso, fotografa l'attuale congiuntura. Una congiuntura per molti versi drammatica. Tutto è fermo, i negozi sono chiusi, gli scioperi continuano. I ministri non riescono a raggiungere i loro uffici; quello degli Esteri è stato «dissuaso» dal raggiungerlo e un corteo di crocerossine ha «pregato» il ministro della Sanità di sgomberare. Il ministro della Giustizia si è dimesso. Questo non ha impedito al ministro degli Esteri di rimuovere dall'incarico otto ambasciatori, fra i quali quello in Italia, per una presunta mancanza di esperienza politica. L'ambasciatore iraniano a Washington, Zahedi, ritenuto un uomo «forte» dello Scià, si è dimesso, mentre quello in Australia ha lasciato l'incarico per raggiunti limiti di età. I diplomatici rimossi dai loro incarichi sono gli ambasciatori in Brasile, Nazioni Unite, Gran Bretagna, Danimarca, Siria, India, Francia e quello in Italia, Shojaeddin Shafa. Non si vede un poliziotto in giro, il traffico cercano di dirigerlo gli attivisti del movimento religioso, però con risultati piuttosto deludenti. Sono spariti anche i soldati dalla circolazione ma, ieri mattina, nella Sha-Reza, l'arteria principale di Teheran, abbiamo assistito a uno spettacolo incredibile: la sfilata di tre giganteschi trasportatori di carri armati, da 80 tonnellate ciascuno. Al posto dei tanks, grappoli umani: giovani con bandiere nere e ritratti' di Khomeini che scandivano «Abbasso Bakhtiar». I tre enormi automezzi — di fabbricazione sovietica — erano pilotati da civili: i soldati se ne stavano nella cabina di guida, pallidi e frastornati. :Uno solo, in piedi sul parafango, senza elmetto i capelli scarmigliati, agitava la mano in segno di saluto, ricevendo mazzi di giunchiglie. Migliaia di persone corrono da un capo all'altro della città come mosche impazzite, ebbre di felicità, consapevoli di girare a vuoto. L'appello del. primo ministro di porre fine alle manifestazioni, di riprendere il lavoro, è rimasto inascoltato. I capi dell'opposizione siedono in permanenza ed inviano anche loro messaggi ai popolo. Il leader del Fronte nazionale, Sandjabi, afferma che la cacciata dello Scià è «solo un primo passo. Ci attendono altre tappe difficili. La vittoria finale del popolo implica disciplina rivoluzionaria e la massima vigilanza». "L'ayatollah Taleghani invita alla calma e alla riflessione; un altro rispettato leader, lo scrittore Dyavadi, capo della lega dei diritti dell'uomo, ammonisce a non premere troppo l'acceleratore ma l'Iran, in queste ore. è come un'automobile da corsa che ha rotto i freni e corre non si sa dove, senza nessuno al volante. Tuttavia lo stesso Sandjabi dice che «tutto questo è normale. Assistiamo a una sorta di tilt collettivo dopo un anno di gravi tensioni, di lotta, di sacrifici, di sangue. Passerà presto. Vedrete venerdì con quanta disciplina milioni e milioni di persone sfileranno per le vie di Teheran». Celebreranno la fine della quaresima sciita oppure il ritorno di Khomeini? I giornali danno per «imminente» il ritorno in patria del vecchio imam, ma Sandjabi risponde che Khomeini tornerà solo quando egli lo riterrà opportuno. Intanto il famoso «consiglio, della rivoluzione islamica» che. a detta di Khomeini, si Igor Man (Continua a pagina 2 In quinta colonna) nHnmHanrani

Persone citate: Bakhtiar, Khomeini, Zahedi