Stavolta paga chi è in alto

Stavolta paga chi è in alto Stavolta paga chi è in alto E' impossibile dare a intendere che fosse proprio difficile sorvegliare a vista l'imputato Giovanni Ventura, in libertà provvisoria a Catanzaro. La tradizionale scarsità di mezzi e l'inadeguatezza tecnica degli strumenti a disposizione della nostra polizia è una scusante che questa volta non può essere invocata. Bastava non perdere d'occhio il portone e le finestre della casa dove il prevenuto abitava, e il resto poi si riduceva a un ordinario pedinamento, operazione che non è mai stata al di sopra delle attitudini di normali poliziotti di ogni Paese, in ogni tempo. Bisognerebbe pensare che quelli del servizio a Catanzaro in Stretto Cappuccini 18 — domicilio di Ventura — fossero stati scelti secondo un criterio di selezione alla rovescia, per avere a disporre dei più baggiani e più inetti. Ma su un argomento di questo genere lo sghignazzo o la beffa non sono consentiti, e neppure il sarcasmo o l'ironia: qui non è tanto in causa l'eventuale dabbenaggine di una muta di custodi, quanto lo scrupolo e la volontà dei preposti a dirigere dall'alto quel servizio di custodia. E' certo un bene che il capo della polizia sia stato chiamato a rispondere del gravissimo fatto con la perdita del posto, e che insieme a lui debba pagare il capo dell'ufficio politico della questura di Catanzaro. Le responsabilità vanno cercate in alto: ma non bastano decisioni di carattere spettacolare, le quali forse non significano un reale cambiamento di rotta. Si sta infatti assistendo alla solita corsa per lo scarico delle responsabilità fra magistratura e polizia, con annuncio di denunce per mancati adempimenti di atti d'ufficio : miserevole spettacolo di una ripresa delle faide tra i vari corpi dello Stato. Comunque è questa solamente la prima scena, e infatti la polemica fra gli organi giudiziario ed esecutivo si allarga a comprendere anche il potere legislativo, e si fa colpa al Parlamento di sfornare norme permissive destinate a rendere meravigliosamente facile la vita dei nemici della legge. Questo incrociarsi di reciproche accuse non è insolito: anche in occasione della fuga di Kappler dall'ospedale del Celio ve ne furono di analoghe, come nei giorni della sparizione di Franco Freda dalla stessa città di Catanzaro. Ma non è il caso di riaprire adesso una discussione di me rito sulla fondatezza dei rimproveri che i tre poteri dello Stato si stanno scambiando. Concediamo una moratoria, dando ragione e torto a tutti e tre messi a fascio in un mazzo, e limitiamoci a tentare di chiarire questo episodio Catanzaro bis, la seconda fuga in poco tempo di un imputato di strage promesso all'erga stolo. Non si dica che questo è un modo riduttivo di considerare le cose. Penso, al contrario, che se prendessimo lo spunto dalla fuga di Ventura per di scettare ancora una volta sul la necessità della riforma del lo Stato, o di qualche legge eccezionale, o del ripristino della pena di morte, perderemmo un'altra buona occasione di parlare in concreto del problema, che resta quello già enunciato in principio: come e perché è mancata la prevenzione della fuga dell'imputato, e chi l'ha resa vana? La prevenzione era facile, non certo fuori della portata dei mezzi, seppur modesti, di cui dispone la polizia. Il magistrato non è vero che abbia le mani legate nell'applicazione di una legge di vigilanza sugli imputati in libertà provvisoria: il Parlamento avrà avuto torto nell'approvare una legge di troppo blanda ispirazio¬ ne, ma nel caso del prevenuto Ventura essa sarebbe stata sufficiente, solo che gli occhi dei custodi fossero tenuti bene aperti. C'era stato il precedente della sparizione di Freda, e poteva bastare per accendere zelo; Catanzaro, del resto, è una città ideale per esercitare un controllo sui va e vieni, dato che vi si entra e se ne esce da due soli punti obbligati. Ciononostante, il controllo è mancato, o per gravissima inconcepibile imprevidenza, o per altri motivi misteriosi. Si può pensare che, a Ventura, siano state assicurate complicità di tale efficacia dissuasiva da frustrare e annullare anche le migliori disposizioni

Persone citate: Franco Freda, Freda, Giovanni Ventura, Kappler, Ventura

Luoghi citati: Catanzaro