Handicappati, ma con diritto all'amore

Handicappati, ma con diritto all'amore A Venezia una tavola rotonda sul problema della sessualità Handicappati, ma con diritto all'amore DAL NOSTRO CORRISPONDENTE VENEZIA — E' forse la prima volta in Italia che si paria in modo concreto della sessualità nelle persone handicappate. Su questo tema, infatti, si è svolta, al centro operativo di educazione sanitaria dell'ospedale di Mestre, una tavola rotonda che ha inaugurato i lavori del dodicesimo corso di educazione sessuale per medici, assistenti sanitarie, insegnanti ed educatori. Il direttore del centro, prof. Giovanni Caletti, ha rilevato che nel nostro Paese manca la presa di coscienza «globale» dei problemi delle persone handicappate, che restano affidate al ghetto, alla pietà e all'amore della famiglia. «Non c'è tempo — ha detto Caletti —, coraggio o desiderio di affrontare i problemi dell'handicappato. Vi sono molti problemi, esistenziali di inserimento, di scuola, di autonomia dalla famiglia — ha proseguito Caletti —, vi sono esigenze umane, sociali, che non possono essere dimenticate dalle persone che tengono a precisare che appartengono al mondo civile e che si proclamano, in ogni occasione, cristiane». Certo, la soluzione di questi problemi è complessa, difficile e dispendiosa, ma ciò non annulla il diritto a queste persone ad avere tutto quanto abbisogna per vivere, per sentirsi partecipi di una società, di un nucleo familiare, in una parola, di esistere. Secondo Caletti, nel problema dei mezzi di trasporto, in quello dell'educazione, dell'istruzione professionale, sia-' mo all'anno zero, senza offesa per organizzazioni, associazioni volontarie che da anni cercano di aprirsi un varco di fronte alla indifferenza e al scetticismo generale. Non sembra ci sia, in realtà, la volontà di risolvere il problema che è anzitutto umano. Finché i pregiudizi predominano sulla scienza, e le superstizioni sulla realtà biologica, non c'è da meravigliarsi che gli handicappati vengano ignorati. Tutti hanno bisogno di amore, ha concluso lo studioso, non c'è ragione di vita sen¬ za amore. Ebbene, di questo amore l'handicappato ha bisogno più degli altri, per non sentirsi escluso, per non essere solo, isolato, considerato ingiustamente diverso dagli altri. All'incontro hanno partecipato due coppie che vivono in prima persona questa realtà: Mario e Annamaria Pigazzini, di Lecco, e Pino e Paola Morteo, di Firenze. Bisogna smitizzare una buona volta — ha detto Mario Pigazzinl — le «grandi difficoltà» che si dice esistano, almeno per quanto riguarda coloro che sono affetti da handicap fisici (nel campo degli handicap psichici i problemi cambiano di molto). «Certo — ha precisato Annamaria Pigazzini (ha 32 anni, e da quindici, in seguito a una malattia e ad un errore chirurgico, ha perduto l'uso delle gambe. Lavora come operatrice sociale a Lecco) — per superare le barriere psicologiche che impediscono il diffondersi di un discorso di normalità anche nella sfera sessuale per gli handicappati è necessario mettere in crisi certi tipi di valore, come la bellezza, l'avvenenza, e simili per prenderne in considerazione altri». In sostanza, sugli handicappati bisogna fare un discorso generale, nel quale rientra anche il discorso sulla sessualità. Pino Morteo, a sua volta, ha rilevato che se l'inserimento del «diverso» nella scuola, nel; lavoro e nel tempo libero ha raggiunto risultati abbastanza positivi, nel campo affettivo e sessuale questo non è avvenuto. Non esistono, e non possono esistere, leggi che tutelino l'handicappato da questo; punto di vista e quindi ci si deve scontrare con 11 modo di pensare della gente comune: le stesse persone che accetta-: no che il «diverso» vada a scuola e lavori, trovano difficoltà a «concedergli» una vita sessuale normale. Ci sono secoli di tradizioni alle spalle e non è facile purtroppo farne piazza pulita. Gigi Bevilacqua

Persone citate: Annamaria Pigazzini, Caletti, Gigi Bevilacqua, Giovanni Caletti, Mario Pigazzinl, Paola Morteo, Pino Morteo

Luoghi citati: Firenze, Italia, Lecco, Venezia