Si prepara la reggenza Conferma: lo Scià parte di Igor Man

Si prepara la reggenza Conferma: lo Scià parte Lo ha rivelato a Teheran l'ex premier Ali Àmini Si prepara la reggenza Conferma: lo Scià parte L'annuncio ufficiale sarà dato soltanto quando il jet imperiale sarà in volo (forse già domenica) per gli Stati Uniti - La «vacanza» potrebbe essere un viaggio senza ritorno -1 militari convinti da Washington a non usare la forza e accettare il governo di Bakhtiar, che ieri ha presentato il suo programma alla Camera DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE TEHERAN — La formazione del consiglio di reggenza verrebbe annunciata tra domani e domenica; subito dopo, o quasi, lo Scià partirebbe. Queste le ultime notizie: vengono confermate da Ali Amini, l'ex primo ministro che ha fatto da tramite fra gli amt;icani, cui è molto legato, e l'imperatore. La soluzione della crisi è dunque vicina? Amini ritiene di si, nel senso che il primo e importante passo sta per essere compiuto. Ancora ieri il vecchio statista ha discusso a lungo con il sovrano, insieme con il capodelia petrolifera nazionale Nioc, Entezam, e con l'ex professore universitario Sadiqi, per mettere a punto il consiglio di reggenza nel quale tutti e tre entreranno. Sono stati anche esaminati i dettagli della partenza dello Scià che dovrebbe avvenire «nel segreto più assoluto»: l'annuncio verrà dato solo quando il jet imperiale sarà a poche ore di volo dagli Stati Uniti. Rancho Mirage, in California, sarebbe l'approdo del «re dei re». Vacanza invernale o più prolungato soggiorno all'estero? Anche un uomo visceralmente monarchico come Amini non scarta l'idea che il viaggio dello Scià potrebbe essere senza ritorno. Non lo dice chiaramente ma lo lascia intendere, sia pure non senza amarezza. Quel che conta, afferma, è la salvezza del Paese e lo Scià, sostiene Amini, ama il suo Paese, checché se ne dica. E dopo la partenza dell'imperatore, che cosa avverrà? Lo scenario viene tratteggiato lapidariamente: Shapur Bakhtiar tirerà avanti per qualche tempo con il suo governo «nato morto», poi si dovrà, necessariamente, aprire un vasto arco di consultazioni. In primo luogo con i capi religiosi, vale da dire con Khomeini, per varare un governo valido. Un governo, cioè, che risponda alle esigenze popolari. Tuttavia rimane uno scoglio da superare : quello della forma istituzionale. Gli americani, che trattano ormai da tempo con Khomeini, insistono perché la monarchia venga salvata e non disperano che il vecchio ayatollah finisca con l'accettare una condizione che gli Stati Uniti, almeno per il momento, considerano irrinunciabile. E la considerano irrinunciabile perché legata all'allineamento dei militari sulle posizioni del Dipartimento di Stato. I generali, infatti, avrebbero finito col cedere alle pressioni di Washington impegnandosi a non compiere atti di forza in cambio della «garanzia» che la forma istituzionale non venga modificata. Il più riottoso degli alti gradi, Khosrowdad, comandante dei Rangers, che l'altro giorno si era recato dallo Scià per «scongiurarlo» di non partire, lasciando capire al sovrano di essere disposto a tutto pur di impedire la cosiddetta vacanza dell'imperatore, è stato silurato: lo hanno spedito in una guarnigione periferica. Nelle ultime ore l'imperatore ha ricevuto i comandanti delle varie armi «consigliati doli» di accettare i suggerimenti del generale Huyser, vicecomandante delle forze americane in Europa, in missione a Teheran. Come si sa, Huyser suggerisce ai militari di non sabotare l'operazione Bakhtiar. Confortato dal pia cet dei generali, il premier de signato ha esposto ieri alla Camera il suo programma di governo. Un programma senza dubbio illuminato, che va dallo scioglimento della Savak, la terribile polizia segreta, alla liberazione di tutti i prigionieri politici (68 rilasciati ieri) dall'indennizzo ai torturati e ai faliliari dei martiri, all'abolizione progressiva della legge marziale, dalla riforma della pianificazione alle elezioni generali entro sei mesi. Il programma di Bakhtiar prevede anche una stretta collaborazione con i capi religiosi, una politica di assoluta equidistanza rispetto alle grandi potenze e di solidarieà coi Paesi islamici, nonché con la causa palestinese. Un programma illuminato Teheran. Una donna appena usdannata all'ergastolo, innalza undicevamo, che potrebbe piacere persino a Khomeini, ma che avrebbe il torto di essere stato esposto da un uomo sgradito al popolo. Ancor ieri, in uno scenario allucinante, tra tombe innevate e mullah vestiti di nero, una gran folla ha manifestato nell'immenso cimitero di Teheran scandendo: ^Parola d'ordine di Khomeini: non partenza ma im¬ cita di prigione, era stata conun ritratto di Khomeini (Ansa) piccagione — Muoia l'erede dello Scià crudele — Bakhtiar sei un traditore». Invero, Khomeini non si è ancora pronunciato sul primo ministro, ma qui sorge un interrogativo intrigante: è l'ayatollah a pilotare incondizionatamente le masse o non sono piuttosto gli umori popolari a ispirare le sue direttive? Igor Man