Questa era la scuola nata dalla Resistenza

Questa era la scuola nata dalla Resistenza Questa era la scuola nata dalla Resistenza Una mostra documenta l'esperienza dei convitti partigiani, soffocati dopo pochi anni Il nome • Convitti scuoia della Rinascita» a molti può risultare sconosciuto ma ad altri, specialmente ai protagonisti della guerra di Liberazione, agli antifascisti, quel nome e-quell'iniziativa associano il ricordo di impegno, solidarietà, entusiasmo, laboriosità. Erano scuole a tempo pieno, create nel 1945 dai partigiani per gli antifascisti desiderosi di recuperare corsi perduti, conseguire o perfezionare la cultura di base e professionale, embrioni dell'auspicabile intreccio scuola - lavoro. Un'esperienza durata cinque anni nella nostra città, dal '45 al '50, vissuta da oltre 500 studenti - lavoratori ma in altre città, una decina, l'iniziativa si protrasse fino alla fine degli Anni Sessanta plasmando artigiani, professionisti, uomini politici, amministratoti. Ora quel patrimonio storico di esperienze, documenti fotografici, manifesti, materiale vario raccolto nelle undici città sedi del convitti «Scuola della Rinascita» fanno parte di una mostra itinerante che sarà aperta da oggi alla fine del mese nelle sale dell'Unione culturale, via Cesare Battisti 4/B. La rassegna viene allestita dall'amministrazione provinciale e organizzata dall'Istituto pedagogico della Resistenza di Milano. Ed è stato proprio il presidente della Provincia, Giorgio Salvetti, con gli assessori Stratta, Bottero e Gattini (quest'ultimo ex allievo della scuola convitto della città) a illustrare ieri' mattina in una conferenza stampa gli scopi della rassegna che proviene da Venezia. Non si tratta di trarre dalla naftalina del materiale — hanno sottolineato Salvetti e gli assessori — ma di offrire lo spunto per una riflessione a studenti,, insegnanti, operatori scolastici. Dalle esperienze personali di Gattini e degli altri allievi della scuola convitto prima a Villa Rey e poi a Regio Parco è emerso uno spaccato di vita sconosciuto alla stragrande maggioranza degli attuali studenti. Le scuole Convitto della Rinascita oltre che riflettere un'immagine della scuola italiana co¬ me l'avrebbero voluta 1 partigiani (diritto allo studio, autogoverno, solidarietà, intreccio scuola-lavoro) sono diventate palestre dove la pratica della democrazia reale era l'ossigeno. Le assemblee settimanali che riunivano tutti gli operatori del convitto (insegnanti, allievi, impiegati, cuochi, infermieri) erano un diritto Irrinunciabile, ma la selezione era severa (potevano proseguire soltanto 1 più capaci e meritevoli), serrato 11 confronto. « Vi confluiva — come rileva Lucio Lombardo Radice nell'opuscolo di presentazione della mostra — l'esperienza di pedagogia democratica della scuola partigiana». Ma le scuole convitto con tali caratteristiche non potevano non impensierire 1 governi d'allora. Una scuola democratica, popolare, organizzata e guidata nell'interesse dei lavoratori veniva vista come il fumo negli occhi. E i ministri Intervennero, per boicottare, stringere il rubinetto del finanziamenti, fino a chiuderlo del tutto. Ora quelle scuole diventano mostra e messaggio. Un messaggio soprattutto per 1 giovani. g. j. p.

Persone citate: Bottero, Gattini, Giorgio Salvetti, Lucio Lombardo Radice, Salvetti, Stratta

Luoghi citati: Milano, Regio Parco, Venezia