Ossola va a trattare in Albania e guarda al vertice di Guadalupa di Mario Salvatorelli

Ossola va a trattare in Albania e guarda al vertice di Guadalupa Dopo 35 anni un ministro italiano torna a Tirana Ossola va a trattare in Albania e guarda al vertice di Guadalupa Le relazioni commerciali fra i due Paesi sono modeste, ma ci sono possibilità di sviluppo: l'Italia può fornire impianti in cambio di materie prime (specie cromo) DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ROMA — L'economia italiana ha un peso non molto inferiore a quello che rappresenta per il mondo occidentale l'economia britannica. Quanto alla nostra importanza per la sicurezza della Comunità Atlantica, per giudicarla basta guardare la carta geo-politica dell'Europa. Eppure, al super-vertice della Guadalupa l'Italia non c'era. Ne parliamo con il ministro per il Commercio Estero, Rinaldo Ossola, alla vigilia della sua missione in Albania, un paese piccolo, ma che può giocare un ruolo chiave nei rapporti di forza tra i due blocchi. «Il numero d'incontri ad alto livello continua a crescere. Sarebbe preferibile, evidentemente, parteciparvi sempre, ma un'assenza non va drammatizzata», risponde Ossola. Continua: « L'importante è che dalla Guadalupa possano uscire due cose. La prima è la volontà di un maggior coordinamento occidentale, ai fini di un rilancio economico e d'una maggiore stabilità tra l'area monetaria europea e quella del dollaro. Il secondo punto è connesso alla creazione del Sistema monetario europeo, e cioè si spera che l'incontro alla Guadalupa abbia offerto a Germania e Francia l'occasione per ricucire il tessuto degli accordi raggiunti a Bruxelles, con una positiva soluzione sull'agricoltura, pomo della discordia». Lei ha sempre sostenuto che l'Europa «verde» per l'Italia è un peso molto gravoso, anche sulla bilancia commerciale, valutabile in migliaia di miliardi l'anno. «Certo. Si deve tener conto delle esigerne poste con molto realismo dalla Francia, e dall'Italia, per rendere il sistema della politica agricola comune piii equo per tutti i suoi partecipanti. Inoltre, io ho sempre affermato che in un contesto Sme non ha piii senso avere cambi diversi, da una parte per i prodotti industriali e il turismo, dall'altra parte per i prodotti agricoli. Questi sistemi devono essere riunificati, in tempi, se non rapidissimi, ragionevolmente brevi». Questa che effettua in Albania è la sua ventottesima missione come ministro del Commercio Estero, ma, se non erriamo, è la prima visita in Albania di un ministro della Repubblica italiana. «Infatti. Ed è anche la prima volta che mi faccio precedere da una missione esplorativa, effettuata ai primi di dicembre dal mio capo di Gabinetto, Vittorio Barattieri. Questo fatto sottolinea la non facilità e l'importanza politica di un'apertura dei rapporti diretti con Tirana». A che livello sono oggi le relazioni commerciali tra i due Paesi? «L'Italia è il primo partner occidentale dell'Albania, anche se l'interscambio è relativamente modesto: 25-30 miliardi di lire l'anno. Presenterò a Tirana una serie di proposte per svilupparlo, tenendo presente che l'Albania, in base alla sua Costituzione, non può accettare crediti dall'estero, da qualsiasi punto cardinale provengano, per finanziare le proprie importazioni». Questo comporta la necessità di scambi equilibrati. L'Albania, cioè, deve coprire con' le sue vendite a noi le nostre vendite a lei. Di quali prodotti? «Noi abbiamo la possibilità di fornire all'Albania alcuni impianti, mentre l'Albania può venderci materie prime, soprattutto cromo, di cui è tra i massimi esportatori mondiali». E Ossola conclude: «L'Albania è un paese di grande importanza per l'equilibrio strategico del Mediterraneo. E' interesse, quindi, di tutti i Paesi rivieraschi riprendere un dialogo interrotto da troppi anni, in particolare per l'Italia, le cui coste distano appena 80 chilometri dal porto di Durazzo. E' di reciproca utilità che le nostre imprese stano collegate con le loro, al fine di rendere fruttuoso a livello economico il dialogo politico che conto di aprire a Tirana con questa mia visita». Anche la Cina è oggi più vicina. Un'ultima domanda: ci può confermare la notizia d'una missione di banchieri italiani a Pechino? «Dal 21 al 28 gennaio si recheranno in Cina i rappresentanti degli istituti di credito speciale, per mettere a punto le clausole del finanziamento di un miliardo di dollari in 4 anni, per acquisti dall'Italia, concordato nella mia visita a Pechino in novembre. Penso che la convenzione finanziaria sarà firmata nei prossimi mesi, in occasione della visita a Roma del ministro del Commercio Estero cinese. Li Chiang». Mario Salvatorelli

Persone citate: Rinaldo Ossola, Vittorio Barattieri