Portate a Milano le voci della dissidenza a Praga di Alfredo Venturi
Portate a Milano le voci della dissidenza a Praga Portate a Milano le voci della dissidenza a Praga L'analisi della situazione cecoslovacca è stata fatta ascoltare ai partecipanti al convegno sulle "società post-rivoluzionarie,, MILANO — Una tavola rotonda clandestina a Praga, una bobina che passa indenne la frontiera, un'amplificazione con traduzione simultanea, e il miracolo è fatto. Al convegno del Manifesto sulle società post-rivoluzionarie risuona la voce della dissidenza interna cecoslovacca. Un brivido percorre la sala quando gli amplificatori diffondono il civile argomentare dei dissidenti praghesi. Sono uomini del nuovo corso e della «Charta '77»: dal filosofo cattolico Heydanek a Rudolf Slansky, dallo storico Milos Hejek al sociologo Rudolf Batek, entrambi marxisti. Con loro c'è Frantisele Kriegel, ormai ottantenne. Nel '68 fu il solo, fra i dirigenti del nuovo corso, che a Mosca rifiutò di firmare il cosiddetto accordo che doveva sanzionare la «presenza temporanea» delle truppe del Patto di Varsavia in Cecoslovacchia. E' proprio Kriegel che ora sottolinea l'amara ironia di quel carattere temporaneo. «Dieci anni dopo — dice — il nostro Paese è ancora in regime di occupazione, il governo non fa che eseguire le direttive delle forze di occupazione: eppure fu tra i firmatari dell'atto finale di Helsinki, che affermava solennemente i princìpi del non intervento e della non interferenza». Amarezza anche per le prospettive. Heydanek: «Non si vede proprio dove la società cecoslovacca stia andando». La cultura, dice Batek, viene «repressa e oppressa in maniera assolutamente illogica». Eppure la normalizzazione ha ottenuto qualche successo, dice Slansky. Espulsi dal partito i dissidenti, l'elite collaborazionista può operare indisturbata. C'è qualche miglioramento nell'economia, soprattutto a vantaggio degli agricoltori. Inoltre il regime di Husak ha saputo approfittare dello choc del '68, «relegando la popolazione in un atteggiamento sostanzialmente passivo». Kriegel parla di «privilegi, corruzione, repressione», di un popolo privato di buona parte dì ciò che produce ma soprattutto di «ciò che potrebbe produrre in circostanze diverse». Ecco le voci da Praga che parlano della «Charta 77». Heydanek la definisce non già un programma politico, ma «un luogo per la discussio- ne», che aggrega uomini di tendenze diverse: i comuni denominatori sono il rispetto dei diritti umani e civili e la scelta della legalità. Sui limiti politici della «Charta '77» c'è disaccordo fra i cinque dissidenti praghesi: chi vorrebbe quel movimento più incisivo sul piano programmatico, chi invece preferisce, è il caso del cattolico Heydanek, conservare l'attuale indeterminatezza che ne fa un ponte fra posizioni diverse. E' stato proprio il documento di due anni fa a rendere possibile un primo tentativo di internazionalizzazione del dissenso nell'Est europeo. «Abbiamo avuto contatti con gli oppositori polacchi». E' stato tre mesi fa, un incontro alla frontiera immediatamente seguito dall'arresto di Jaroslaw Sabata, tuttora in carcere mentre la sua famiglia è inavvicinabile, sotto sorveglianza domiciliare. Milos Hejek, e gli altri, ci dicono infine che cosa si aspetta la dissidenza ceca dalla sinistra occidentale: un impegno più deciso per il rispetto delle convenzioni internazionali, una scelta autonoma degli interlocutori tra le forze dei Paesi orientali, non escludendo «interlocutori non governativi». La registrazione di questo dibattito, che è avvenuto negli ultimissimi giorni fra le ben note difficoltà della «normalizzazione», sembra dare un plastico significato alle parole che Louis Althusser pronunciò a Venezia nel novembre del '77, al primo convegno del Manifesto sul cosiddetto «socialismo reale»: «Quel che accade nei Paesi dell'Est ci afferra al cuore e alle viscere». Questo secondo convegno è dedicato specialmente alla Cecoslovacchia, dieci anni dopo la «Primavera». Vi partecipano intellettuali e militanti, di tredici Paesi, Ieri hanno ' parlato, dopo Rossana Rossanda, l'esule ceco Zdenek Heizlar e lo storico francese Charles Bettelheim. La manifestazione, che si concluderà domenica, prosegue oggi divisa per commissioni tematiche. Vi partecipano esponenti del partito comunista italiano. Il nocciolo della discussione è quello ripreso ieri dalla Rossanda: le società dell'Est, del «socialismo reale», possono o non possono essere «decifrate da una griglia marxista»? E, se davvero « la crisi del marxismo è esplosa», come esclamò Althusser a Venezia, per quale strada sarà possibile, si chiede la Rossanda, «ridare al socialismo da noi concretezza, da loro verità?». Alfredo Venturi
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