Piccolo grande Teng, uomo dell'anno di Frane Barbieri

Piccolo grande Teng, uomo dell'anno STRAORDINARIA STORIA DI UN LEADER RESUSCITATO TRE VOLTE_ Piccolo grande Teng, uomo dell'anno L'uomo che Mao ridicolizzava per la bassa statura ha sconvolto gli equilibri internazionali - Apre la Grande Muraglia non per far dilagare la supremazia della Cina, ma per lasciarvi entrare il meglio delle conquiste altrui - Primo tra i personaggi mondiali, resta secondo nel suo Paese, dopo Hua: vede in lui, di 20 anni più giovane, chi porterà avanti le sue idee mondo ha chiuso un anno con un, volto profondamente cambiato. Lo si deve in primo luogo al fatto che la Cina sia ritornata a far parte della terra. Non per caso l'artefice di questa reintegrazione a dimensioni cosmiche figura in questi giorni su tutte le più prestigiose copertine in veste di -uomo dell'anno». Il merito di Teng Hsiao-ping non è soltanto quello di aver restituito un miliardo di cinesi al quadro dialettico dell'umanità, rendendolo non sappiamo se più brutto o più bello, ma comunque più completo. Altrettanto importante risulta il modo in cui è stato congegnato l'aggancio. La Cina è rimasta chiusa per secoli in una specie di autosegregazione xenofoba, simbolizzata dalla Grande Muraglia, non per un complesso di minorazione culturale o civile ma, al contrario, per un senso di superiorità. Ciò valeva tanto per le grandi dinastie quanto per Mao Tsetung: il vento dell'Est che doveva sopraffare il vento dell'Ovest. Il grande balzo nella politica interna era concepito da Mao come costruzione di una potente piattaforma per il successivo balzo della conquista, almeno ideologica, del mondo. L'attuale balzo verso il mondo parte invece da tutt'altrì presupposti. Il primo fra questi è la constatazione che il grande balzo interno si sia risolto in un pieno insuccesso economico e politico. Di conseguenza la Grande Muraglia non si apre per far dilagare la supremazia cinese, ma, al contrario, per lasciare penetrare nella Cina il meglio delle conquiste mondiali. Più che insegnare, la Cina oggi vuole imparare. Con realismo In questo forse consiste il più sostanziale capovolgimento del maoismo compiutoda Teng Hsiao-ping. Lo riscontriamo già in un suo vecchio discorso, quando disse anche fin troppo esplicitamente per il modo cinese di esprimersi: «E' inutile che una donna brutta vada dicendo in giro di essere bella. Ciò non cambia il suo aspetto. Tanto vale che riconosciamo una buona volta di essere un Paese arretrato... A quattr'occhi, parlando con le varie delegazioni comuniste, sapeva andare ben più in là sostenendo che sì era importante stabilire chi fra i Paesi socialisti applicava meglio la dottrina marxista, ma che tuttavia la questione centrale era un'altra: perché la Germania e il Giappone abbiano raggiunto uno sviluppo molto superiore, pur partendo dallo zero dopo le distruzioni della guerra. La risposta, confidava Teng, riguardava anche il futuro del socialismo perché un'ideologia non potrà mai esprimere la propria superiorità se non saprà accompagnarsi a un ìneccanismo superiore di produzione, sia materiale che spirituale. Da qui anche la sua famosa sentenza: «Non ha importanza se il gatto sia bianco o nero. E' importante che sia capace di acchiappare i topi... Mao voleva colorare i gatti. Teng voleva perseguire i topi. Una differenza fondamentale che ha fatto diventare Teng ora collaboratore, ora vittima di Mao. Infatti, oltre ad avere sconvolto gli equilibri del mondo e oltre ad aver liberato i cinesi dalla soffocante xenofobia. I '« uomo dell 'anno- ha rovesciato anche la suprema regola gerarchica di un sistema comunista. Regola secondo cui un leader. quando viene bruciato politicamente, non può riemergere, anche se vengono poi riaffermate le sue idee. Teng ha forzato la regola non una. ma addirittura tre volte (il che, data l'implaca- bilità del meccanismo, significa quasi resuscitare biologicamente tre volte). La prima fu la meno spettacolare. Tornato dalla Francia e da Mosca, dove trascorse sei anni come operaio-studente, Teng, inseritosi subito fra i quadri superiori del pcc, aveva sostenuto con tale slancio le tesi sulla strategia della guerriglia armata dell'emergente Mao Tse-tung, che la controffensiva dei vecchi quadri, legati al Comintern, gli aveva imposto la destituzione da tutti gl'incarichi (mentre Mao, più malleabile, si salvò». Durante la Grande Marcia Teng risalì uno per uno i gradini: capo dell'ufficio politico dell'Armata nel 1943 e membro del Politburo nel 1947. A Paese liberato, sta all'ombra dei grandi, non soltanto perché fisicamente non oltrepassa l'altezza di un metro e mezzo. Davanti a lui ci sono Mao. Liu Sciao-ci, Ciu En-lai, Pen Teh-huai e tanti marescialli gloriosi. Però, già nel 1956 Mao ha potuto presentarlo a Kruscev come segretario generale del pcc: «Attenzione a questo piccolo uomo, ha un grande futuro... 1 // dissacratore di Stalin non ci fece caso. Lo impensieriva a sufficienza lo stesso Mao. A sua volta il grande timoniere incominciava però ad avere grattacapi con il suo piccolo collaboratore: Teng si dichiarava contrario alla soppressione totale dell'iniziativa priimta nelle campagne, per esempio. Quando aveva mandato una circolare al partito in questo senso. Mao. leggendola, sbottava: «Quale imperatore ha bandito questo decreto?... Durante una votazione al Politburo. Mao poi chiedeva che si alzassero i membri contrari ad una sua proposta. Si alzava soltanto Teng. E Mao. ridicolizzando la statura del segretario generale, concludeva la votazione: «Approvazione unanime, non vedo che qualcuno si sia alzato... Con Edgard.Snow, alludendo a un altro difetto fisico di Teng. si confidava in quegli anni: «Questo è sordo da un orecchio, ma spesso fa finta di non sentire nemmeno con quell'altro». Cosi Teng Hsiao-ping non «voleva sentire» né del Grande Balzo, né della rivoluzione culturale. Si trovava sempre più vicino al presidente della Repubblica, il principale oppositore di Mao. Liu Sciao-ci. La loro corrente sembrava prevalere, mentre Mao si ritirava nel suo famoso eremo di provincia a riflettere sulle cose trascendentali. Di fatto rifletteva su come riprendersi la buona fetta del potere di cui Liu lo aveva privato. Ritornato a Pechino, Mao aveva scatenato la rivoluzione culturale e la furia delle Guardie Rosse. Siamo nel 1965. Il primo obiettivo era Liu. «capo del regno della burocrazia». Teng si era rifugiato, per temporeggiare, nell'autocritica. Però. Mao lo considera «fuori, soffice come il cotone: dentro, duro e pungente come un ago d'acciaio». Nel 1967 appaiono sulla piazza Tien An Men dei pupazzi impiccati: le facce raffiguravano quella di Teng; attorno al collo cartelli con la scritta: «Traditore borghese, più corrotto e pericoloso dello stesso Liu». Gli si rimproverava anche di essere il migliore giocatore di bridge del Paese, di sapere cucinare e mangiare bene: segni estremi dell 'imborghesìmen to. Teng Hsiao-ping scompare dalla circolazione, privato di tutte le cariche. Si saprà dopo che era stato mandato in una colonia dì rieducazione, dove gli era riuscito di fare, appunto, il cuoco. Ovviamente le colonie del Sinkiang non erano ì gulag della Siberia, né il Politburo di Pechino era quello cremlìnìano: fatto sta che nel 1973, a un ricevimento offerto a' principe Sihanuk. davanti aglinvitati sbalorditi, a fianco di Ciu Enlai. appare il dimenticato Teng. Il Grande Balzo era fallito, la rivoluzione culturale aveva messo a soqquadro il Paese e il primo ministro si era assunto il compito di rimettere in moto un meccanismo sommerso dall'ideologia. Legato a letto, con un cancro galoppante, Ciu En-lai, in uno degli ultimi sforzi, lancia al Congresso nazionale la dottrina delle «quattro modernizzazioni». Però, deve trovare chi potrà portarla avanti La sua scelta cade su Teng Hsiao-ping. Scombussolato dagl'insuccessi e dagli eccessi della sua rivoluzione culturale, Mao Tse-tung si arrende: il piccolo uomo del grande futuro si riprende tutte le caricìie perdute sette anni prima: vice primo ministro, vicepresidente del partito, capo dello Stato Maggiore. In appoggio alla linea di Ciu En-lai, pubblica sul Quotidiano del popolo tre lunghi saggi sulla modernizzazione. denunciando i gravi ritardi della Cina in tutti i campi. Nel partito scoppia subito un'accesa discussione. Ciang Cing, moglie di Mao, parla di «tre erbe velenose» riferendosi agli scritti di Teng. Sullo sfondo sta la lotta per la successione di Ciu En-lai. Infatti, appena morto il primo ministro, sulla sua poltrona, dove tutti aspettavano Teng, appare improvvisamente lo sconosciuto Hua Kuo-feng. Ma nessuno poteva ormai togliere a Teng l'eredità spirituale di Ciu. Il furore popolare scoppiato sulla piazza Tien An Men nell'aprile del 1976, quando furono impedite le commemorazioni in onore di Ciu En-lai, non era altro che una manifestazione a favore del suo erede. Cosi lo interpretarono anche al Politburo, dominato dalla straripante Ciang Cing, la quale trasmetteva o manometteva le istruzioni di Mao, ormai immobilizzato. Di conseguenza, Teng Hsiao-ping perdette un'altra volta tutte le sue funzioni. Si pensava questa volta: per sempre. Tuttavia, si sbagliarono tutti e si sbagliò anche il dominante gruppo di Shanghai. Si sbagliarono sul conto di Teng e si sbagliarono sul conto di Hua. Contavano di trovare in Hua un docile seguace, grato delle cariche attribuitegli; contavano che Teng avesse «l'ago d'acciaio» ormai spuntato. Invece, Hua aveva preso il potere per non cederlo a nessuno. E Teng, nascosto dai militari in un sanatorio dell'Armata popolare, era più agguerrito che mai Hua, per imporsi e succedere definitivamente a Mao, non aveva che una scelta: optare per la linea di Ciu Enlai Optando per quella radicale della rivoluzione culturale, si sarebbe sottomesso automaticamente al dominio dei ^quattro» o meglio della vedova di Mao. Però, la scelta vincente, per essere accreditata, comportava la riabilitazione di Teng Hsiao-ping. In questo momento si scopre la tenacia, l'abilità e l'intelligenza politica (caratteristiche date da Kissinger) del «piccolo grande uomo». Dal suo eremo militare, manda lettere e messaggi al partito e al Politburo, autocritiche avvolte nella forma, ma lineari e conseguenti nella sostanza: suggerisce ed elabora la linea di Ciu En-lai delle «quattro modernizzazioni» e reclama l'unità attorno a questo progetto. In un partito scombussolato da un'eredità maoista, in parte contraddittoria e pendolare e in parte quasi metafisica, i messaggi di Teng apparivano come l'unico punto fermo e unica via praticabile. Respinto l'attacco al potere della Ciang Cing e liberatosi dai suoi condizionamenti, Hua Kuo-feng, nel tracciare una nuova politica, ha dovuto ricorrere così a Teng Hsiao-ping. Quali alleanze Sulle strade i cortei rivendicavano: «Restituite tutte le cariche al combattente più assiduo contro la "banda dei quattro". Teng, l'aquila coraggiosa, deve sostituire le galline che tuttora si aggirano nel cortile della rivoluzione, tenendosi le poltrone del Politburo». Per la seconda volta Teng si riprese tutte le funzioni perdute. Ogni volta che sembrava che potesse diventare il primo, egli cadeva, e ogni volta che sembrava che fosse ormai finito, resuscitava. Sempre però come numero due. Perché, allora, spetta a lui e non a Hua Kuo-feng il titolo di «uomo dell'anno»? Lo meriterebbe anche per le sole sue miracolose resurrezioni politiche. Tuttavia se lo è più che meritato anche per il fatto cìie la linea aperturistica di Hua Kuo-feng trae la sua forza e la sua ispirazione dalle idee di Teng e dall'indomabile tenacia con cui le ha sempre sostenute. E' stato Teng a sostenere, sfidando Mao e soffrendone le conseguenze, che il socialismo non cresce su un suolo sottosviluppato, che il socialismo non può identificarsi con la miseria per quanto equamente distribuita, che la tendenza al guadagno e a una vita più agiata non significa capitalismo e che infine, la Cina, narcotizzata dall'ideologia trascendentale, ha perduto ventanni nello sviluppo moderno. Teng ora vuole recuperare questi anni capovolgendo gli indirizzi: con il resto del mondo, non isolati dal mondo e tanto meno contro il resto del mondo. Viaggia e fa viaggiare dirigenti e tecnici (un programma prevede l'invìo di diecimila studenti in' Europa occidentale già nel prossimo anno). Scorrazza per il Paese per far abbattere la -.grande muraglia» psicologica: «Nelle nostre biblioteche dei libri stranieri si occupano più i topi che non gli scienziati, i tecnici o gli studenti, i quali hanno paura di essere messi sotto accusa per imparare dagli altri: cosi non si progredisce», ha dichiarato a un istituto dell'Accademia delle Scienze. Al Comitato centrale, la settimana scorsa, fa prendere due posizioni travolgenti: «La lotta di classe non è sempre progressista. Può diventare reazionaria se non stimola lo sviluppo delle forze produttive». L'altra, a proposito dei famosi tazebao e delle manifestazioni di piazza: •Il partito rivoluzionario non deve aver paura se il popolo esprime ad alta voce il suo pensiero, deve temere se il popolo tace». Riecheggia Bukarin e rispunta il kruscevismo in chiave cinese, cioè più pensato. «Sfuma cosi, a poco a poco, l'immagine della Cina come Paese modello, capace di svilupparsi unicamente in base alle proprie forze», si lamenta Charles Bettelheim, lasciando per protesta la presidenza dell 'Associazione dell'amicizia franco-cinese. Teng però non si lascia impressionare dalle contesta¬ zioni degli intellettuali sinistrorsi, i quali nell'inumano sacrificio dei cinesi cercavano, ben lontani dai sacrifici, un comodo riscatto alle proprie utopie frustrate. Teng preferisce i contatti con gli uomini d'affari e i politici occidentali Isovietici gli danno del reazionario. Teng Hsiao-ping ha una risposta sottile come l'Oriente e trascendentale come la Cina: accettare l'aiuto capitalista per sviluppare la Cina è un atto doppiamente rivoluzionario. Primo, si rafforza la più grande società socialista del mondo. Secondo, si ostacola l'egemonia di una potenza falsamente socialista sulle emergenti forze del socialismo. La rivoluzione è un fatto storicamente irreversibile, l'imperialismo capitalista non può fermarla, in quanto il capitalismo è per se stesso storicamente già condannato e in fase di estinzione, l'unico che può ostacolare la rivoluzione è l'imperialismo sovietico, appunto perché si spaccia per socialista. Da ciò derivano le paradossali scelte di alleanze dell'iuomc dell'anno», che hanno sconvolto il mondo. Primo fra i personaggi mondiali, Teng Hsiao-ping rimarrà tuttavia secondo in Cina. Ha bloccato con un intervento personale i tazebao che recentemente cercavano di coinvolgere Hua nelle ultime responsabilità di Mao. A 74 anni sa che Hua con 20 in meno ha un insormontabile vantaggio. «Testardo quanto intelligente e ambedue le cose in grande quantità» (giudizio di Mao) Teng Hsiao-ping cerca di recuperarlo nell'unico modo possibile: far vivere le proprie idee in Hua Kuofeng. Frane Barbieri