Turismo senza più stagioni

Turismo senza più stagioni Prospettive dell'industria del sole e della neve Turismo senza più stagioni Un incontro organizzato dalla Provincia di Trento sulle risorse economiche dei paesi delle Alpi - Il «superskipass» delle Dolomiti DAL NOSTRO INVIATO TRENTO — La montagna dà miseria o ricchezza? Ogni paese anche piccolo ai piedi delle Alpi che riesca ad attrezzarsi può contare su un avvenire garantito dal turismo. Il discorso è ricco di sviluppi. Il turismo infatti è oggi il solo consistente amalgama che riesca a «fare» un'Europa unita, senza ostacoli di confini e con le Alpi vissute come spina dorsale di un continente e occasione di incontro tra i popoli anziché come barriera tra le nazioni. Ed ecco in questa politica a vasto respiro farsi avanti per prima quella che è sempre stata la regione turistica pilota, il Trentino, la terra felice delle Dolomiti, a cavallo tra la cultura latina e la cultura germanica. Turismo senza più stagioni e senza più confini: è la sintesi di un convegno che si è svolto per Natale in Val di Fassa, al passo di San Pellegrino ai piedi del gruppo della Marmolada. Nella stessa atmosfera di amicizia europea, dopo la tradizionale Marcialonga, gara internazionale di gran fondo nelle Valli Fiemme e Fassa (25 gennaio), a fine gennaio si svolgerà al passo di Lavazé un incontro sportivo organizzato dalla Provincia di Trento. Si intitolerà «Questa pazza pazza neve» e sarà una specie di Giochi senza frontiere con squadre provenienti da ogni Paese europeo. La scheda anagrafica del Trentino invernale elenca, nei 50 centri sportivi, 18 funivie, 19 telecabine, 73 seggiovie, 215 sciovie, una slittovia, centri di fondo e scuole di sci, campi di pattinaggio, piste per auto elettriche e boutiques artigianali per lo shopping. Gli esercizi alberghieri sono 1930 (di cui 16 alberghi di prima categoria, 169 di seconda, di cui molti con il Kinderìieim per i bambini. 558 di terza e 530 di quarta) a cui si aggiungono dieci campeggi e due villaggi turistici invernali, a Pejo in vai di Sole e a Castello Tesino. Se si eccettuano i grandi centri alla moda come Cortina d'Ampezzo, i prezzi non sono proibitivi: a Moena, un tipico villaggio di montagna in Val di Fassa, a 1400 metri, il nuovo Centro Vacanze Solarla (due alberghi, residence, ristorante, self service, pizzeria, discoteca, sale giochi, solarium per un migliaio di posti letto), la pensione completa è sulle 35 mila lire giornaliere. All'Hotel Monzoni, all'Alpe Lusia (2000 metri), ristrutturato sul vecchio albergo costruito ai primi del Novecento, la pensione è di 42 mila lire a persona in alta stagione (33.350 in bassa), con settimane bianche da 152 a 185 mila lire a pensione intera, da 130 a 157 mila a mezza pensione. E' questa la zona del Superski Dolomiti, un'iniziativa favorita dalla natura dei luoghi che operatori svizzeri e canadesi hanno già preso a esempio. Con lo stesso criterio è stata realizzata la «Via lattea» a San Sicario in Piemonte. Essa mette a disposizione con una sola tessera (220 mila lire per la stagione, dalle 12.500 alle 15.400 lire il giorno) la più grande area sciabile del mondo: Moena e la Val di Fassa con altre nove valli dolomitiche. 700 chilometri di piste e 200 impianti. I piani di sport invernali sono però limitati — da novembre a maggio — e ostacolati sia dalla concorrenza austriaca (l'Austria dispone oggi di tre aeroporti, Innsbruck, Monaco e Linz, mentre solo a primavera si potrà sfruttare l'aeroporto di Villafranca-Verona con una linea diretta per Roma), sia dalla stessa mentalità degli albergatori restii a tener aperti gli esercizi tutto l'anno. «Per tre quarti dellanno — ha ammesso al convegno l'assessore Claudio Betta — nel Trentino molte zone sono morte: al di là del gigantismo delle cifre, il turismo ha basi fragili e precarie. Inoltre la pratica delle vacanze è ancora limitata ad alcune fasce privilegiate di reddito». La constatazione è valida per l'economia delle Alpi in generale. L'incontro di Moena (relatori Claudio Bonvecchio, direttore generale dell'Enit, Gustavo Selva, dorettore del Tg2, Paolo De Domenico, Claudio Iungg e Ardelio Turri) ha avviato un programma che tiene conto di altri quattro aspetti con cui si potrebbe restituire vita alla montagna arginando lo spopolamento: il turismo congressuale, il turismo termale, il turismo della terza età e quello del «ritorno etnico», legato ai 130 milioni di italiani nel mondo. «Questo gusto del viaggiare stimolato dai libri dei grandi scrittori-turisti del secolo scorso — ha osservato Selva — deve oggi essere favorito e aiutato nelle sue possibilità culturali dai mass-media, giornali, radio e televisione. Nulla di più sconfortante dei weekend su sedie pieghevoli ai bordi delle autostrade. La scuola stessa potrebbe cominciare a prepararlo, come per esempio accade in Francia con les écoles de la neige che consentono il trasferimento di intere classi in montagna da gennaio a marzo». «A sua volta l'Enit (Ente nazionale industrie turistiche) — ha assicurato Bonvecchio — si impegnerà affinché il "mercato delle vacanze delle Alpi italiane" si estenda a tutte e quattro le stagioni e presenti un prodotto organico con prezzi unificati, indicazioni segnaletiche uniformi, comodi sistemi automatici di prenotazione, sicurezza delle piste e carte analitiche delle zone, miglioramenti dei collegamenti stradali e aerei». Con questo spirito l'Italia è entrata a far parte della Commissione europea del turismo e della Commissione dei Paesi alpini, che comprende già 23 Paesi europei. Un modo nuovo di «fare l'Europa» con l'Italia ai primi posti. Dei 400 mila giapponesi entrati in Europa nel 1979, 300 mila sono scesi di qua delle Alpi. Vittoria Sincero