Ciriè: i carabinieri hanno identificato l'omicida del detenuto in semilibertà?
Ciriè: i carabinieri hanno identificato l'omicida del detenuto in semilibertà? Ancora nessuna denuncia ma le indagini sono ad una svolta Ciriè: i carabinieri hanno identificato l'omicida del detenuto in semilibertà? L'assassinio di Antonio Savarese sarebbe stato certamente una vendetta covata per decenni Continuano le indagini del nucleo operativo dei carabinieri di Venaria e di Ciriè per dare un nome all'autore dell'uccisione fredda e spietata del detenuto in semilibertà Antonio Savarese, avvenuta mercoledì sera a Ciriè. S'indaga sul suo passato per mettere in luce possibili moventi, si raccolgono testimonianze per ricostruire la sua storia: un intreccio di risse, gelosie e vendette che sembra si esprimano solo con le armi. Si fanno dei nomi e forse si è molto vicini alla soluzione che sarebbe legata al passato turbolento del Savarese ma per ora nessuna denuncia è partita. «Abbiamo tanti contrari», ha detto il cognato del Savarese il mattino dell'omicidio; intendeva nemici. Di nemici infatti ne doveva avere parecchi Antonio Savarese, 49 anni, di cui buona parte trascorsi nelle patrie galere. L'episodio più grave è del '55 alla festa patronale di Lettera, malumori precedenti sfociano in una rissa che prende spunto da qualche battuta di alcune persone sulla sua voce stonata e con una coltellata alla schiena ferisce Antonio Sonnna. ora settantenne, sette figli, di Gragnano (Napoli). Ancora ora il Somma è inchiodato a una sedia a rotelle. Qualche anno di latitanza e poi il carcere per dodici anni da cui esce nel '68 per tornarci nel 70 condannato a 20 anni per aver ferito con un colpo di pistola per gelosia la nipote sedicenne Racltele Pica con la quale aveva una relazione. La famiglia del Somma a suo tempo era stata risarcita con 300 mila lire; ma qualcuno di loro ha il perdono difficile. Un figlio. Emilio Somma, uscito proprio negli scorsi giorni dal carcere di Poggioreale, aveva accoltellato il Savarese nelle prigioni di Sulmona dove erano entrambi detenuti. Il Savarese in carcere si è sempre comportato da detenuto modello. Descritto tranquillo, preciso, per la sua buona condotta aveva ottenuto a maggio il trasferimento alla casa mandamentale di Ciriè in regime di semilibertà dove risiedono alcuni parenti. aLavorava di giorno per un'impresa edile e alle 22 doveva rientrare in carcere ma si presentava sempre qualche ora prima. Tre stanze disadorne in via Lanzo 12 gli servivano per i momenti liberi e lì è stato freddato da quattro colpi sulla soglia da un killer armato di due pistole: una calbro 38 e una 7.65. La vittima Antonio Savarese
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