Miliardi al Sud: quanti ne occorrono davvero?

Miliardi al Sud: quanti ne occorrono davvero? Miliardi al Sud: quanti ne occorrono davvero? Il ministro Capria ha chiesto 40 mila miliardi da spendere per il Mezzogiorno e molti hanno creduto che questa fosse la cifra necessaria per la ricostruzione nelle zone devastate dal terremoto. Non c'è da stupirsi più di tanto: sui danni economici provocati dal sismo sono uscite stime molto diverse, sempre più alte, tanto da far sospettare che qualcuno stia giocando al rialzo. Alla Cee, Porlani pare abbia detto che per i prossimi due anni servono undicimila miliardi. Altri sono arrivati ad aggiungerne novemila in più. Non manca, però, chi sostiene che basterebbero seimila miliardi di lire, forse meno. Chi ha ragione? Che cosa si nasconde dietro alla corsa al rialzo dei danni? Quali conseguenze avrà il sismo sull'economia nazionale dell'anno prossimo? Si calcola che ogni italiano possiede in media un patrimonio pari a circa 35 milioni di lire. I terremotati che hanno subito danni ingenti sono forse duecentomila. Se, per ipotesi, si dessero trentacinque milioni ad ogni terremotato, bambini compresi, farebbe settemila miliardi. Con questa somma ogni famiglia terremotata — una media di 3 persone — si troverebbe a disposizione un centinaio di milioni di lire, anche quella che non ha perduto tutto e che potrà continuare a disporre di certi beni, come i terreni. Il ragionamento è dell'economista torinese Giorgio Rota. «Certe cifre che si sono sentite in questi giorni basterebbero non soltanto alla ricostruzione ma anche allo sviluppo delle zone danneggiate», commenta Rota. Un conto è la ricostruzione, un conto lo sviluppo. Scorretto mascherare l'uno sotto l'altra, perché i costi a carico della collettività sono ben diversi. Una spesa dello Stato molto forte alzerebbe ovviamente il tasso di sviluppo, provocherebbe l'aumento delle importazioni, del disavanzo pubblico, dell'inflazione. Anche secondo Giancarlo Mazzocchi, professore di economia alla Cattolica di Milano, certe cifre ritenute indispensabili per la ricostruzione . nascondono altri progetti. «Sono conti che disorientano —dice Mazzocchi —■. Sarebbe più serio aspettare i risultati dei rilevamenti prima di sparare certe somme». Le maggiori risorse che comunque dovranno essere impegnate, almeno in parte dovranno essere trovate nel nostro Paese. Come? Ancora una volta la risposta è: nuove tasse. Anche perché la spesa per la ricostruzione nelle regioni terremotate non dovrà andare a scapito degli investimenti produttivi, sostiene Mazzocchi. All'imposizione di altre tasse sono contrari, invece, i comunisti che, in quest'occasione, preferirebbero un aumento del disavanzo pubblico, che non strangolerebbe l'economia. Resta comunque il rischio di un incremento dell'inflazione, come prevede pure Mario Baldassarre professore di economia politica all'Università di Bologna. Sembra impossibile, infatti, un contenimento dello sviluppo in tutte le regioni che non hanno subito il terremoto, quando i materiali e i mezzi per la ricostruzione arriveranno soprattutto da quelle. Sulle valutazioni dei danni, poi, Baldassari ribadisce che bisognerebbe smetterla di cercare sempre slogan, anche per il terremoto, e che ancora una volta «andrebbe autolimitata la faciloneria del Paese». Francesco Porte, economista socialista, prevede la necessità di una spesa di dodicimila miliardi in tre-quattro anni. Seimila miliardi servirebbero per costruire 200 mila abitazioni, mille miliardi per risistemare strade, ferrovie, opere pubbliche; tremila per le industrie e le attività produttive, duemila miliardi per il sostentamento delle popolazioni. Secondo lui una spesa di tremila miliardi l'anno potrebbe es¬ sere fatta senza provocare l'aumento della pressione inflazionistica. Ma pare che il governo non ne sia convinto, tant'è vero che Giorgio La Malfa ha già chiesto nuove misure fiscali e Andreatta ha dichiarato che verranno «approntate». Porse neppure i ministri finanziari sono convinti che si riuscirà a bloccare il debito pubblico. Da qui, per far quadrare i conti, la necessità di frenare almeno i consumi degli italiani, con altre imposte. Questa supposizione ha, fatto nascere il sospetto che una nuova stangata servirebbe si per la ricostruzione nelle zone terremotate, ma soprattutto per costringerci a spendere meno. Rodolfo Bosio San Francisco. Nella chiesa di San Pietro e Paolo, si raccolgono gli aiuti degli italo-americani destinati ai terremotati del Sud (Tel.)

Persone citate: Andreatta, Baldassari, Capria, Giancarlo Mazzocchi, Giorgio La Malfa, Giorgio Rota, Mario Baldassarre, Mazzocchi, Rodolfo Bosio, Rota

Luoghi citati: Milano, San Francisco