Premiata ditta Modugno

Premiata ditta Modugno Mister Volare e figli in un musical Premiata ditta Modugno ROMA — L'autore di Volare e di Nel blu dipinto di blu volerà un po' meno su e giù per il mondo. Domenico Modugno ha preso in gestiove un teatro, qui a Roma, e vi debutterà con una nuova commedia musicale intitolata L'uomo che incontrò se stesso. La vicenda si svolge in una 'isola incantata» ed è tratta da un lavoro che Luigi Antonelli scrisse nel 1918. «Mimmo» l'ha trovata di straordinaria attualità e alla definizione dello stesso commediografo «una avventura fantastica» ha aggiunto «e musicale» e, appunto, l'ha musicata in collaborazione con il figlio Marcello, appena diciottenne. ti locale in cui ha piantato la sua bandiera si trova a fianco della centralissima piazza San Silvestro: è la *Sala Umberto*, vecchio teatro in stile liberty poi trasformato in cinematografo. Vanta un passato glorioso perché, dopo l'inaugurazione ad opera di Ettore Petrolini nel 1929, per lungo tempo Ita ospitato le recite, i canii, i balli di tutti i più grandi artisti ma principalmente di Anna Fougez e dei De Filippo. Più tardi si declassò a teatro di varietà, risorse come cinematografo ed ora torna a nuove luci coi lavori ' di restauro perché Modugno vuole die riacquisti lo splendore originale. Ter¬ minati i rifacimenti, a fine anno o all'inizio del prossimo, la ditta (Mimmo Modugno cantautore. Marco Modugno regista, Marcello Modugno, musicista) irromperà sul palcoscenico con la tipica irruenza di Mister Volare. L'idea di essere in compagnia dei due figli (il terzo, Massimo, di 14 anni, è in lista di attesa) non emoziona il cantautore. Dice: «E' tutta una vita che sto ih palcoscenico coi miei figli. La mia è una famiglia nata e cresciuta dietro il sipario. I figli li vedevo sbucare da dietro le quinte, dalla buca del suggeritore, infilarsi nei camerini». Qual è il segreto di questo accordo coi figli, con la famiglia? «Io sono un uomo del Sud e per un uomo del Sud la famiglia è sacra. Ventldue anni fa, in America, mi proposero un contratto di cinquantamila dollari ma io. che di soldi ne avevo pochi, ho detto lo stesso di no. L'idea di stare lontano dall'Italia e dalla famiglia per tanto tempo mi dava un senso di paura. E poi, proprio in quel momento, stava nascendo il mio primo figlio. Perciò, come meridionale, avevo bisogno della famiglia, del sole e della pastasciutta, ma soprattutto dei figli». Già ma la foniiula per questa intesa familiare qual è? «Direi una bugia se dicessi che io sono — come alcuni dicono o fanno finta di essere amici dei' miei figli. Non sono un padre-amico, ma nemmeno un padre-padrone. Sono un padre che fa il padre, se necessario severo, ma quasi sempre sereno. Mi comporto con discerni*mento a seconda delle circostanze. Rimprovero, ma. discuto, cerco di farmi ca- : pire, ma anche di capire io stesso». Dopo tanti anni di fortune ininterrotte, questo successo è per lei sempre ugualmente importante? «Certo che è importante. Qualche volta ti crea delle. complicazioni, ma non è vero che dia noia. E' come una droga, anzi più forte, perché della droga puoi anche fare a meno, volendo, mentre al successo, una volta che lo hai toccato, non vuol e non puoi più rinunciare. Si lotta per mantenerlo o si lotta per riconquistarlo se lo si è momentaneamente perduto. A parte 11 fatto che è indispensa olle conservarlo per poter continuare a lavorare, che poi la gente per la strada ti riconosca e corra a chiederti gli autografi è un dettaglio che ti fa piacere e che ti dà il senso della popolarità. Dire il contrario è ipocrisia. Il brutto viene, invece, quando la gente non ti riconosce più». La questione meridionale è tornata in ballo in questi giorni col terremoto; lei, come uomo del Sud, ha sofferto molto per l'emarginazione di quella gente? «Non sono d'accordo con quel sociopolitologo che ha detto che i guai del Meridione vengono proprio dai meridionali. Anche costoro hanno contribuito a fare l'Italia. Nei meridionali c'è lo spirito di Ulisse, succeda quel che succeda. E i meridionali all'estero si sono quasi sempre fatti onore. Purtroppo ci sono molti casi di uomini crollati lungo il percorso senza arrivare alla conquista di quella posizione a cui aspiravano. Troppa gente è dovuta emigrare per trovare altrove una possibilità di vita, diversa da quella che offriva il paese d'origine...». Tornando al teatro, questa nuova commedia musicale la porterà anche in giro per l'Italia? «Certamente. Se avrà successo, come credo e spero, lascerò ad altri le gestione della "Sala Umberto" e porterò la compagnia ovunque vi sia un pubblico disposto ad apprezzarla». Perché è importante avere un proprio teatro? «Per avere un luogo in cui • confrontarsi, in cui fare sperimentazioni e verifiche, un posto in cui lavorare sentendosi come in casa propria». 'Che cosa vede nel suo futuro? «Molte cose, ma soprattutto vedo l'emergere dei miei figli». We è fiero? «Fiero è dire poco, ne sono orgoglioso». E non c'è per caso anche una punta di gelosia? «Ecco, si, vorrei provare gelosia per i loro successi ». Lamberto Antonelli

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