Abbigliamento: perché i «capi» sembrano uguali ma i prezzi no di Marina Cassi

Abbigliamento: perché i «capi» sembrano uguali ma i prezzi no Viaggio fra i misteri dei negozi, oltre le luci delle vetrine Abbigliamento: perché i «capi» sembrano uguali ma i prezzi no C'è un cappotto da 608 mila lire, «inimitabile» - Camicetta in seta 306 mila, una follia spiegabile - Qualità e stravaganza - Il cliente chiede cravatte da 28 mila •Si è vero i nostri pressi non sono quelli di altri negozi o delle bancarelle dei mercatini: ma anche i nostri prodotti non sono gli stessi-. Giancarlo Provelli, proprietario di Scotland Shop, si aggira per l'elegante negozio, sfiora con garbo i capi appesi si illumina nel mostrare un cappotto da donna in lana e mohair, colori caldi, taglio morbido, sussurra: .608 mila lire, ma guardi che sto/fa: unica, inimitabile*. E cosi introduce, con alcuni esempi, il discorso del perché due cappotti che .appaiono eguali- costino in realtà du cifre irriducibilmente diverse. Gli esempi proseguono: due paia di pantaloni da uomo; uno 58 mila lire, l'altro la bellezza di 89, ma. assicura Provelli, non sono paragonabili. Finizioni, attaccattura delle cerniere, tipo di stoffa, accuratezza dei particolari. -Qui dentro — dice, indicando il paio più caro — et sono ore di lavoro in più: dobbiamo pur pagarle». Con lo stesso timore, come se reggesse una preziosa statua antica, si avvicina una commessa, porge con garbo una camicetta bianca. «Ecco questo capo spiega molte cose: pura seta, ampi inserti di pinzo fatto a mano, bottoncini in autentica madreperla, modello esclusivo: certo, costa 356 mila lire, ma difficilmente ne può trovare un 'altra eguale; il materiale è di primissima scelta, la fattura perfetta-. E' la volta di due foulards entrambi firmati da un nome prestigioso: Dior. Il primo in twill formato 80 per 80 costa 48 mila lire; il secondo in crèpe formato 90 per 90 arriva a 63 mila. -C'è un 'evidente differenza nei tessuti die giustifica la differenza di prezzo- spiega Provelli. Altro capo, altro esempio: due cardigan in lana pura con iserti in renna; l'uno a 65 mila lire, l'altro a 248 mila. Quale mistero cela lo sbalzo del costo? ■lì capo più caro è totalmente lavorato a mano, la renna è ridotta in strisce sottili, quindi annodate a intarsio; un lavoro di abilita molto lungo, ecco la spiegazione-. L'ultimo esempio: due abiti interi da uomo: 300 mila lire contro 480 Perché? -Le differenze sono nelle cuciture a mano, nelle asole rifinite sulle due facce, nell'imbottitura, nella fodera. Sono apparentemente eguali, entrambi belli, portabilissimi, ma in uno vi sono molte ore di lavoro in più e a pari ricarico sul costo di acquisto il prezzo finale ovviamente varia-. La conclusione dopo questa carrellata di modelli ed esempi è che ognuno compera quello che può, ma che alla base di differenti costi vi sono differenze notevoli nella qualità. -L'abbigliamento è un investimento — dice Provelli — ad alti prezzi corrisponde alta qualità; non possia¬ mo dimenticare che il "madc in Italy" è noto in tutto im mondo proprio per la creatività dei nostri stilisti e per l'ottima qualità dei prodotti-. Provelli aggiunge: • Con questo non intendiamo assolutamente sostenere che i capi con prezzi inferiori ai nostri siano brutti, semplicemente esiste anche nell'abbigliamento la differenza che esiste nelle auto, una 500 non è una Mercedes, entrambe camminano, ma c'è una diffrrztia». Il negoziante inserisce anche un altro discorso, non nuovo, sugli orientamenti del consumatore. -E' il cliente che ci richiede certe cose. Vuole un esempio? Noi abbiamo delle belle cravatte fatte fare da noi secondo tutte le regole, fodera. materiale eccetera; poi abbiamo delle cravatte altrettanto belle, ma "firmate". Le nostre constano 14 mila lire, le altre dalle 20 alle 28 mila. Nella maggioranza i nostri clienti scelgono quelle firmate e più care-. Giancarlo Provelli conclude la sua difesa dei prezzi dei negozi del centro con una consideratone generale: «Anclie nel nostro settore ci sono commercianti professionalmente non preparati, non siamo noi a negarlo, die possano effettuare degli eccessivi ricarichi sulla merce, ma nella maggioranza i nostri non sono ricarichi "pazzeschi" fatti per derubare il cliente; ma onesti ricarichi su merci che già a noi costano un occhio della testa-. Marina Cassi

Persone citate: Giancarlo Provelli