Gli sciatori guardano al cielo ma quando arriva questa neve?

Gli sciatori guardano al cielo ma quando arriva questa neve? A due giorni da Natale ancora fermi gli impianti piemontesi Gli sciatori guardano al cielo ma quando arriva questa neve? La stagione è in ritardo nella maggioranza delle 408 stazioni invernali della regione - Impaziente attesa di molti appassionati - Le località preferite e i costi La stragrande maggioranza degli impianti, nelle 408 stazioni invernali piemontesi, sono ancora fermi. Gli operatori turistici cominciano già a fare i conti sui mancati guadagni. C'è aria di crisi in un settore che ogni anno ha un giro d'affari per centinaia di miliardi, perché è facile capire che senza neve, già per Natale, arriveranno le prime disdette. Ma non tutto è perduto. Un esercito di sciatori attende con impazienza la prima abbondante nevicata e al primo avviso prenderà d'assalto i campi. I segnali vengono dalle agenzie turistiche a cui si rivolgono molti dei 250 mila torinesi che in questa stagione amano trascorrere il tempo libero sui campi innevati. Alla «Ventana» continuano ad arrivare le prenotazioni per i week end e le settimane bianche. Dice Raffaele Boetani, capo della filiale di via Buozzi: «Sono molte le richieste e attenderei ancora un paio di settimane prima di parlare di crisi. Perché? Chi ama la montagna non rinuncia tanto facilmente ai programmi e pur di sciare è disposto ad attendere». Ma i torinesi dove vanno a sciare? Continua Raffaele Boetani: «I nostri concittadini amano soprattutto la Val di Susa perché è vicina, la si può raggiungere abbastanza facilmente in auto e in treno. Le preferenze sono per Bardonecchia, Sestriere e San Sicario dove ci sono ottimi impianti, molte piste e la qualità della neve è sempre buona. C'entra anche la spesa, sovente inferiore rispetto ai centri della Val d'Aosta come Cervinia». Un'indagine dell'ufficio statistico della Regione dimostra che l'orientamento dei torinesi coincide con quello degli sciatori provenienti da altre regioni e dall'estero. Infatti le stazioni invernali della provincia registrano ogni anno il tutto esaurito e gli arrivi sono in costante aumento. Nella passata stagione a Bardonecchia sono state registrate 140 mila presenze, 41 mila a Claviere-Cesana, 100 mila a Sestriere. Il record è di Sauze con quasi 628 mila presenze, ma bisogna tenere conto che è una delle località preferite da inglesi e tedeschi. Quanto si spenderà quest'anno per sciare? Ancora Boetani della «Ventana»: «L'inflazione tocca anche il settore del turismo invernale per cui i prezzi sono aumentati. Comunque, volendo fare alcuni esempi di spesa (ski-pass ed extra esclusi) in alberghi di 2" categoria del Piemonte e della Valle d'Aosta per una settimana bianca i costi var. no da un minimo di 200 mila a un massimo di 350 mila a San Sicario, da 220 a 300 mila a Pila, da 238 a 350 mila a Cervinia. Il minimo per la nostra agenzia è nella zona di Alagna, attorno alle 135 mila lire». Si può risparmiare anche a Bardonecchia dove nella media stagione per una settimana chiedono 228 mila, giornaliero compreso. E per una giornata? Risponde Giuliano Patetta, responsabile della rivista «Neve j sport» e presidente del comitato provinciale della Fisi: «Sulle 40.000 così suddivise: 5000 di trasporto su un mezzo pubblico, 10-15.000 per accedere agli impianti, il resto nel ristorante». Aggiunge: «E' un prezzo all'osso e non è molto se si tiene conto che le 40 mila devono essere suddivise fra le ore di permanenza sui campi, in media sette. Un'ora allo stadio in proporzione costa molto di più». Se gli affari per i gestori degli impianti e gli albergatori oggi non sembrano andare molto bene, per i commercianti di articoli sportivi l'assenza di neve non ha ritardato le vendite. Da • Chiesa sport» la stagione è iniziata un mese fa con il primo freddo. Pier Vincenzo Pellegrino, direttore amministrativo: ■JVot non possiamo parlare di crisi — spiega — perché da alcu¬ ni anni la gente sì è abituata ad indossare in città indumenti che prima portava solo sui campi: giacca a vento e maglioni fanno parte ormai dell'abbigliamento comune. Nel settore delle attrezzature invece c'è una stasi, ma non è solo di quest'anno. Dopo il boom di 10 anni fa gli sportivi sostituiscono sci e scarponi solo quando ne hanno bisogno. Ciò avviene in media ogni 2 o 3 anni». Quanto costa oggi l'attrezzatura e l'abbigliamento? Dice Pellegrino: «Dipende naturalmente dalle esigenze del singolo. Un paio di sci può costare dalle 60 alle 250 7iiila lire, gli attacchi dalle 40 alle 110 mila lire, gli scarponi da 40 a 200 mila, i doposcì da 20 a 100 mila. Per l'abbigliamento: una giacca a vento varia dalle 40 alle 210 mila, un paio di pantaloni dalle 30 alle 120 mila, una maglione da 10 aSOmila». Secondo un recente sondaggio, i torinesi che sciano potrebbero essere anche 300 mila e fra alcuni anni saranno molti di più. Perché? Fra la gente c'è un certo recupero ecologico e nelle nuove filosofie sul tempo libero lo sport della neve è al primo posto. Una recente indagine Doxa dice che 2 milioni 393 mila italiani sciano almeno 3 volte all'anno. Il presidente di uno Sci club torinese. Barattieri: «C'è un rilancio della natura e molti vanno in montagna d'inverno soprattutto per godersi l'aria pura e il sole. Io sono convinto die stanno diminuendo gli appassionati dello sci da discesa e che sono in aumento quelli che amano lo sci di fondo e lo sci-alpinismo. Tutto è cominciato nel 70 con la prima edizione della Marcialonga». Emanuele Monta

Persone citate: Barattieri, Giuliano Patetta, Pier Vincenzo Pellegrino, Raffaele Boetani