Irlanda, Natale di tregua di Arrigo Levi

Irlanda, Natale di tregua Irlanda, Natale di tregua (Segue dalla 1* pagina) ste isole», intraprendendo una serie di studi congiunti, in appositi comitati, su tutti i temichiave, compreso quello dell'Irlanda del Nord: si studierà anche «la possibilità di nuove strutture istituzionali» tra i due Paesi. Il premier irlandese ha subito parlato di «uno storico balzo in avanti». I due premier s'incontreranno regolarmente due volte l'anno per portare avanti questa impresa. Ma quale impresa, esattamente? Le formule dell'intesa erano volutamente imprecise, ricche di quelle «costruttive ambiguità» per cui era famoso Henry Kissinger nella sua qualità di mediatore. Infatti, subito dopo l'incontro, Haughey e la signora Thatcher hanno dato interpretazioni diverse deli'impegno sulle «nuove strutture istituzionali». Il premier irlandese ha detto che questi studi potranno riferirsi sia ai rapporti tra la Repubblica d'Irlanda e la Gran Bretagna, sia ai rapporti tra il Nord e il Sud dell'Irlanda. La stampa irlandese, basandosi su informazioni ufficiali, parla della possibile costituzione di un'Irlanda federale o confederale. Questo ha suscitato molto allarme tra i protestanti che formano la maggioranza della popolazione dell'Ulster e che difendono l'unione con la Gran Bretagna, o minacciano, se Londra li abbandonerà, la secessione. Per placare queste proteste degli «unionisti» ulsteriani (che, non lo dimentichiamo, hanno un certo numero di deputati a Westminster, dove sono sempre stati alleati o compagni di partito dei conservatori), la signora Thatcher ha scritto al loro capo, l'estremista reverendo Ian Paisley, per dargli assicurazioni sul fatto che «l'Irlanda del Nord è e rimarrà parte del Regno Unito, fintantoché il suo popolo e il Parlamento di Westminster non dovessero decidere altrimenti». Quanto agli studi costituzionali, essi ci saranno, ma riguarderanno i rapporti tra la Repubblica d'Irlanda e il Regno Unito, per svilupparne «l'amichevole e fruttuosa collaborazione». La signora Thatcher aveva già detto, al suo ritorno da Dublino, che «non vi è alcuna possibilità di una confederazione» tra l'Ulster e la Repubblica d'Irlanda. Tutto è chiaro, e pure tutto è confuso: tanto più che i due premiere appaiono soddisfattissimi, e quasi complici, in questo balletto di interpretazioni contrastanti, tanto da lasciare a tutti l'impressione che siano parte di un gioco concordato, almeno tacitamente, per incominciare a sbloccare una situazione drammatica che continua a causare ogni anno decine di morti per terrorismo e centinaia di attentati. Il fatto è che l'Ulster, proprio perché è parte del Regno Unito, sarà interessato da qualsiasi «nuova struttura istituzionale» tra la Gran Bretagna e la Repubblica d'Irlanda. Quel che più conta, il governo di Dublino è ormai ufficialmente coinvolto nella questione dell'Ulster, che non è più problema puramente interno della Gran Bretagna. In compenso, Haughey ha appoggiato di fatto il duro rifiuto della signora Thatcher di riconoscere ai terroristi uno «status» politico (che del resto la stessa Repubblica d'Irlanda ha sempre loro negato). La signora Thatcher ha così potuto porre i terroristi in sciopero della fame con le spalle al muro: qualsiasi concessione del governo di Londra, evidentemente, avrebbe rafforzato il terrorismo, e provocato in futuro molte altre morti. Può darsi che dopo questa sconfitta i terroristi tentino d'intensificare le loro imprese delittuose. Ma l'importante è che il discorso politico si è rimesso in moto: anche gli estremisti protestanti dell'Ulster dovranno prendere atto della svolta nella politica del governo conservatore di Londra. E forse la durezza della signora Thatcher riuscirà a indurre persino il reverendo Paisley, i cui orizzonti spirituali sono ancora medioevali, a una maggiore moderazione. Arrigo Levi