Il Lago d'Iseo rischia di morire

Il Lago d'Iseo rischia di morire Esiste un piano di risanamento, ma bisogna far presto Il Lago d'Iseo rischia di morire L'inquinamento cresce di anno in anno e se non si porranno in atto rimedi radicali, entro il 1985 scomparirà dal lago ogni forma di vita - Il progetto americano di ossigenazione delle acque BRESCIA — Da luogo romantico, che ispirò nei secoli pittori, poeti e musicisti, il lago d'Iseo rischia di diventare uno specchio di acque morte se gli interventi di salvaguardia non saranno attuati in tempo. Dati inquietanti sono emersi da un consulto di studiosi riuniti nei giorni scorsi a Sarnico, per iniziativa della locale biblioteca. L'inquinamento delle acque cresce di anno in anno e se non si porranno in atto rimedi radicali il 1985 sarà il termine di rottura per l'equilibrio ecologico. Al ritmo attuale di deterioramento della qualità delle acque, che un tempo erano tra le più pescose e le più limpide tra quelle dei laghi lombardi, si calcola che entro un quinquennio il lago d'Iseo avrà raggiunto un tasso di 10 microgrammi di fosfati per litro, il che significa fine della vita nei 65 chilometri quadrati del bacino. Un piano di tutela ecologico esiste: è stato approvato da tempo dal consorzio per il disinquinamento del lago che comprende le amministrazio- ni provinciali di Brescia e Bergamo e le tre comunità montane della zona. Il progetto prevede la realizzazione di lavori imponenti con la posa in opera di due collettori circumlacuali e di due depuratori posti uno nelle acque antistanti Paratico. sulla sponda bresciana e l'altro in quelle di Costa Volpino, sulla bergamasca. La realizzazione di questo piano è prevista per un primo stralcio relativo ai paesi del basso e dell'alto lago e la spesa si aggira sui 9 miliardi. Esiste un impegno della regione Lombardia a finanziare l'opera, ma la corresponsione effettiva del finanziamento non è ancora avvenuta ne è prevedibile che avvenga a tempi brevi. Pertanto nella più ottimistica delle previsioni, tenuto anche conto che i lavori sono complessi, questo primo stralcio potrebbe essere condotto a conclusione dopo che il termine per la fine della vita (1985) sarebbe già stato superato. Al convegno organizzato a Sarnico hanno preso parte studiosi, amministratori pubblici, esperti di questi problemi. La dottoressa Ina Schenk, biologa di fama e consulente dell'amministrazione provinciale di Bolzano, ha illustrato i risultati ottenuti sperimentando un nuovo sistema di rigenerazione delle acque malate nei laghetti alpini di Monticolo. in Alto Adige. Si tratta dell'immissione di ossigeno negli strati profondi: grazie a questo esperimento i laghetti sono tornati a vivere. Lo stesso sistema di ossigenazione delle acque è stato oggetto di uno studio da parte di un esperto lombardo, l'ingegner Mario Righetti, docente al Politecnico di Milano e operatore industriale nel settore ecologico. L'ossigenazione è stata attuata con successo sul lago di Ghirla (Varese). L'ingegner Righetti, relatore al convegno di Sarnico, ha detto: «// lago d'Iseo è gravemente malato e il suo stato di salute non ammette ritardi nella cura-. Interventi possibili riguardano l'azione di mezzi anfibi per il recupero dello sporco di superficie sulle sponde: peraltro l'uso del cosiddetto «battello ■ spazzino» attualmente in dotazione sul lago d'Iseo, viene considerato del tutto superato tecnologicamente e pressoché inefficace. Un altro intervento riguarderebbe l'immissione di acque sane in sostituzione di quelle inquinate che andrebbero gradualmente fatte evacuare dal bacino: questo sistema però presume una coscienza ecologica e interventi a monte del bacino che per ora non sono ipotizzabili. Lo stesso relatore ha citato un'esperienza americana: negli Usa è stato tentato il risanamento di tre laghi vasti circa un quarto del Sebino facendo precipitare. 1 cst«dptRrsmtafunsas cioè depositare sul fondo, i fosfati presenti in gran quantità con l'immissione di un «precipitante» quale il solfato di alluminio. Questo sistema americano però, pur essendo interessante, va affinato: il professor Righetti propone di affiancare il solfato di alluminio che sarebbe dannoso al biosistema se impiegato in percentuali elevate, con ossigeno che a sua volta può evitare una fermentazione sul fondo. E' un sistema che al primo annuncio può apparire troppo sofisticato ma che si rivela poi assai più semplice del previsto. Il punto fondamentale però rimane quello di bloccare l'inquinamento alle origini. Il lago d'Iseo ha come immissario il fiume Oglio, un bacino di acque un tempo chiarissime perché scendono dai nevai dell'Adamello e dalle montagne della Valle Camonica. Insediamenti industriali incontrollati, impianti fognari inadeguati, spregio delle leggi, scarsa sorveglianza, hanno fatto del fiume Oglio. che è il quinto per lunghezza in Italia con i suoi 280 chilometri di sviluppo, un nastro trasportatore di sostanze inquinanti, a monte e a valle del lago d'Iseo. Il problema quindi non è soltanto quello di salvare un lago, ma anche quello di salvaguardare un fiume che con 6500 kmq di bacino, costituisce un'entità ambientale tra le più importanti d'Italia. Manuel Vigliarli

Persone citate: Mario Righetti, Monticolo, Righetti, Schenk