Lettera a Babbo Natale di Luigi Firpo

Lettera a Babbo Natale Cattivi Pensieri di Luigi Firpo Lettera a Babbo Natale Caro Babbo Natale, a dir la verità, quand'ero ragazzino le lettere si usava scriverle a Gesù Bambino ed io, per maggior sicurezza, le facevo trasmettere dalla mia mamma. Le prime, in età prescolare, le vergavo in grossi caratteri stampatello, cercando di imitare le maiuscole che distinguevano le vetture tranviarie della Società Belga. La tua storia, invece, rappresenta una delle più intricate e curiose avventure del sentimento religioso e delle credenze popolari, perché,. dopo essere stato erroneamente detto di Bari, visto che eri originario dell'Oriente, e dopo aver dato il titolo allo splendido Duomo pugliese, diffondesti il tuo culto per tutto l'Occidente, diventasti il Santa Klaus dei Paesi nordici, e sei finito adesso sulle cantonate delle main streets americane, vestito di rosso con bordi bianchi di finta pelliccia e il campanaccio che sollecita le offerte dei passanti. Non so se tu sia contento di questo esito della tua immagine, in passato cosi austera e miracolosa, ma i tempi sono quelli che sono e tutto sembra andare a finire inesorabilmente in imbonimento e commercio. Comunque, occorre adeguarsi ai tempi, ed è per questo che ti scrivo, anche se sono molto disorientato e confuso sulle richieste da inoltrare per tuo tramite a quel Destinatario, che sarebbe in grado di appagarle una per una, solo che si degnasse di indulgere per un momento a decifrare il confuso brusio che sale fino a lui da questa povera Terra dolente e sconclusionata, che piange le sue piaghe ed i suoi lutti, ma sembra incapace di trovare le vie verso un avvenire meno disperato. Per me non ho molto da chiederti, salvo forse un po' di salute che mi consenta di continuare i troppi lavori intrapresi e mi lasci ancora per un poco un posticino di spettatore avido di guardare e di capire ciò che accade turbinosamente sulla scena del mondo e su quella, infinitamente più misteriosa e varia, che è rappresentata dalla mente degli uomini. Di gran regali non saprei che farmene, visto che di libri ne ho più di quanti non riuscirei a leggerne anche se avessi sette vite come i gatti, anche se tutti li vorrei cono-, scere quelli che furono pensati e scritti lungo i cinque millenni della nostra storia. Di altri piccoli doni, quasi sempre appariscenti e inutili, poco mi curo; non amo l'albero di Natale, così festoso di addobbi e di lumini, ma' che pur segna la mutilazione di un alberello sradicato, di una cima verde recisa. Non faccio più il presepio con le figurine di gesso colorate, il muschio che simulava l'erba dei prati e uno specchio semisepolto per rendere il luccichio del ruscello: ho imparato a mie spese che nella vita non s'incontra solo l'asino e il bue, ma il lupo e la volpe, la gazza ladra e l'avvoltoio rapace, tutta una fauna non prevista nella bonaria notte santa e tale da rendere l'innocenza fin troppo sprovveduta (e qualche volta colpevole). Ti chiedo allora per me e per i miei cari; per i lettori pazienti e amichevoli e per quelli che mi scrivono maledizioni e minacce; per tutta la gente della mia terra, in cui si affondano in cerca di succhi vitali e di calore tutte le mie radici; per questa povera Italia martoriata dalle catastrofi naturali, dall'odio "predicato come folle salvezza, dall'insipienza velleitaria e dalle furbesche rapine; per il mondo intero che fissa con occhi inerti le catastrofi incombenti e la finale autodistruzione per il triplice esplodere della bomba, della droga e della natalità: per tutti noi, poveri uomini incapaci di percepire la gravità e l'urgenza dei nostri mali, ti chiedo, Babbo Natale, un po' di ragionevolezza e un po' di pace. Sono regali da mettere accanto al caminetto senza grossa spesa, frutto di buona volontà soltanto e della consapevolezza che occorre arrestare, soprattutto e prima di tutto, la spirale orrenda dei rancori e della violenza. Ti chiedo. Babbo Natale, che tutti i portatori di ideologie, di qualunque colore, siano illuminati miracolosamente dalla consapevolezza raggiante di tutto ciò che di precario, di relativo, di radicalizzante, di approssimativo è alla base delle loro mitologiche certezze e che si adattino di conseguenza a parlare e ad agire con discrezione e misura, senza rinunciare alle loro appassionate verità, ma consapevoli di non essere i depositari di un'unica Verità assoluta. Se dev'essere ripetuto l'augurio angelico «Gloria nei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà», convinciamoci tutti insieme che buona volontà significa comprensione delle diverse ragioni dei molti, disposizione ad ascoltare la parola altrui invece di urlare di continuo la propria, riconoscimento totale della libertà, dell'incolumità, della inviolabile persona di ogni nostro simile, grande o piccolo, amico o nemico che sia. Fa in modo, Tu che sai e puoi, che nel sacco di Santa Klaus, ai piedi dell'alberello, nella calza della Befana, ogni uomo ritrovi il più caro bene perduto: quello del Rispetto per gli altri: i vecchi, i bambini, i derelitti, gli emarginati, i dissidenti, i diversi: quel Rispetto che si identifica con la religiosa coscienza della nostra pochezza e con l'orgoglio laico della nostra comune dignità umana.

Persone citate: Cattivi Pensieri, Gesù

Luoghi citati: Babbo, Bari, Italia