Bisaglia è «ampiamente soddisfatto ma anche Pisano è «soddisfattissimo» »

Bisaglia è «ampiamente soddisfatto ma anche Pisano è «soddisfattissimo» » Bisaglia è «ampiamente soddisfatto ma anche Pisano è «soddisfattissimo» » Così hanno risposto i due rivali appena usciti dall'aula del Senato, dopo la lettura del verdetto - Il ministro dell'Industria ha parlato di «orchestrate pressioni esterne di ogni tipo» ROMA — Soddisfatto o no, sen. Bisaglia? «Ampiamente soddisfatto». Soddisfatto o no, sen. Pisano? «Soddisfattissimo». I due rivali erano appena usciti dall'aula del Senato dove il presidente Fanfani aveva concluso da qualche minuto la lettura del verdetto, cominciata alle dieci in punto e proseguita, con voce netta e chiara, per cinquantun minuti. C'era un gran silenzio, quasi solenne, tranne ogni tanto un brusio e, alla fine, un incidente tra il sen. Gusso (de) e gli indipendenti di sinistra. La cavea, dominata dai velluti rossi, era quasi gremita in ogni posto: dai patres conscripti che, una volta tanto, avevano rinunciato alla «fuga» del venerdì da Roma, benché ci sia aria natalizia, alle tribune dei giornalisti e del pubblico. Pisano e Bisaglia sedevano a pochi metri di distanza, nei seggi in alto: non si erano rivolti lo sguardo, mostrando ciascuno sicurezza. Ai fianchi di Bisaglia erano il capogruppo de De Giuseppe e il sen. Bausi. Alla fine, il sen. Gusso s'è rivolto, adirato, verso i giornalisti gridando: «E ora, Emanuele Rocco (il notista politico del TG2 - ndr) che cosa dirai?». Poiché il regolamento vieta ai giornalisti di replicare, i senatori della sinistra indipendente hanno ribattuto: «Non è serio polemizzare con uno che non ti può rispondere». E il sen. Giusepe Fiori, ex giornalista del TG2: «La Rai ve la siete spartita e ancora non siete contenti?». Fanfani, però, aveva sospeso la seduta ordinando che la relazione fosse stampata per la distribuzione. I senatori, rapidamente, erano usciti dirigendosi chi alla «buvette», chi alla ricerca di giornalisti, chi deciso ad evitarli: gruppetti affollavano la «Sala Garibaldi» che è a Palazzo Madama l'equivalente del «transatlantico» a Montecitorio, dove i parlamentari moltiplicano i loro passi perduti. Sia Bisaglia sia Pisano, i protagonisti, sono per il momento scomparsi, al di là delle solide porte dei rispettivi gruppi parlamentari. Circolano le loro dichiarazioni. Bisaglia si dice soddisfatto e ringrazia i cinque saggi «per l'intenso lavoro al quale sono stati sottoposti in un clima di orchestrate pressioni esterne di ogni tipo sino all'ultimo momento». Dice ancora: «Sono ampiamente soddisfatto che, al di là della conoscenza di alcuni miei collaboratori e di me stesso del dottor Pecorelli, nessuno ha minimamente provato (e non mi interessa che si dica che non è reato) che io abbia dato o fatto dare finanziamenti, né una tantum, né periodicamente a Pecoreli. Confido die l'autorità giudiziaria disponendo di poteri ben più vasti di quelli del giurì, possa far luce completa su ogni risvolto della vicenda». Dichiara Pisano: «Sono soddisfattissimo. Ho esibito una lettera di Pecorelli ed è risultata autentica. Ho chiesto le dimissioni di Bisaglia e si è dimesso. Ho raggiunto il risultato voluto contro uno degli uomini più potenti, se non il più potente in Italia. Inchioderò i vari testi in sede giudiziaria. Siamo solo all'inizio». Pisano è un po' eccitato. «Ho diffidato adesso la Rai a usare il termine di "censura" che la relazione non ha adoperato nei miei confronti. Mia moglie mi aveva telefonato che un giornale radio ha detto che io sono stato censurato». Qualcuno lo avverte che Bisaglia sarà ospite in serata del «Ping pong» televisivo. «Ora chiamo il Tgl». ribatte Pisano convinto che gli spetti l'altra videoracchetta di diritto. Poco dopo, visto il Tg delle 13.30, decide di querelare il direttore Franco Colombo perché, a suo parere, ha stravolto «con perfidia» il verdetto facendo apparire Bisaglia assolto e Pisano condannato. Alla «buvette» incontriamo il sen. Ferralasco (psi). che ha presieduto il giurì d'onore. «E' falso che ci siano state divergenze in commissione. Eravamo unanimi da tre giorni e abbiamo impiegato questo tempo per rendere la relazione la più chiara ed esauriente possibile». Il capogruppo de. De Giuseppe: «Il verdetto stigmatizza l'avventata e non provata accusa del sen. Pisano contro Bisaglia die ha querelato il parlamentare e alcuni giornali. Mi auguro che ogni altra accusa a polìtici sia chiarita con la stessa rapidità per ridare fiducia nelle istituzioni». Dice il capogruppo del pei, Perna: «La relazione è molto importante perché inette a nudo una scandalosa rete di connivenze e reciproci ricatti fra democristiani ed esponenti del giornalismo scandalistico. Comunque, il verdetto non ha accolto la richiesta di Bisaglia di essere giudicato al di sopra di ogni sospetto». I radicali De Cataldo e Spadaccia: «E' certo che, ricattatore o no, in questo giallo Pecorelli è l'assassinato e non l'assassino. Non si può sostenere che era un ricattatore e avallare poi la tesi che l'arma del ricatto, cioè la lettera, non sia giunta a destinazione». L'indipendente di sinistra Fiori dice: «Uomini di primo piano della de hanno avuto rapporti con un ricattatore, non credo per semplici commerci intellettuali». Mentre il sen. Malagodi, membro del giurì, si rallegra della serenità di tutti i commissari «dall'estrema sinistra alla destra», il repubblicano Gualtieri pensa: «Cnt ne esce peggio, malgrado i metodi utilizzati dal sen. Pisano, è il sen. Bisaglia e sinceramente me ne dispiace». E' quasi mezzogiorno quando una notizia cancella gli echi del verdetto: a Parigi hanno arrestato Marco Donat-Cattin. Lamberto Fumo

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