Scusi, per mia moglie vorrei... di Clara Grifoni
Scusi, per mia moglie vorrei... Scusi, per mia moglie vorrei... Di Natale in Natale, li vediamo emanciparsi. Da che? Dal disagio, dall'incertezza che prendono chi si avventuri disarmato sul terreno infido del comprare. Non alludo, ovviamente, agli acquisti per cui gli uomini si sentono ferratissimi da sempre, la spider, il pacchetto azionario o magari la cravatta; bensì a quelli che, da alcuni giorni, li sospingono nella confusione del grande Carnevale dei consumi. Ancora poco tempo fa, veniva additato come una mosca bianca il signore che a Natale, invece di dire alla moglie: «Cara, comprati quel che vuoi», mettendole in mano un assegno in bianco se era molto prodigo o con la cifra in chiare lettere se lo era di meno, andava a cercarle un regalo. Per lunga tradizione, l'uomo ha soggiaciuto alla riposante schiavitù della strenna per procura: non doveva mai scordarsi, qualche nonno della famiglia provvedeva a mettergli in mano la pipa di radica per il nonno e, in seguito, l'astuccio con l'anello per la fidanzata. Più tardi, se aveva una segretaria, delegava lei alla sovrintendenza degli anniversari, mansione che quella assolveva con zelo, a volte con gusto, inviando i regali d'obbligo alla moglie e all'amante di turno del boss. Solo negli ultimi anni cominciarono ad apparire, nel terribile «mondo delle donne», i primi ardimentosi pionieri del dono-scelto-di-persona. Chi non se li ricorda? Stavano in disparte, nella folla, come parapioggia dimenticati. E quando la commessa, emergendo da una pila di borsette, gli rivolgeva la fatidica domanda: «Quale desidera?» lo sguardo del cliente si faceva vitreo, mentre la voce gli moriva nella strozza. Oggi, il compratore natalizio sembra assai meno sprovveduto e, a ogni modo, già configurato in caratteristiche sue proprie. In genere, dicono, è sordo al martello pubblicitario. E' indifferente ai consigli merceologici delle esperte da rotocalco («Per una donna giovane e tutta bizze, la voliera coi pappagallini australiani verdi e rossi». «Per la vecchia signora che riscatta, con la devozione, i peccati di gioventù, un rosario a grani occhio di tigre»). Ed è anche refrattario al lavaggio del cervello praticatogli a domicilio mediante l'ossessiva ripetizione di frasi quali golfino con paillettes. scarpe doposcì con suola a carrarmato (d'altronde un marito che ha preso nota scrupolosamente dei desideri man mano espressi, scrivendo in ottobre sacca di Gucci, in novembre top di seta con gonna a palloncino, in dicembre s'è accorto che i desideri della moglie sono totalmente cambiati). Non si conoscono ancora gli effetti d'un nuovo sistema di persuasione occulta, sperimentato da una signora che ha spedito in ufficio al consorte, facendo scrivere l'indirizzo da un'amica, dei ritagli pubblicitari cosi concepiti: «Siete certo che vostra moglie sia felice? E come può esserlo senza il giaccone di lupo siberiano (o di volpe linciata)?». E anche: «La vita, per una donna priva di pelliccia, è come una strada senza sole». Giacché siamo nel tema-pelo, credo di dover segnalare la strenna-puszte, di cui un'altra signora mi spiega il semplice meccanismo: «Da tre anni mio marito, per ogni ricorrenza, mi regala una pelle di castoro, due a Natale. Se questa volta me ne compra tre, il mantello ci scappa». L'epoca del «boom» avrebbe | giudicato da pidocchio la pel¬ liccia a tappe, che invece appare sensatissima nell'epoca dello «sboom» che stiamo attraversando. Una seconda caratteristica del compratore natalizio è il timore d'esser buggerato. Ne conosco uno il quale, memore d'una frase letta chissà dove, sui «regali ottusi, sintomo inequivocabile di encefalogramma piatto», evita i negozi che, a suo giudizio, danno per certa la fregatura, includendo le boutiques di «cosucce, pensierini natalizi», dove scintillano gli accendisigari giganti (90.000), il thermos somigliante a una bottiglia Molotov in metallo dorato (70.000), il portagrissini enorme a foglia di banano (85.000) e cosi via. «Tutte bischerate — afferma il mio uomo —. Se prima si diceva non è il regalo che conta, ma il pensiero, oggi si dice non è il pensiero che conta, ma il regalo. E cosa conta un regalo che non serve a nulla?». Molto bene. Mi convinco che non ha l'encefalogramma piatto. Il debuttante ha anche imparato a evitare i negozi, per esempio le profumerie, in cui gli viene imposta la soluzione di ardui quesiti: «Vuole un ombretto d'oro o violetto argentato? Dipende dal colore degli occhi: la signora li ha grigi, verdeazzurri o come?». E uno è costretto a far la parte del cretino in pubblico, dovendo ammettere di non sapere, accidenti, se la sua compagna di vita ha gli occhi grigi, verdeazzurri o che so. La prudenza lo tira per la manica anche quando la strenna è un libro e la destinataria una donna. O le manda l'ultimo best-seller o s'informa. So d'un professorino, innamorato cotto d'una certa signora e troppo timido per dichiararle la sua fiamma (esistono ancora uomini cosi), che il Natale scorso cercò un'edizione di lusso dell'Educazione sentimentale, nella speranza di far capire all'amata che se lei era la signora Arnoux lui poteva essere Federico. Ma prima d'inviarle il libro volle saggiare il terreno. «Conosce già l'educazione sentimentale?* domandò col cuore in gola. E la bella: «No. E' divertente?». Ma si, compriamo, compriamo, tanto la lira è così debole che stiamo in piedi per scommessa. E dunque? Clara Grifoni
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