La boxe italiana è proprio al tappeto?

La boxe italiana è proprio al tappeto? Finito con un inglorioso k.o. anche il campionato europeo di Martinese La boxe italiana è proprio al tappeto? Valerio Nati, ventiquattrenne pugile di Forlì e campione d'Europa dei pesi gallo, ha sulle sue fragili spalle di «ometto» di 53 chilogrammi una pesantissima responsabilità: la boxe italiana, a livello continentale, è soltanto lui, dopo che anche Giuseppe Martinese ha clamorosamente fallito la prova, l'altra sera sul ring di Senigallia, andando k.o. in tre riprese contro lo spagnolo Antonio Guinaldo. Il pugilato italiano è, insomma, praticamente al tappeto, come indica eloquentemente la sequenza fotografica dei tre ultimi campionati d'Europa con nostri pugili come protagonisti. Ma la sconfitta di Martinese Impressiona più delle altre, non soltanto perché fa terra bruciata attorno ad un «simbolo» come Valerio Nati — non ancora una sicurezza, a causa della sua immaturità — ma anche perché del tutto inattesa. Se Infatti per Zanon, nella sfida di pesi massimi con Gardner, il rischio del k.o. era nell'aria, se per Salvemini nella prima difesa del titolo del medi a Londra contro Tony Sibson la sconfitta (sia pur non in proporzioni tanto drammatiche) era una certezza o quasi, tale non era, almeno sulla carta, la situazione per il campionato d'Europa del superleggeri. Si combatteva a Senigallia, in casa del campione in carica, Martinese aveva ampiamente dimostrato il suo valore conquistando 11 titolo in agosto contro McKenzie, si trattava di una difesa volontaria ed era quindi ragionevole pensare che l'avversario fosse stato scelto con avvedutezza, in modo da non portare la percentuale di rischio oltre certi limiti. La nostra boxe purtroppo sta pagando l'improvvisazione che fa parte del suo modo di essere. Vi sono pugili che diventano campioni d'Europa dei professionisti senza aver acquisito la necessaria professionalità (anche perché lo sport dei pugni, salvo rarissimi casi, non dà da vivere); vi sono managers che si muovono in campo professionistico sorretti solo da una gran¬ de passione, ma anch'essi privi della giusta professionalità e competenza. Appare strano e censurabile infatti che Martinese, dopo aver preparato in modo certosino la conquista del titolo europeo, andando un mese in ritiro in montagna in un monastero, si sia allenato per la prima difesa del titolo in modo chiaramente empirico e dilettantistico, mostrando di snobbare un avversario che invece — e il Ilo. lo dimostra — non andava snobbato. Appare altrettanto strano che il manager Silverlo Gresta abbia accettato, per una difesa volontaria, uno sfidante a scatola chiusa, senza accertarsi del suo reale valore. Sono giustificazioni queste che a posteriori lasciano ovviamente il tempo che trovano. La realtà, comunque la si voglia mascherare, sta in quelle tre foto qui sopra. La fine del 1980 vede la boxe italiana al tappeto. Auguri, e scongiuri, per l'anno nuovo. Gianni Pignata La sequenza negativa dei tre k.o. nei campionati europei che racchiudono la crisi della nostra boxe: Zanon (da sinistra) Salvemini e Martines

Luoghi citati: Europa, Forlì, Londra, Senigallia