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Industriali criticano il piano regolatore

Industriali criticano il piano regolatore Le varianti al progetto di sviluppo Industriali criticano il piano regolatore Sono preoccupati «per certe scelte episodiche dell'amministrazione comunale» La città e la collina, due realtà diverse, due componenti della dimensione Torino, runa destinata dal piano regolatore a zona residenziale, l'altra ad area per il tempo libero. Abbiamo parlato della collina, ora incominciamo ad occuparci della pianura, di questo «contenitore ad alta densità demografica*, come viene definito dai tecnici. Anche qui c'è una variante di piano regolatore che rinnova norme ormai superate. Il dibattito sullo sviluppo della città si è iniziato nella scorsa primavera e in aprile è stato portato in consiglio comunale. Vi è arrivato però monco, privo di un progetto più vasto, quello Intercomunale, che il Comprensorio non riuscì a varare a causa di incomprensioni all'interno della maggioranza socialcomunista. La Torino del duemila fu tuttavia abbozzata da un voto municipale ed oggi si ripropone un nuovo dibattito — in sede di osservazioni — che interessa in modo rilevante il mondo im- prendi tonale. Per questo l'Unione industriale e l'Api (Associazione piccola industria non aderente alla Conf industria) hanno espresso al comune le loro riserve. L'Unione industriale sottolinea le incertezze dovute appunto alla mancanza di un piano territoriale del Comprensorio; è preoccupata per «scelte episodiche (nuove destinazioni degli uffici giudiziari e di alcune facoltà universitarie) portate avanti dall'amministrazione in assenza di un disegno generale-. Osserva inoltre che Torino dovrà assumere, accanto alla produzione industriale, «anche il ruolo di centro dei servizi a rango regionale*. E propone — •perché ciò possa attuarsi- — una programmazione operativa, •attraverso progetti integrati (residenze, industrie, trasporti, servizi), come quelli sull'area metropolitana ed il "TorinoNord", che l'Unione ha già fornito alle amministrazioni pubbliche ed alle forze politiche-. Chiede poi norme chiare, «non contraddittorie», rispondenti «alle esigenze reali dell'apparato produttivo». L'Unione industriale suggerisce infine una revisione della legislazione urbanistica regionale che preveda situazioni differenziate per l'edilizia residenziale e per quella industriale. •Le aziende infatti all'interno di chiare norme generali, devono poter contare su possibilità operative immediate, per soddisfare esigenze di produzione, che, se rinviate di due o tre anni (gli attuali tempi richiesti dalle procedure), possono creare gravi problemi di ordine economico e sociale* Più severo il giudizio dell'Api, secondo la quale i vincoli imposti dal nuovo plano regolatore sono tali «da far prevedere il trasferimento forzato di molte aziende, sema offrire — afferma il presidente Persico — possibilità effettive di rilocalizzazione-, g. san.

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