Il «boss dei boss» dell'eroina estradato da Palermo a New York

Il «boss dei boss» dell'eroina estradato da Palermo a New York È Salvatore Zizzo, 73 anni, capomafia della Valle del Belice Il «boss dei boss» dell'eroina estradato da Palermo a New York I giudici americani lo vogliono incriminare per gigantesco traffico di droga avvenuto fra il 1968 e il 1976: fruttò più di 250 miliardi di lire DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PALERMO — Il capomafia della valle del Belice, Salvatore Zizzo, 73 anni, sarà estradato negU Stati Uniti su richiesta della magistratura di New York: l'assenso è stato dato a Palermo dalla sezione istruttoria della Corte d'Appello, dopo una serie di rinvii e schermaglie procedurali. Zizzo, in Usa, è sospettato di essere stato uno dei perni d'un traffico internazionale di droga che tra il 1968 e il 1976 superò 250 chili di eroina pura per un importo di circa trecento miliardi di lire. Ricoverato nell'infermeria dell'Ucciardone, Zizzo che s'è fatto sempre trasportare a Palazzo di Giustizia su un'ambulanza o in barella, quando è stato avvicinato da giornalisti e fotografi, ha dato in escandescenze. Boss di Salemi — grosso paese del Trapanese — Zizzo è uno dei «boss dei boss» della mafia siciliana più strettamente collegato con i cugini d'America di «Cosa Nostra». Sulla lunga costa di Trapa¬ ni partono e approdano migliaia di battelli di ogni tonnellaggio: carghi che battono bandiere ombra e yachts lussuosi e veloci. Il Dea (Drug Enforcement Administration), l'ente federale statunitense destinato a lottare contro i trafficanti di droga, la polizia, i carabinieri e la Guardia di Finanza ritengono che negli ultimi 30 anni ingenti partite di eroina pura siano state inviate Oltreoceano proprio dalla costa trapanese, dove dominava Zizzo, insieme con Vincenzo Rimi, defunto capomafia di Alcamo. La droga partiva con ogni mezzo, anche occultata nei blocchi dei marmi pregiati estratti dalle cave del Trapanese, oppure nelle valigie di cartone degli emigranti ai quali veniva ordinato di fare qualche volta i «corrieri». Per questo ora Zizzo, del quale la commissione Antimafia a suo tempo si occupò lungamente, è ancora ai ferri corti con la giustizia. Il boss che, secondo una de-. scrizione del leader comunista Girolamo Li Causi «andava in giro a cavallo, facendosi rispettare da chiunque», ha attirato su di sé un'ampia letteratura. Ad esempio: inviato in Campania in soggiorno obbligato, una quindicina di anni fa lo si poteva incontrare nelle vie di Napoli in «Mercedes» con autista. Ora è alla resa dei conti, principalmente per la costanza di un giudice di origine siciliana, Richard Arcara che, a New York, valutati i rapporti del Dea, ha deciso di domandarne l'estradizione. La richiesta delle autorità statunitensi, giunta alla Farnesina alla fine dell'agosto 1979, ha dovuto percorrere le tortuose strade della procedura tanto che nell'aprile scorso —scaduti i termini sulla carcerazione preventiva — Zizzo era temporaneamente tornato libero. Ma a due settimane dalla scarcerazione, il 9 maggio, era stato di nuovo ammanettato e condotto all'Ucciardone. Antonio Ravidà