Venezia: il porte nella tempesta

Venezia: il porte nella tempesta Discussioni, dibattiti e violentissime polemiche fra i politici Venezia: il porte nella tempesta I repubblicani hanno chiesto le dimissioni del provveditore - Dissensi sulle scelte per far fronte al fenomeno dell'acqua alta senza penalizzare lo scalo VENEZIA — L'acqua alta, stavolta, ha raggiunto il porto di Venezia. L'ha raggiunto non solo fisicamente, ma in un modo più sottile e pericoloso: quello che passa attraverso le discussioni e i dibattiti. Il risultato di questa «sommersione» è clamoroso: i repubblicani veneziani chiedono le dimissioni del presidente del provveditorato al porto (l'ente che gestisce sia lo scalo marittimo che quello aereo di Venezia), ammiraglio Sergio Stecchetti. Il mandato dell'alto ufficiale scade nella primavera prossima; una nomina, questa di presidente del provveditorato, che viene dal Presidente della Repubblica su parere del consiglio dei ministri. In realtà, quindi, Stecchetti non può «dimettersi» ma la richiesta dei repubblicani, proprio per la sua paradossalità, vuole più che altro sottolineare la gravità della divergenza tra lo stesso partito e la presidenza dell'ente portuale. Alla base di tale contrasto vi sono, appunto, le scelte che è necessario operare per far fronte al fenomeno delle acque alte senza penalizzare eccessivamente l'attività del porto. Le polemiche sono sorte in seguito ad una riunione presieduta nei giorni scorsi da Stecchetti, alla quale avevano partecipato rappresentanti degli utenti del porto e di tutte le categorie interessate allo scalo, dagli agenti marittimi agli spedizionieri, ai piloti, agli ormeggiatori e ancora dagli autotrasportatori agli industriali. L'ammiraglio Stecchetti, in quella occasione, pose tre domande: «Bisogna salvare la città dalle acque alte?» e rispose, lui per primo, affermativamente. «Il restringimento delle bocche di porto penalizzerà l'attività dello scalo? », altra risposta affermativa e contemporaneo riconoscimento della necessità di sopportare questi disagi. La terza questione, ovviamente, riguardava il modo di ridurre al massimo il danno all'attività portuale. I partecipanti alla riunione sostennero che le acque alte debbono essere combattute chiudendo il solo bacino del Lido e soltanto in caso di maree superiori ai 110 centimetri sul medio mare. L'alta marea —affermarono gli intervenuti—si può frenare rialzando, dove possibile, la pavimentazione della città fino a 20 centimetri mentre la bocca di Malamocco dovrà essere lasciata completamente libera alla navigazione in modo che le zone portuali di Marghera rimangano sempre in collegamento diretto con l'Adriatico. La convocazione dell'incontro suscitò immediatamente una presa di posizione da parte dei sindacati, i quali accusarono Stocchetti di aver dato vita alla riunione senza consultare il consiglio di amministrazione dell'ente, e da parte delle amministrazioni comunale e provinciale che espressero perplessità perché non erano stati interpellati gli enti locali. La risposta di Stecchetti è stata molto chiara: «Un ente che dà da vivere a 70 mila persone deve avere il diritto di esprimere il suo parere su un problema che lo riguarda cosi direttamente». Ma i repubblicani non rimproverano solo questo «parere» al presidente del provveditorato: tramite l'assessore comunale all'ecologia, Gaetano Zorzetto, il pri afferma che l'ammiraglio Stocchetti starebbe gestendo il porto in maniera del tutto divergente rispetto alle scelte politiche che sono state fatte e si stanno facendo, soprattutto in materia di salvaguar¬ dia della città e di tutela dell'equilibrio idrogeologico della laguna. In particolare, i repubblicani contestano all'alto ufficiale di aver intrapreso una decisa azione promozionale a favore della creazione di uno scalo carbonifero nella zona di San Leonardo, dove non sono previsti insediamenti di questo tipo dagli indirizzi del piano comprensori ale. Le polemiche sul porto hanno investito anche l'amministrazione regionale: il consigliere del pdup Gianfranco Lai ha rivolto alla giunta un'interpellanza in cui chiede come intenda operare la Regione per dare al porto di Venezia l'impulso previsto dal piano regionale di sviluppo. In questo piano — afferma Lai — si parla di «recupero della funzione del porto veneziano come anello di congiunzione tra il centro Europa e il Medio Oriente», affermazioni che, «contrastano con l'assenza di iniziative regionali che finora abbiamo registrato». Eppure, conclude il rappresentante del pdup, rilanciare il porto di Venezia non deve essere impossibile, dal momento che anche il presidente della commissione lavori pubblici del Senato ha dichiarato che la grandissima potenzialità dello scalo marittimo veneziano può considerarsi una vera e propria risorsa strategica, anche se non la sola, per il rilancio del ruolo storico di Venezia. Gigi Bevilacqua

Persone citate: Gaetano Zorzetto, Gianfranco Lai, Gigi Bevilacqua, Sergio Stecchetti, Stecchetti

Luoghi citati: Europa, Medio Oriente, San Leonardo, Venezia