Dio Padre e Madre

Dio Padre e Madre LA SCOPERTA DEI PAPIRI GNOSTICI Dio Padre e Madre (Il ruolo femminile nei primitivi movimenti «separatisii») Anni fa apparve negli Stati Uniti un cartoon basato sulla Creazione di Adamo di Michelangelo, e nel quale le figure del Dio Padre e del Primo Progenitore, anziché di sesso maschile, erano ambedue donne, anzi, se ben ricordo, due negre. Di grande effetto, il disegno riproponeva, in modi assai evidenti e accessibili, una questione vecchia almeno quanto le religioni rivelate, quella cioè del rapporto tra sesso femminile e divinità maschile; nel caso specifico, essa veniva caricata del problema del Dio di pelle bianca e del fedele di colore (problema che fu anche il tema di una canzone, con il negretto che voleva l'angioletto non bianco ma anche lui di pelle scura). Ma non è questo secondo aspetto del cartoon che mi è tornato alla mente leggendo il bel libro di Elaine Pagels, pubblicato l'anno scorso a Londra da Weidenfeld e Nicolson, The Gnostic Gospets. Nel dicembre del 1945, un contadino della città di Nai Hammadi. nell'Alto Egitto, nello scavare vicino al monte di Gebel-el-Tarif, scoprì un orcio di terracotta rossa, contenente tredici volumi di papir rilegati in pelle, che, portati a casa e gettati vicino alla stufa, finirono in parte tra le fiamme, e usati per accendere il fuoco di cucina. Il restante passò sul commercio e, dopo un percorso troppo lungo da narrare, si trova ora nel Museo Copto del Cairo, meno parte di un volume, acquistata dalla Fondazione Jung di Zurigo. In realtà, la trouvaille di Muhammad Ali al-Samman (così si chiamava lo scopritore dei libri) è di estrema importanza per la storia delle religioni, e in particolare del Cristianesimo primitivo; i libri, avevano fatto parte della biblioteca di una comunità gnostica. Essi contengono una cinquantina di trattati, pochi di carattere pagano, altri cristiani ma di tipo assai poco ortodosso, a parte due testi già noti da qualche tempo, il Vangelo di Maria e l'Apocrifo di Giovanni; sono tutti scritti in copto (che era la lingua degli Egiziani di fede cristiana) e si possono datare verso la seconda metà del Quarto Secolo. Non è da escludere che i volumi siano stati nascosti durante una delle campagne di persecuzione e di annientamento cui gli Gnostici furono sottoposti dai loro fratelli Cattolici una volta che costoro, dopo Costantino, erano giunti al potere. Ad ogni modo la singolare scoperta rammenta, sotto molti aspetti, quella dei Rotoli del Mar Morto, e, come per quei testi, la lettura dei volumi sopravvissuti ripropone questioni religiose di immenso interesse, tanto vaste che è impossibile accennarvi, anche sommariamente, in questa sede. Ma ce ne è una (ed è quella che mi ha fatto ricordare il cartoon americano) che riguarda le donne: molti Gnostici respingevano il concetto mascolino (a loto avviso eccessivo e indebito) con cui veniva identificata la Divinità sia nel Giudaismo che nel Cristianesimo. Perciò le loro preghiere sono rivolte a una Sapienza di tipo androgino, oppure a un Dio Padre e a un Dio Madre: penso che molti tra i lettori ricorderanno una frase di Giovanni Paolo I. pronunciata durante il suo brevissimo pontificato, suscitando non poco stupore e perplessità. Ma sino a qui gli Gnostici ci erano noti attraverso gli attacchi rivolti ad essi dai loro avversari Cattolici, Tertulliano ad esempio, che nei suoi scritti fornisce informazioni preziose sulle loro credenze e sui loro usi e rituali, come nel De Praescriptione Haereticorum: «Queste donne eretiche, come sono audaci! A tri vano persino a insegnare.... e persino a battez zare!». Lo stesso Tertulliano, nel De Virginibtis velandis specifica che alle donne non è per messo di parlare in chiesa, in segnare, battezzare, amministrare l'eucarestia, né di partecipare alle funzioni maschili. per non parlare di funzioni sacerdotali. Ora, almeno tre gruppi gnostici (Marcionili. Montanisti, Carpocraziani), pur accettando un'immagine maschile di Dio non impedivano alle donne di occupare posizioni di spicco: anzi, i Montanisti, consideravano due personaggi di sesso femminile (Prisca e Massimilla) come fondatrici del loro movimento. A riscontro, nei circoli Cattolici le donne vengono escluse dai ruoli di guida sin da circa l'anno 200. Eppure il Cristianesimo primitivo non aveva dimenticato l'azione e le papnveavciriCmce«uIdqssphqgcmRevtadsprzsnldsgitmmcsosc parole del Nazareno, che aveva parlato apertamente alle donne (infrangendo così una convenzione giudaica) e persino le aveva accettate tra i suoi seguaci diretti. Ma non è qui il luogo per ripercorrere la posizione del Cristianesimo su questo argomento: nel 1977 Paolo VI dichiarava che la donna non può essere ordinata al sacerdozio «perché Nostro Signore era un uomo», mentre Giovanni Paolo II ammonisce oggi che il ruolo della donna va rispecchiato in quello di Maria Vergine «assente all'Ultima Cena, presente sotto la Croce». Gli Gnostici, è proprio il caso di dirlo, non hanno fatto molta strada. E tuttavia, l'aspetto della questione femminile nei gruppi gnostici va considerata alla luce di quel grande sconvolgimento che percorse l'Impero Romano tra la fine del secondo e la fine del terzo secolo: sconvolgimento che. tutto sommato, fu quello di moto libertario, antiautoritario, centrifugo, ma del quale ben poche sono le testimonianze scritte, salvo appunto quelle di argomento religioso. Da queste si rivela, alla base, un pluralismo di culti, che punta all'unione diretta con la divinità, senza intermediari, come appunto nella Gnosi, che fa a meno dell'organizzazione ecclesiastica, annullandola nell'illuminazione personale. A contrasto, il livello ufficiale dell'Impero alterna tendenze sincretistiche (già con Elagabalo e con Severo Alessandro) a violenti moti di restaurazione della religione tradizionale: in questo senso la persecuzione di Decio e Valeriano. intorno alla metà del secolo, è rivolta contro tutti i culti di origine non romana, e non solo contro il Cristianesimo. E' il moto di xenofobia religiosa alle cui radici si intreccia il revival neo-latino e neo-etrusco nelle arti figurative, o la moda di nomi tradizionali (come quello, altrimenti assai inconsueto, di Etruscilla). Ora. in momenti del genere, si fa sentire la voce di quello che oggi viene definito femminismo: la Historia Augusta ci dice che a Roma le signore dell'aristocrazia avevano preteso la formazione di un Senato mu¬ liebre, e sul ruolo progressivamente assunto dalle donne nel corso dell'Impero, le pagine dello Swindler in Traditio-Krisis-Renovatio, sono a dir poco, sorprendenti. Ma quando il processo di rivolta antiautoritaria minacciò l'unità stessa dell'Impero, non poteva mancare una riscossa del centralismo e dell'autoritarismo; proprio nei movimenti separatisti fu assai notevole il ruolo delle donne, da Vittorina in Gallia a Zenobia a Palmira. D'altra parte la restaurazione del potere centrale si intreccia con un progressivo affermarsi del culto monoteistico, da Aureliano, promotore del culto del Sole, sino a Costantino, il cui atteggiamento in campo religioso è ben noto. E' curioso che Diocleziano si facesse chiamare Giovio. mentre al suo collega Massimiano spettava il soprannome di Erculio: e Giove ed Ercole sono, nella mitologia pagana. Padre e Figliolo (questo in un'epoca in cui la terza persona della Trinità, lo Spirito Santo, era un concetto non bene definito neanche per i Cristiani). Con il Cristianesimo prima tollerato, poi innalzato a religione ufficiale dell'Impero, poi a religione unica, le donne tornano nella posizione sottoposta di sempre: viene invece elevata a nuova dignità la figura della Vergine, che diviene Regina Coeli. una sorta di Imperatrice celeste (anche per completare l'immagine di perfetta corrispondenza tra Gerarchia Divina e Gerarchia Imperiale). La fiammata femminista si spense, le ultime conventicole gnostiche furono annientate. Ma fa ancora impressione leggere in uno dei testi usciti dalla sabbia dell'Alto Egitto il misterioso inno, intitolato Tuono, Mente Perfetta, e pronunciato dalla voce del divino potere femminile: Giacché io sono la prima e l'ultima. Sono colei che è onorata e che viene derisa. Sono la puttana e la santa. Sono la moglie e la vergine... Sono la donna sterile di cui molti sono i figli... Sono il silenzio che è incomprensibile.... Sono la voce che pronuncia il mio stesso nome... Federico Zeri

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