Berlioz danzato in chiesa dai polacchi con suggestioni russe e della Graham di Luigi Rossi

Berlioz danzato in chiesa dai polacchi con suggestioni russe e della Graham «L'enfance du Christ» a Milano per la Scala, direttore Maag Berlioz danzato in chiesa dai polacchi con suggestioni russe e della Graham MTLANO — Un presepe di musica e di danza L'enfance du Christ che la Scala fa rappresentare in questi giorni nella antica e illustre basilica dì Santo Stefano. Una «sacra rappresentazione» ove la grande musica di Berlioz è posta sullo sfondo, lasciando in primo piano il racconto mimato e ballato della strage degli innocenti e della fuga in Egitto. Una vasta pedana, circondata da quinte sulle quali vengono proiettati affreschi bizantini e decorazioni di vetrate gotiche, serve per la parte rappresentativa. Ai lati alti simulacri liturgici nel gusto dei santoni di legno primitivi. Dietro le quinte di seta si intravede l'orchestra della Scala, efficacemente diretta da Peter Maag, con i solisti di canto Bruce Breioer, Nadine Denise. Claudio Desderi, Helmut Berger-Tuna e Paolo Washington. E c'è. soprattutto, il mirabile coro scaligero istruito da Romano Gandolfi. il vero protagonista della serata. L'acustica dell'ampia chiesa rende tutto un po' remoto, ma anche arcano e mistico, in particolare l'incanto finale del coro a cappella «O mon ame» fortunatamente eseguito nella spoglia nudità della scena, ravvivata, soltanto da arcaiche decorazioni simboliche. La trilogia sacra di Berlioz. è stata realizzata in forma rappresentativa soltanto a Bruxelles nel lontano 1911, ma come un'autentica opera. Qui invece coro e cantanti sono «doppiati» dai giovani danzatori polacchi del teatro Tanca di Poznan, guidati dal coreografo e regista Conraed Drzewiecki. che si è avvalso per la parte scenografica e per i costumi dell'opera di un altro suo connazionale Kryzysztof Pankiewicz. Drzewiecki è artista con alle spalle anche esperienze di ballerino a Parigi e a New York. Ma, a giudicare da questa sua creazione, non sembra molto influenzato da modelli occidentali, se si eccettuano forse l'ironica caratterizzazione degli indovini che «fanno le loro evoluzioni cabalistiche» secondo la didascalia, attorno ad Erode. Qui l'ombra di Martha Graham è presente. Ma ben più marcata è la suggestione sovietica, segnatamente del gran ballo «Spartacus» per tutta la parte iniziale riguardante la ronda di notte a Gerusalemme, l'incontro dei centurioni e lo stesso incubo di Erode, risolto in un assolo, ove l'influenza della versione Bolscioi dello spettacolone di Kaciaturian risulta evidentissima. Purtroppo a questo momento «kitsch» corrisponde, nel prosieguo della rappresentazione, un disarmante candore forse volutamente «naif» ma non privo di rischi, sopratutto quando si vedono Maria e Giuseppe (gli espressivi Bozena Lasota e Ryszard Wegrzynek) intrecciare passi a due con un bambolotto in fasce che rappresenta il divino neonato. Forse più plausibili i due personaggi quando sono atteggiati plasticamente, immobili, ad imitazione di gruppi scultorei che potrebbero richiamare un presepio di Capodimonte. meiitre alla soavità pastorale dei cori viene un po' pleonasticamente sovrapposta una interpretazione danzante. Il pubblico ha molto gradito lo spettacolo Luigi Rossi

Luoghi citati: Bruxelles, Capodimonte, Egitto, Gerusalemme, Milano, New York, Parigi, Poznan