Il primo vino con la «garanzia» non è il Barolo ma il Brunello di Piero Cerati

Il primo vino con la «garanzia» non è il Barolo ma il Brunello Polemiche per la decisione di assegnare la prestigiosa Docg Il primo vino con la «garanzia» non è il Barolo ma il Brunello H Brunello di Montalcino ha dato scacco matto al re dei vini, il Barolo: con decreto del Presidente della Repubblica del luglio scorso, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» del 15 novembre 1980 n. 314, il prestigioso vino toscano ha ottenuto, primo fra tutti in Italia, la denominazione d'origine controllata e garantita, cioè il bollino o sigillo di Stato, massima garanzia per la genuinità del prodotto. Finalmente, dopo tante polemiche tra ministeri sul prezzo del «sigillo» (Agricoltura, Finanze, ecc.) e tanta attesa tra i viticoltori, un vino italiano ha la docg. Sembrava che l'onore della primogenitura dovesse toccare al Barolo, che aveva ottenuto l'imprimatur della «Commissione tutela» tre anni prima del Brunello. Cosi non è stato, e soltanto l'ex ministro (ha firmato Marcora) potrebbe spiegarci il motivo: forse le diatri¬ be tra produttori cuneesi durante le audizioni (non c'era molto accordo sul disciplinare della «garantita») o la minor cura delle autorità preposte; o forse quella troppa fiducia dei piemontesi nella burocrazia rispettosa di tempi e metodi, oppure la mancanza d'una buona parolina all'orecchio giusto o il voler allineare all'arrivo (nel 1985) le prime quattro docg italiane in base agli anni d'invecchiamento (Brunello 4; Barolo 3; Barbaresco e Vino Nobile 2), in modo da aver quattro «etichette» docg insieme. D Brunello, comunque, a detta dei toscani, dovrebbe essere seguito dal Vino Nobile di Montepulciano, quindi toccherebbe a Barolo e Barbaresco: infatti le riunioni dell'apposita commissione ministeriale che verifica le condizioni per concedere il «bollo» sono avvenute nelle due località toscane quasi contemporanea¬ mente (24 ore di differenza) nel novembre del 1979 (presiedeva Garoglio, membri Vitaliano, Camilla, Pavesio). L'idoneità alla docg — genuinità garantita dallo Stato — può essere conseguita quando tutte le condizioni minime stabilite dal disciplinare d'origine siano completamente soddisfatte; se anche per un solo carattere organolettico si ottiene un voto negativo, tutto il vino è giudicato non idoneo alla qualifica. Partiti insieme con la doc (novembre 1966) Barolo e Barbaresco sono stati battuti sul filo di lana dal Brunello, che potrà (art. 2) «essere commercializzato con la docg a decorrere dalla data in cui il prodotto proveniente dalla vendemia 1980 avrà ultimato il proprio periodo minimo di invecchiamento obbligatorio (quattro anni, n.d.r.)» e «purclié il vino in questione risponda ai requisiti propri del vino a denominazione di origine controllata e garantita (chi dirà se risponde ai requisiti? Le commissioni d'assaggio — obbligatorie per legge Cee — e in Italia non ancora operanti? n.d.r.). L'art. 3 del decreto, inoltre, dice: «Le ditteproduttrici e imbottigliatrici che detengono quantitativi di vino Brunello di Montalcino sfuso o imbottigliato che non abbia ultimato il periodo minimo di invecchiamento obbligatorio- dovranno entro 60 giorni denunciare alla repressione frodi i quantitativi -onde stabilire l'idoneità» per ottenere la docg. Ma esiste un Brunello imbottigliato senza il dovuto invecchiamento, dal momento che questo deve avvenire per legge in botti di legno? (la dizione «sfuso» può essere inteso non imbottigliato, quindi in botte). Il decreto, almeno in questo punto, sembra oscuro. Piero Cerati

Persone citate: Garoglio, Marcora, Pavesio

Luoghi citati: Barbaresco, Barolo, Italia, Montalcino, Montepulciano