Wall Street sulle montagne russe
Wall Street sulle montagne russe In meno di due settimane da quota ÌOOO è scesa a 917 Wall Street sulle montagne russe Colpa della vertiginosa ascesa del costo dei denaro - Ma ora già si guarda all'avvento di Reagan: allenterà la stretta creditizia? - L'oro si è assestato intorno a 600 dollari l'oncia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — La Borsa di Wall Street e l'oro hanno attraversato una delle settimane più difficili dell'anno. Mentre il dollaro raggiungeva vis à vis al marco le più alte quotazioni degli ultimi due anni e mezzo, la finanza americana e il prezioso metallo vacillavano. Tra lunedi e giovedì la Borsa ha perso quasi 50 punti all'indice Dow Jones dei titoli industriali, l'equivalente della settimana precedente; e al tempo stesso l'oro è sceso al livello più basso dallo scorso giugno. Il calo si è fermato venerdì, sia per Wall Street, sia per l'oro, consentendo agli operatori di tirare un respiro di sollievo. Ha dichiarato Maude, della Merryll Lynch: «C'era il rischio che l'indice Dow Jones, dopo aver superato i 1000 punti scendesse sotto i 900». La settimana di crisi è stata condizionata dagli aumenti dei tassi d'interesse delle banche, il cosiddetto «prime rate». Dal 19% sono saliti prima al 19,75 poi al 20%, il primato storico della scorsa primavera. Se il rialzo ha giovato al dollaro, ha danneggiato invece sia la finanza che l'oro. Il motivo per cui la tendenza si è invertita venerdì (anche per la moneta americana, che ha segnato una battuta d'arresto) era del tutto imprevisto: la Riserva Federale ha annunciato di essere prossima «a un buon controllo della liquidità», e ciò ha fatto pensare che possano allentarsi presto le restrizioni del credito. L'indice Dow Jones ha chiuso così a quota 917, e l'oro è risalito verso i 600 dollari l'oncia. Uno degli osservatori più attenti e autorevoli dei mercati, Alan Greenspan, già consigliere economico di Nixon e di Ford, asserisce che è troppo presto per fare previsioni di ripresa. Egli dice che l'incertezza sui tassi d'interesse delle banche perdurerà sino alle prime settimane del governo Reagan. ^Dovremmo avere un'altalena a Wall Street e nel rapporto oro-dollaro» spiega. »La Riserva Federale può infatti riallargare un poco il credito, ma forse sarà costretta a restringerlo di nuovo per combattere l'in/Iasione. Il governo Carter non ha più una politica antinflasionistìca, e la nostra banca centrale è l'unico bastione rimasto contro l'incremento dei pressi e dei costi». Greenspan è invece esplicito nell'affermare che ' Wall Street e il dollaro con Reagan si rafforzeranno. Egli ricorda che il ministro del Tesoro repubblicano sarà Donald Regan (pronunciato Rigati, a differenza del presidente designato), il capo della Merryll Lynch, un uomo considerato un «mago» degli investimenti. Sottolinea altresì che al Bilancio andrà Stockman. un deputato di 34 anni considerato «il ragazzo prodigio» dei repubblicani; la sua tesi è che il bilancio dello Stato e le tasse vanno ridotte drasticamente. uNon ho nessun dubbio —conclude —che il futuro governo rilancerà la produzione e icommerci premierà l'attività privata». Le osservazioni dell'ex consigliere di Nixon e di Ford traggono sostanza dalla pubblicazione di un documento programmatico sull'economia compilato da Stockman e dal deputato Kemps, che viene definito, con le debite proporzioni, «il Kennedy repubblicano». H documento sostiene che senza un capovolgimento repentino della strategia governativa, ci sarà una «Dunkerque economica» per gli Stati Uniti. Attualmente, opi¬ na il documento, si combattono l'inflazione e la recessione soprattutto attraverso la domanda: è tempo di farlo attraverso l'offerta. Il documento non contiene un piano vero e proprio, ma un riferimento a misure collaterali di carattere macroeconomico tene rispettino le leggi dei mercati». e. c.
Luoghi citati: New York, Stati Uniti
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