Una «scuola gioiello» distrutta in due settimane dai senzatetto di Adriaco Luise

Una «scuola gioiello» distrutta in due settimane dai senzatetto Una «scuola gioiello» distrutta in due settimane dai senzatetto NAPOLI — «La scuola è un gioiello». E' il tema svolto una quindicina di giorni prima del terremoto dagli alunni della terza B del 17" circolo didattico «A. Angiulli», nel popoloso rione Saniti. Oggi figura nell'elenco dei 122 edifici scolastici occupati dai terremotati. TI «gioiello» ha perso smalto e splendore; si è trasformato in un vero porcile. E' la scuola più sporca e più degradata. E' stato fatto scempio di tutto quanto costituiva il patrimonio didattico. Atti di vandalismo inspiegabili. La biblioteca non esiste più, seicento volumi scomparsi. T lavandini, i water irrimediabilmente rovinati, resi inservibili anche per gli stessi sinistrati. T cestini raccoglitori di carta sono stati trasformati in vasi da notte. Le condizioni di vita, sia dal punto di vista della convivenza, sia da quello igienico-sanitario, sono insostenibili. «Zamberletti mi metta dove vuole, purché io riesca ad andar via da qui», supplica una donna. «Qui non si riesce a stare. Litigi, risse, siamo abbandonati da tutti...». Nei corridoi lo spettacolo è desolante. Ovunque rifiuti e sporcizia. Rari i tentativi per riportare ordine e pulizia. Registri strappati, pagelle gettate sui pavimenti maleodoranti; armadietti divelti, banchi e sedie accatastati negli angoli, ma anche rovesciati per terra, servono ai bambini per giocare. Sui ripiani delle finestre sono abbandonati contenitori di plastica pieni di cibo: porzioni di pasta, di carne, di frutta che il Comune fornisce ai senzatetto gratuitamente due volte al giorno. «Quelli del governo mettono tasse su tutto ed ecco come finiscono i nostri soldi. Che spreco». E' lo sfogo di Gennaro Russo, custode della scuola. «Lotto giorno per giorno per mantenere un certo controllo, ma non vi riesco. Si sono portati via tutto. Nessuno viene a rendersi conto di quello che sta accadendo. Mi sono rivolto invano al in e ai carabinieri». La direttrice didattica. Tda Galli, intuendo le spaventose conseguenze dell'occupazione della scuola, che sorge in un agglomerato di enorme densità demografica, aveva fatto affiggere all'ingresso il cartello: «Questa scuola è in attesa del certificato di inagibilità in reiasione alle lesioni provocate dal terremoto». I senzatetto del rione, incuranti del pericolo, hanno preferito lasciarsi alle spalle i tuguri delle Fontanelle, di via Santa Maria Antesaecula. TI giro nelle scuole occupate di Napoli ci conferma che l'i¬ stituto elementare «A. Angiulli» rappresenta un esempio emblematico. A Secondigliano, a Ponticelli, quartieri periferici, è accaduto qualcosa di simile, ma in misura ridotta. All'istituto tecnico nautico «Luigi di Savoia», alla salita Tarsia, alle spalle di piazza Dante, nel cuore di Napoli, la comunit* si è data regole precise. Sono 14 nuclei familiari per complessive 71 persone. Operai, sottoproletari, fuggiti dalle loro case pericolanti, aspettano la verifica dell'ufficio tecnico del Comune perché intendono ritornare nei loro alloggi. «Abbiamo imposto una sorvegliama strettissima. siai7io noi ad evitare che le strutture di questo istituto vengano danneggiate — dice Mario Albano, un tassista terremotato —: alle 2? il portone si chiude, viene sbarrato, chi è dentro è dentro, chi e fuori è fuori. Chi lavora di notte si fa riconoscere; non vogliamo mettere in difficoltà il preside, che è stato molto umano e comprensivo con noi...». Un caso analogo lo si constata all'istituto tecnico commerciale «Mario Pagano», in via Andrea d'Tsernia. una strada della Napoli bene. E' stato occupato da sei nuclei familiari per complesse 51 persone. TI corpo insegnante ha ripreso le lezioni e ai terremotati sono stati assegnati gli scantinati. Entrano da un ingresso secondario, non d^nno fastidio. Tn tutte le scuole occupate, comunque, i senzatetto esprimono la speranza e la volontà di riavere la propria casa, anche se molto modesta. Tutti dicono di essere stati dimenticati. Dalle loro abitazioni sono riusciti a portar via qualche suppellettile, ma non hanno coperte, mancano di vestiario. E' gente che viveva di sussidi, di lavoro nero. Carolina Masiello. che con altri occupa una delle palestre della scuola tecnica commerciale «A. Serra», in via Trinif" delle Monache, lamenta: «Sabato ci hanno dato della carne che puzzava, siamo stati costretti a'protestare all'ufficio d'igiene. Non vi preoccupate, ci hanno risposto, non accadrà più. E ci hanno portato un po' di carta igienica, sapone, candeggina». La palestra dell'istituto è una vera «Corte dei miracoli». T materassi adoperati per gli esercizi ginnici sono giacigli improvvisati su cui dormono ancora alle 13 donne, vecchi e bambini. Sulle reti del campo di pallavolo sono stesi calzini, fazzoletti, biancheria. Qualche televisione è sui banchi trasformati in comodini. C'è di tutto: biberon non lavati, piatti, bicchieri, pacchetti vuoti di sigarette, macchinette per il caffè. Si respira un tanfo di chiuso e di muffa Anche qui coabitano studenti e senzatetto. TI preside ha fat to riprendere le lezioni agli al lievi del quinto corso, che do¬ vranno sostenere gli esami di maturiti. Cinquecento, distribuiti in due turni, al mattino e pomeriggio. Alla scuola elementare «Paisiello». a Montecalvario, sopra i vicoli dei quartieri spagnoli, un'assistente sociale ha organizzato le famiglie rifugiate. Sono 83 nuclei. 362 persone. 109 bambini. Si fa uso abbondante di disinfettanti. Problemi? «Ce ne sono molti — dice l'operatrice sociale Mariangela Romano —. del tipo pranzo, coperte, disinfettanti. E poi ci sono i litigi coìilinui. Non è facile per 100 persone stare assieme. Magari una sporca, l'altra invece pulita...». Al liceo classico «Garibaldi», in piazza Carlo TTT. al versante opposto della città, occupato da 140 persone, lo stato di disagio è preoccupante. L'istituto ha subito lesioni gravissime, è pericolante. A mezzogiorno è stato notificato l'ordine a tutti di raggiungere la destinazione assegnata: l'albergo «Settebello» di Minori, sulla costiera amalfitana. Non vogliono andarci. «E' troppo lontano — afferma una donna —. Ho due figli grandi, non mi segni~<:bbero. Come lasciarli abbandonati e soli qui. con tutto quello che succede?». «Mio marito lavora in vetreria, di notte. Esce alle quattro del mattino. Non mi muevo di qui nemmeno se vengono i carabinieri». «Non vado a Baia Domizia. novanta chilometri da Napoli sono troppi. In città ci sono 22 mila appartamenti sfitti e qui devono darmi l'alloggio». E' questa, in sintesi, la risposta corale dei senzatetto napoletani. Adriaco Luise

Persone citate: Angiulli, Carolina Masiello, Gennaro Russo, Mario Albano, Mario Pagano, Paisiello, Ponticelli, Zamberletti

Luoghi citati: Fontanelle, Napoli, Secondigliano