Per l'accusa nessun dubbio Valpreda mise la bomba» di Clemente Granata

Per l'accusa nessun dubbio Valpreda mise la bomba» Catanzaro: chiesto l'ergastolo anche per l'ex ballerino Per l'accusa nessun dubbio Valpreda mise la bomba» Il tassista Rolandi definito un teste attendibile che ha fornito «una prova piena e convincente» per la strage di piazza Fontana - I rapporti tra l'anarchico. Froda e Ventura DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CATANZARO — Per il procuratore generale Porcelli bisogna chiarire un punto fondamentale, dal quale il resto discende in modo logico: il tassista Rolandi che disse di aver portato alla Banca dell'Agricoltura Valpreda è in buona fede o no? La risposta, secondo il rappresentante della pubblica accusa, è affermativa: Rolandi dunque è teste attendibile, ha fornito «una prova piena e convincente» e Valpreda è la persona che verso le 16.30 del 12 dicembre 1969 collocò l'ordigno. Di qui la richiesta dell'ergastolo per l'esponente anarchico fatta ieri verso le 13 al termine di una requisitoria durata cinque giorni: Valpreda. assolto col beneficio del dubbio dai giudici di primo grado, deve essere considerato colpevole come Merlino, come Freda. Ventura e Giannettini da condannare anch'essi al carcere a vita. Perché Rolandi è attendibile? Perché, secondo il procuratore generale, la sua deposizione fu limpida, non sottoposta a condizionamenti e pressioni di sorta. Alle 9.30 del 15 dicembre 1969 il tassista si presento ai carabinieri e nel pomeriggio fu portato in questura. Agli inquirenti fece una prima descrizione del passeggero che aveva condotto alla Banca dell'Agricoltura prima della strage. In questura, ha ricordato Porcelli, gli fu mostrata una foto di Valpreda ed egli disse: «Mi sembra che sia lui il passeggero, ma è oino il di ln a, e reo noipiù magro, ha le guance più scavate». Verissimo, ha sostenuto il procuratore generale, perché quella foto era stata scattata a Valpreda tre anni prima. Il giorno dopo Rolandi fu portato a Roma e li non esitò ad indicare Valpreda fra altre quattro persone e a precisare: «E'lui, ma il giorno della strage indossava un cappotto diverso». Verissimo, ha rilevato il procuratore generale, perché quel cappotto era stato procurato all'imputato dalla zia il giorno prima della rico- s gnizione personale. Circostanza compromettente perché fa sorgere almeno il sospetto che Valpreda non volesse mostrarsi con gli stessi abiti che avrebbe indossato il 12 dicembre. Nel primo processo però la corte di assise pur giudicando Rolandi in buona fede non ritenne attendibile la ricognizione personale perché viziata dal fatto che era stata mostrata al tassista la foto dell'indiziato e assolse Valpreda. Ma Porcelli ha ribattuto che la giurisprudenza non ha mai considerato nullo un riconoscimento preceduto dalla esibizione di una fotografia, lo ha valutato sempre come indizio. Ma l'indizio torna ad avere il valore di una prova quando è accompagnato da altri elementi. Ed è proprio il caso del tassista Rolandi che fece una dichiarazione rivelatrice allorché sostenne che Valpreda indossava abiti diversi da quelli del giorno della strage. Senza contare che il tassista mantenne ferme le sue convinzioni anche sul letto di morte. Senza contare che Valpreda trasferitosi su una «500» da Roma a Milano nella notte tra 1*11 e il 12 dicembre presentò un alibi molto discutibile: disse di essersi messo a letto nella casa della zia perché febbricitante. «Strana malattia — ha sostenuto il procuratore generale — stra- Clemente Granata (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Luoghi citati: Catanzaro, Milano, Roma