Basket in Coppa, un trionfo inatteso

Basket in Coppa, un trionfo inatteso Cinque vittorie su sei partite, con le perle di Mosca e Budapest Basket in Coppa, un trionfo inatteso La Sinudyne e le altre squadre maschili hanno trovato in campo internazionale la concentrazione che manca in campionato Il basket italiano chiude la prima settimana «vera» di Coppe con una sbornia di successi perfino imprevista. Un bilancio preventivo prudentemente ottimista avrebbe messo in conto due vittorie interne (Squibb e Carrera) e forse una esterna (Turisanda), bilanciate da una sconfitta probabile (Ferrarci!e) e due quasi certe (Sinudyne e Accorsi). Invece proprio nelle due Coppe dei Campioni è venuta una doppia ciliegina gustosissima su una torta di cinque vittorie contrapposte a una sola sconfitta, quella della Turisanda per un unico punticino a Leiden. A parte il caso Accorsi, che fa storia a sé, il magnifico risultato complessivo delle squadre maschili, in contrasto con tante apprensioni della vigilia, è spiegabile in un modo soltanto: se non si vuol sostenere che lo Stern Pordenone è più forte dell'Aris Salonicco e che il Bancoroma vale più dell'Armata Rossa Mosca, occorre prendere atto del fatto che Sinudyne e Carrera (soprattutto) e le nostre squadre in generale hanno subito trovato, davanti all'impegno internazionale, la concentrazione e gli stimoli al massimo rendimento che il nostro dispersivo, frenetico campionato fa spesso mancare. Non si potrebbe capire altrimenti la metamorfosi della Sinudyne, che a Mosca è riuscita perfino a difendere a uomo e tanto bene da contenere gli avversari, in casa loro, a 66 punti (29 appena nel primo tempo!). Discreto traguardo per una difesa che in campionato, cifre alla mano, risulta una delle cinque peggiori della Al. Miracolo dunque? Forse il miracolo è che la Sinudyne, al primo appuntamento sicuramente decisivo della stagione, ha cominciato davvero (e non per finta) a ricordarsi di se stessa, con Carlo Caglieris, finora uno dei più smemorati, in prima fila. Da Mosca arrivano commenti che parlano di un Tsska incredibilmente spento, avvilito dal ritiro del divino Belov e dall'insipienza tattica del canuto Gomelski. Sarà certamente così, però i nomi sono li: Eremin, Miloserdov, Mishkin, Lopatov, Tarakanov, uomini chiave di una Nazionale che pochi mesi fa si pronosticava sicura vincitrice olimpica. Se costoro hanno fatto tutti contemporaneamente cilecca, se per la prima volta una squadra di club italiana ha trionfato (78-66) in Leningradski Prospect, qualche merito grosso la Sinudyne deve pure avercelo avuto. I bolognesi cominciano cosi con piglio ben differente il girone finale dei «Campioni» che l'anno scorso li bocciò fin dal primo passo, con una resa incondizionata al Real Madrid, davanti a un Palasport freddissimo. Giovedì i madrileni son caduti a Tel Aviv (92-100), mentre il Bosna Sarajevo ha fallito a Hertoghenbosch (101-87 per gli olandesi). C'è dunque equilibrio: e i due punti esterni di Mosca potranno contare molto, alla fine. La disfatta dell'Armata Rossa aveva avuto una significativa avvisaglia martedì sera, col crollo dell'altra squadra sovietica, lo Zhalgiris Kaunas, a Zagabria in Coppa Coppe (77-107). Proprio un brutto rientro sulle scene internazionali per i club dell'Urss, dopo tre anni d'assenza. Ridimensionato subito il «pericolo russo», levitano dunque ulteriormente le chances di Turisanda (che già l'anno scorso, prima di aggiudicarsi la Coppa Coppe, rischiò di perdere a Leiden, dove stavolta ha ceduto per 84-85) e Squibb (86-72 col Le Mans). Ferrarelle (98-94 a Tel Aviv con l'Hapoel) e Carrera (travolto a Venezia l'Aris per 115-78, senza Dalipagic) restano invece per ora delle outsiders in Coppa Korac, anche per problemi d'esperienza specifica. Ma a questo punto un po' d'ottimismo, su tutto il fronte, è d'obbligo. Gianni Menichellt