Canti, bandiere e corone a Bolzano in ricordo dei terroristi degli Anni 60

Canti, bandiere e corone a Bolzano in ricordo dei terroristi degli Anni 60 Il raduno degli Schuetzen nel cimitero di San Paolo Appiano Canti, bandiere e corone a Bolzano in ricordo dei terroristi degli Anni 60 DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BOLZANO — Le compagnie degli «schuetzen» erano irrigidite sull'attenti, gli stendardi abbassati. E tutti cantavano -Dos Lied von guten Kameraden*. la canzone del buon camerata. La cerimonia s'è tenuta nel cimitero di S. Paolo Appiano, poco distante da Bolzano. Ricorreva l'anniversario della morte di Sepp Kerschbaumer, uno dei protagonisti del terrorismo altoatesino degli Anni Sessanta, spirato sedici anni fa nel carcere di Verona. Sono occasioni in cui è massiccio il raduno degli «schuetzen» sudtirolesi inquadrati in un corpo che si presenta in divisa e rispecchia l'animo del Tirolo tradizionale. Non c'erano soltanto loro, a quell'austero rito organizzato dall'«Heimatbund», associazione degli «ex detenuti politici» che in un recente congresso della Volkspartei ha rilanciato senza mezzi termini l'idea dell'autodeterminazione per l'Alto Adige. Alla cerimonia hanno preso parte anche esponenti del partito di raccolta sudtirolese: il segretario amministrativo Bruno Hosp, che per la circostanza rivestiva il grado di maggiore degli «schuetzen», un assessore ed un consigliere della Provincia, l'onorevole Hans Benedikter. Presenze non ufficiali, si è tenuto a precisare. A Sepp Kerschbaumer, nella commemorazione erano accomunati altri personaggi di grande rilievo del periodo «caldo» altoatesino: Luis Amplatz, rimasto ucciso in un agguato teso da un austriaco che era in contatto con i ser¬ vizi segreti; Georg Klotz, detto «il martellatore della Val Passiria», stroncato da un collasso nel '76 durante il suo «esilio» in Austria. Dopo la deposizione di una corona davanti alla lapide che ricorda questi uomini, s'è composto un corteo che ha raggiunto il camposanto di S. Paolo Appiano: circa 700 persone, comprese le autorità. Poi, il canto e l'omaggio con le bandiere. Si fa cosi tutti gli anni, ci dicono. Stavolta la manifestazione,- l'apparato che ha conferito solennità a questo raduno coincide con un momento in cui riaffiorano le ansie per la vita altoatesina. L'ultimo attentato è della notte tra sabato e domenica scorsi. E' stato compiuto in via Galvani, nella zona industriale di Bolzano: una carica di esplosivo fatta saltare ai piedi di un pilone dell'Azienda elettrica consorziale. Scarsi i danni, ma forte l'emozione, dato che di questi tempi in Alto Adige si vive in un clima greve. Gli operai che stavano lavorando negli stabilimenti si sono precipitati fuori, hanno trascorso ore nell'apprensione. Il gesto, finora, non è stato rivendicato: può darsi che la paternità vada attribuita a quel neonazismo che da qualche tempo ha ripreso a tormentare la provincia di Bolzano. Mentre qui e là esplodono ordigni, nel territorio altoatesino, ad Appiano si rievocano con immutabili rituali coloro che hanno siglato in parte rilevante il terrorismo degli Anni Sessanta. Non è in discussione, naturalmente, il pietoso omaggio ai defunti. Ma si osserva che qualcosa di meno «patriottardo», di più semplicemente umano, soprattutto in questo frangente, avrebbe forse contribuito ad allentare le tensioni in provincia di Bolzano. Giorgio Pasquali, assessore provinciale democristiano, commenta: -E' evidente che l'episodio ha avuto anche un significato politico. Intendiamoci, non credo che in sostanza si tratti di una grossa provocazione. In ogni caso, cerimonie come quelle di Appiano possono indubbiamente far crescere le inquietudini. Io dico che da queste parti la violenza di cui dobbiamo essere maggiormente preoccupati è quella degli animi, che riscuote certi compiacimenti, dall'una e dall'altra sponda*. Nella tribolata questione altoatesina, insomma, s'insinua anche il pericolo di qualche spinta psicologica. -Tuttavia — osserva Giuseppe Sfondrini, capogruppo socialista in Consiglio provinciale — la differenza tra la situazione attuale e quella degli Anni Sessanta è notevole: allora una parte consistente della popolazione di lingua tedesca si mostrava in qualche modo solidale, adesso gii atti dinamitardi sono respinti dalla maggioranza. Secondo me, bisogna ignorare commemorazioni del genere come quella che s'è tenuta nel cimitero di S. Paolo. La vertenza per l'Alto Adige non sembra andare speditamente verso la chiusura secondo Silvius Magnago, presidente della Volkspartei, che il 21 novembre scorso è andato a Vienna a riaprire, piuttosto duramente, il discorso con il ministro degli Esteri austriaco Willibald Pahr. g. in¬