Artisti con il fuoco di Apollinaire di Francesco Vincitorio

Artisti con il fuoco di Apollinaire DUE MOSTRE A ROMA DEDICATE A «L'AVANGUARDIA» E A «LAURENS» Artisti con il fuoco di Apollinaire Nel centenario della nascita del poeta, si espone il suo manifesto «L'an ti tradì tion futuriste» e opere di pittori e scultori che ne furono seguaci: da Picasso a Boccioni, a Braque - Era stato il breve armistizio tra cubisti e futuristi ROMA — Dicembre coi fiocchi, a Roma, in fatto di mostre d'arte. Mentre si continua a far la fila, sul Campidoglio, per vedere i dipinti di Kandinsky. due pregevoli esposizioni stanno richiamando parecchia gente, rispettivamente, alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e all'Accademia di Francia. Dureranno, entrambe, fino a gennaio. Una riguarda «Apollinaire e l'Avanguardia» ed è la celebrazione italiana — subito dopo le grandi manifestazioni parigine — del centenario della sua nascita, avvenuta appunto a Roma nel 1880. L'altra è la prima, grande antologica in Italia dello scultore Henri Laurens. nato a Parigi nel 1885 e ivi morto quasi settantenne. Le date di nascita e il luogo in cui entrambi operarono mettono subito in evidenza che le due mostre possono essere considerate, in un certo senso, complementari. Quella di ApoUinaire è incentrata sul suo manifesto pubblicato a Parigi nel 1913. intitolato L'antitradition futuriste. Più precisamente, si tratta dell'esposizione, insieme con la gigantografia del suddetto manifesto-sintesi e di libri e cataloghi del tempo, di un certo numero di opere coeve, fatte da quella ventina di pittori e scultori citati nel manifesto. Si va, in ordine progressivo d'importanza, da Picasso a Boccioni, da Braque fino a Giannattasio. Una sorta di ricostruzione del clima in cui maturò il breve armistizio tra cubisti e futuristi o. meglio, tra ApoUinaire e Marinetti. Nell'elenco degli artisti cui. idealmente, venivano offerte rose (mentre per i passatisti, spregiativamente: mer...de...) manca Henri Laurens. Assenza spiegabile, anche se già da un paio d'anni egli era molto amico di Braque. Lo scultore parigino veniva da un duro tirocinio di operaio e studente di una scuola d'arte serale e il suo approdo al cubismo avvenne posteriormente a quel fatidico 1913. Egli stesso confessò, più tardi: 'Le prime opere cubiste erano per me un'allucinazione. Non le seppi comprendere immediatamente ma mi sentivo pieno di un inesprimibile turbamento». Insomma, quando il manifesto dell'antitradizione futurista fu redatto. Laurens non aveva ancora sposato l'esprit nouveau che tanto infervorava il poeta e critico d'arte italo-franco-polacco. E anche quando, nel 1915. vi aderi appieno, mantenne costantemente alcune riserve che significavano soprattutto rifiuto a condannare in toto la tradizione. Ma forse è proprio per questo che la sua assenza dall'elenco dei prediletti di ApoUinaire può considerarsi soltanto, per cosi dire, occasionale. Si può addirittura ipotizzare che. almeno in spirito, egli occupasse uno dei primi posti. A parte le opportunità di politica culturale che sono alla base di quel proclama-armistizio. ApoUinaire non nascose mai la sua inclinazione per un nouveau che non tagliasse del tutto i ponti col passato. Da qui le mordaci ironie verso le tabulae rasae dei futuristi italiani e la cotta, invece, per Picasso. Da qui le accuse d'irresolutezza tra passato e futuro, ossia di erma bifronte, che non gli furono risparmiate nel corso della fugace vita. Un bifrontismo su cui. però, bisogna intendersi bene, sia per quanto riguarda ApoUinaire che per Laurens. Tenendo presente una necessaria distinzione. E. cioè, che nel primo, nasceva dall'unione di un acuto istinto da adolescente e di una straordinaria intelligenza. Nel secondo, da una forte poeticità e da una innata e poi severamente educata concretezza. Miscele dissimili ma che generarono, in entrambi, un sentimento autentico, anticipatore e. al tempo stesso, diverso dai successivi rappels à l'ordre. Non per niente, già prima di partire per il fronte bellico. ApoUinaire stava prendendo le distanze dalle accademie cubisteggianti e da «cetre longue querelle de la tradition et de l'invention, de l'Ordre et de l'Aventure». E. dal canto suo, Laurens. pochissimi anni dopo, pensava che «non si possono fare papiers-collés per tutta la vita- e. fatto tesoro delle stilizzazioni e della costruttivita della lezione cubista, approdava a quelle forme che egli stesso commentò con grande acume: « La mia scultura resta un fatto plastico o. più esattamente, una successione di eventi, avvenimenti plastici, di prodotti della mia immaginazione, di risposte alle esigenze della costruzione-. Come è noto, la morte troncò, nel 1918. a soli 38 anni, l'esistenza di ApoUinaire. Quindi non sappiamo quali sviluppi avrebbe avuto la sua ricerca. Ma possiamo vedere con chiarezza come questo equilibrio tra passato e futuro costituì le fondamenta su cui Laurens costruì il suo lavoro. Un lavoro che si svolse in modo abbastanza solitario, con rara sapienza tecnica e pie¬ nezza espressiva e che se non ebbe molti riconoscimenti critici ne ebbe di auterovelissimi, specie da parte dei colleghi artisti. y ■> E basti ricordare l'episodio della dimenticanza, nel '50. da parte della giuria della Biennale di Venezia, subito riparata da Matisse che volle dividere con lui il primo premio. Dunque una vicenda esemplare, di alto livello, che in questa mostra all'Accademia di Francia si può cogliere in tutta la sua ricchezza. A partire dall'avvio cubista fino alle solari, espanse, monumentali statue della maturità, non trascurando gli splendidi disegni, specie quelli intorno al 1940. Cosi come è avvincente l'episodio illustrato nella Galleria Nazionale d'Arte Moderna e che ebbe in ApoUinaire il papa e il papà, come con non velato sarcasmo dirà Marinetti. Due mostre, come si accennava all'inizio, che s'intersecano e si illuminano a vicenda, due pagine importanti, intimamente connesse, della storia dell'arte moderna. Francesco Vincitorio

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